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(Ansa)
Economia

La Germania del rigore economico trucca i bilanci dello Stato?

Con un trucco contabile a Berlino avrebbero «truccato» il deficit che non sarebbe di 16 mld, ma di oltre 80

La Germania ha truccato i conti. Possibile? Proprio loro, i rigoristi, i falchi dell’austerità, i severi custodi del Patto di stabilità? Pare proprio che sia così e a denunciarlo non sono avversari politici ma la stessa, autorevole, magistratura contabile tedesca. La Bundesrechnungshof di Berlino, che corrisponde alla nostra Corte dei conti, ha messo nero su bianco un rapporto clamoroso, proprio pensando al dogma del rigore di cui la Germania si è sempre fregiata.

Ma cosa non torna nel bilancio del Cancelliere Scholz (ieri apparso sui social con una piratesca benda nera sull’occhio destro dopo una caduta mentre faceva jogging)? In sostanza, dicono i magistrati, il deficit federale è molto più alto di quanto dichiarato dal governo. Ci sono dei fondi che Scholz e il suo arcigno ministro Christian Lindner hanno impropriamente tolto dal conteggio delle uscite di bilancio. Chiamandoli “fondi speciali” e in questo modo togliendoli dal computo del deficit proprio in nome della loro straordinarietà. Peccato che il trucco vada avanti da tre anni, dal 2020, quando Scholz annunciò un Fondo di stabilizzazione dell’economia da 150 miliardi (più altri 400 di garanzie, sempre dello Stato). Ma si era in piena emergenza Covid. L’andazzo però non è cambiato e lo scorso anno quando è apparso un altro “fondo speciale”, questa volta per le spese di riarmo: oltre 100 miliardi. Per la Corte questo metodo ha reso instabile il bilancio pubblico, compromettendone la credibilità. Il risultato è che il deficit pubblico della Germania, al netto del gioco delle tre carte, non sarà quest’anno di 17 miliardi, ma di oltre 85 miliardi di euro. In percentuale, il disavanzo dichiarato dello 0,4% sale a 2,4% del Pil.

L’opposizione conservatrice al governo socialdemocratico attacca a testa bassa: proprio in nome di quel rigore che vorrebbe prima di tutto la massima correttezza e trasparenza dei conti pubblici e una bussola indiscutibile, il ferreo controllo del debito. L’imbarazzo del governo è evidente: politicamente si tratta uno schiaffo non da poco a Lindner: il falco delle Finanze finora si è contraddistinto dentro e fuori il Paese per l’estrema rigidità nell’allargamento dei cordoni della borsa pubblica.

Tutto questo, come se non bastasse, arriva nel momento cruciale della trattativa sul nuovo patto di stabilità. La partita che si gioca è molto importante, perché vincolerà le scelte di finanza pubblica dei prossimi anni dei paesi dell’euro. L’Italia punta a ottenere più flessibilità, togliendo dai nuovi parametri di controllo dei conti alcuni investimenti. La Commissione ha proposto percorsi concordati con i singoli Stati, in base alle diverse situazioni, obiettivi e capacità di rientro. La trattativa è in corso e il peso della Germania è ovviamente decisivo.

Berlino spinge perché ci siano parametri rigidi e un controllo serrato sulle finanze pubbliche dei vari paesi. Ma ecco che arriva la tegola della Corte dei conti. Anzitutto Scholz si presenterà al tavolo di Bruxelles con un deficit ben più alto di quanto apparisse. E poi, naturalmente, pesa la credibilità del suo governo su un tema tanto importante. E qualcuno, c’è da scommetterci, sarà pronto a ricordare a Berlino che è troppo facile fare i rigoristi con i conti degli altri.

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Cristina Colli