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(Ansa)
Economia

Energia domani e energia ieri, niente energia oggi

Tra sogno green, consumo di minerali (che aumenterà) e scarsa lucidità politica. La partita che stiamo giocando è forse più grande di noi

Il vento ed il sole sono gratis. Le energie pulite, come solare ed eolico, potrebbero alimentare ogni casa entro il 2030. La tua lavatrice, la tua stufa, il tuo riscaldamento, il tuo veicolo elettrico, tutto potrebbe essere alimentato con l’elettricità pulita dai venti che soffiano e dal sole che splende. La parola chiave è "potrebbe". Le energie rinnovabili potrebbero talvolta alimentare la nostra rete elettrica. Ma se riteniamo che il nostro Paese abbia bisogno di energia affidabile allora è meglio fare come Alice, nel Paese delle Meraviglie, che ha chiesto alla Regina Bianca, alla sua proposta “marmellata domani e marmellata ieri, niente marmellata oggi”, il giorno esatto in cui viene data la marmellata. Perché dell’energia ne abbiamo bisogno anche oggi.

Secondo Fatih Birol, direttore esecutivo della IEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, il mondo dell'energia sta cambiando rapidamente e le tecnologie pulite stanno prendendo piede. Se i progetti attualmente annunciati si realizzeranno, potremmo già essere alla metà del percorso verso gli obbiettivi climatici al 2030. Ed ancora “Gli ultimi dati della IEA indicano che il picco della domanda di combustibili fossili si sta avvicinando ulteriormente.” Ma l’affermazione del Direttore della IEA che più colpisce è come sia noto negli ambienti dell'energia e del clima che queste tecnologie si stanno espandendo rapidamente, e di come molte persone non si rendano ancora conto di quanto velocemente.

Quindi gli “addetti ai lavori” sanno perfettamente che tutto questo presto sarà realtà ed allora, come Alice, è meglio chiedere cosa ne pensa chi questa “realtà” dovrà costruirla. Perché come è noto “a tutti” la transizione energetica “nasce e finisce con i metalli”. Estrarremo più metalli nei prossimi trent’anni di quanto abbia fatto l’umanità nel corso della sua esistenza. Quindi chi meglio delle compagnie minerarie è in grado di valutare la concretezza delle previsioni della IEA? Inutile dire la sorpresa che proverebbe Alice nello scoprire che le compagnie minerarie e metallurgiche non stanno investendo nel settore dei metalli critici ma anzi, in questi ultimi anni, dove sarebbe stato lecito attendersi un’impennata di investimenti, si va in direzione opposta con una contrazione.

Come riporta BMO Capital Markets, e come viene evidenziato nel grafico, le compagnie minerarie e metallurgiche stanno iniziando a parlare più apertamente di investimenti, ma finora stanno facendo davvero poco al riguardo. Anzi quello che è invece immediatamente riconoscibile è una tendenza generalizzata al sottoinvestimento in nuove attività negli ultimi anni, con solo poche eccezioni in alcune materie prime. Negli ultimi 20 anni, in media, gli investimenti in termini di espansione nell'industria mineraria e metallurgica globale sono stati mediamente del 20% del margine operativo lordo com’è lecito attendersi in un'industria che ha continuo bisogno di investimenti a causa del progressivo esaurimento delle riserve di minerali.

Tuttavia, negli ultimi anni questa metrica è scivolata a circa il 10%, facendo intuire che le scelte delle compagnie sono più orientate verso la distribuzione dei dividendi che su un equilibrio di investimenti spostato verso la crescita. Soprattutto, pare di capire in via principale, che l'industria mineraria non intenda finanziare gli investimenti necessari per seguire il percorso di una transizione nei tempi ipotizzati dalla IEA. Sta emergendo una tendenza verso l'acquisto piuttosto che nella costruzione di una nuova miniera. L’ultimo superciclo delle materie prime di un decennio fa ha comportato pesanti costi ed operazioni onerose che si sono concluse con miliardi di svalutazioni. Pertanto, molti azionisti rimangono tiepidi sulle grandi espansioni greenfield, cioè nella ricerca di nuovi giacimenti, e preferiscono concentrare gli investimenti nello sviluppo ed ampliamento delle attività esistenti.

E’ necessario comprendere che un nuovo progetto di espansione di una miniera richiede circa 5 anni dalla scoperta all'inizio della produzione mentre una nuova miniera richiede da 10 a 20 anni dalla scoperta delle risorse all’inizio della produzione. Quindi il portafoglio di progetti dell'industria mineraria rimane attivo per molti anni dopo la loro pianificazione ed il loro percorso si può anche sviluppare in cicli negativi cioè vendendo i prodotti solo a prezzi inferiori, il che significa dover lavorare per molti anni solo per recuperare i propri investimenti.

Inoltre probabilmente non è mai stato così difficile costruire una nuova miniera come oggi. Le compagnie minerarie devono rispondere a molteplici nuove domande: dove prendi l'elettricità? Quanta acqua stai usando? Dove metti questi milioni di metri cubi di sterili? E questi milioni di metri cubi di sterili sono al sicuro per tutta l'eternità quando li metti dietro una diga? Le dighe di sterili dureranno quanto le piramidi? Le sfide ambientali colgono un settore ancora impreparato ad affrontarle, impegnato a riflettere sulle scelte da compiere, ma questa mancanza di investimenti sta spostando sempre più avanti nel tempo l’avvio di quelle nuove miniere necessarie per mantenere l’attuale produzione. Senza parlare di quelle necessarie ai tempi previsti dal Direttore della IEA.

Ma Alice resterebbe a bocca aperta scoprendo che i metalli per la mobilità sostenibile e per l’economia “verde”, costituiscono una frazione minima, qualche punto percentuale, dei ricavi delle prime quaranta compagnie minerarie globali. L’80% dei ricavi si realizza nella produzione di sole quattro materie prime: oro, rame, ferro e carbone. La IEA un paio di anni fa ci ha spiegato che per raggiungere gli obbiettivi climatici la domanda di minerali per le tecnologie energetiche green aumenterà di almeno sei volte entro il 2040. Sarebbe opportuno che prendesse atto che l’offerta non copre nemmeno una frazione di quella domanda.

Approvare una legge non risolve il problema: non è un’equazione così semplice da tradurre in breve tempo alle catene di approvvigionamento. Non si può pretendere che milioni di auto non brucino più idrocarburi quando ci sono volute generazioni per costruire quei milioni di veicoli. L'intero sistema di raffinazione e distribuzione del petrolio richiederà un tempo non definibile per essere sostituito dai nuovi punti di ricarica. Oggi l’industria mineraria non sta estraendo, né sta pianificando di estrarre, una simile quantità di risorse.

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Giovanni Brussato