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Economia

Debito pubblico: perché l'Italia non piace più ai grandi investitori

Più che l'affermazione dei partiti antieuropeisti a preoccupare banche e fondi di investimento è la fine del quantitative easing della Bce

L'Italia sta tornando "market unfriendly": non piace più ai mercati. I grandi fondi di investimento e le banche d'affari iniziano a innervosirsi. Prima delle elezioni erano piuttosto tranquilli, ma più passa il tempo più ai loro occhi sembra chiaro che "l'inconcludente esito delle elezioni italiane ha offuscato il già sfavorevole scenario per i titoli di stato del paese".

Questo il commento rilasciato a Bloomberg da Scott Thiel, uno degli esperti in investimenti obbligazionari di BlackRock, il più grosso gestore di patrimoni al mondo che controlla una montagna di soldi: 6.000 miliardi di dollari, quasi tre volte il debito pubblico italiano.

Cosa pensano le agenzie di rating

Ecco il debito pubblico: il fardello da circa 2.300 miliardi di euro sta tornando a far impensierire gli investitori (e la Ue). L'agenzia di rating Fitch, ad esempio, nei giorni scorsi ha confermato per il merito di credito del nostro paese il giudizio "BBB" con outlook stabile, nonostante l'incertezza sulla futura maggioranza di governo. Ma ha puntato il dito sul debito pubblico: "È ancora troppo elevato".

Lega e M5S: l'accoppiata che preoccupa

E cosa c'entrano le preferenze espresse dagli elettori italiani con il debito pubblico? Per farla breve, i partiti anti-europeisti (Lega e M5S) in genere non sono graditi alle società che hanno comprato a man bassa negli scorsi anni i nostri titoli di stato, i Btp (denominati in euro): banche e fondi ci hanno prestato centinaia di miliardi di euro e ora tornano a chiedersi se il nostro Stato sia in grado di restituire a scadenza quanto ricevuto.

Il verdetto dei grandi investitori

Proviamo a mettere in fila due o tre giudizi.

Per BlackRock la vittoria di M5S e Lega è "il peggior risultato possibile". Di fronte alla possibilità di un governo guidato dai partiti antisistema, il colosso dei fondi ha detto che assumerà una posizione "underweight", in pratica "pessimista" sui titoli di Stato italiani.

È un avvertimento per i prossimi mesi, perché i titoli di Stato italiani a 10 anni continuano a mantenersi attorno al 2%, ma non è detto che il rendimento non torni a salire nei prossimi mesi. Di quanto?

Come va lo spread

La vigilia delle elezioni, nonostante la debolezza di Pd e Forza Italia fosse nell'aria, non era stata particolarmente negativa per il Btp: lo spread a inizio febbraio aveva toccato i minimi a 120 punti base ed è tornato a salire 150 a ridosso del 4 marzo per assestarsi poi a 140: meglio, insomma, dei 200 punti della scorsa estate.

In questi giorni di impasse politico, viaggia poco sopra i 130 punti. Nello scenario peggiore per i mercati (governo apertamente antieuropeista Lega+M5S), gli analisti di Nomura, grande banca d'affari giapponese, prevedono uno spread a quota 300 (le stime sono state divulgate a inizio marzo): in alto, ma lontano dai picchi visti nel 2011.

L'ombrello della Bce

Dobbiamo stupirci di questo andamento e di queste stime? Thiel ha ammesso che ora non si vedono particolari effetti negativi sui Btp, perché il vero passaggio critico per l'area euro - e per il debito dei paesi periferici - sarà la fine del programma di acquisti da parte della Bce (il QE), che fino ad oggi ha costituito uno scudo a protezione del debito italiano. Quindi, pur avverandosi l'ipotesi peggiore per i mercati i Btp continueranno, almeno per tutto il 2018, a ricevere sostegno da parte dell'Eurotower.

Si pensa già al 2019

Lo pensa così anche Jeremy Lawson, capo economista di Aberdeen Standard Investments, un grande fondo di investimento scozzese. Lawson ha ricordato che, sebbene stia ridimensionando il proprio programma di acquisti a causa della debolezza dell'inflazione sottostante, la Bce è probabile che continui ad acquistare titoli di Stato italiani "per un certo periodo di tempo".

Gli esperti di un altro grande fondo americano, Franklin Templeton, inoltre, hanno sottolineato che sia M5S sia la Lega hanno attenuato la retorica anti-Ue ed è improbabile che vogliano uscirne in futuro. E poi c'è la Germania: con la Merkel al timone, rimane un forte sostenitore del progetto europeo in generale che attenua "in qualche misura il potenziale di un'accentuazione del sentiment anti-UE in Italia".

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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