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Economia

L'economia frena ma è una questione globale, non solo italiana

L’economia europea è ferma. In Italia i dati di ieri e oggi registrano il crollo dell’inflazione, ma crescita a zero nel terzo trimestre 2023 e calo di import ed export. Intanto, dall’altra parte dell’Oceano gli occhi sono puntati sulla riunione della Fed di domani

Dov’è quell’atterraggio morbido di cui tanto si è ventilato a Francoforte negli ultimi mesi mentre si alzavano i tassi di interesse? Nessuna traccia. L’economia europea è ferma. Mesi di rialzi dei tassi da parte della Bce hanno portato il continente a rischio recessione. I dati economici diffusi tra ieri e oggi parlano chiaro: l’inflazione sta calando (in Italia a ottobre + 1,8% come non succedeva da luglio 2021, nell’Eurozona da 4,3% di settembre è scesa a 2,9% in ottobre), ma la debolezza è lampante (crescita a zero), a partire dalla locomotiva, la Germania (- 0,1% nel terzo trimestre). La politica monetaria dei falchi contro l’inflazione più che un soft landing ha portato a un raffreddamento dell'economia.

La settimana scorsa la Bce, nel concedere una pausa lasciando i tassi invariati, aveva avvertito che le aspettative per l’ultima parte del 2023 non erano idilliache. Ieri ha ribadito il concetto Luis De Guindos, vicepresidente della Bce: "L'economia dell'area euro rimane debole". E aldilà di dichiarazioni e previsioni sono i dati a parlare di un’intensificazione della debolezza, di tutti i Paesi.

In Italia i dati di ieri e oggi fotografano il crollo dell’inflazione, ma crescita a zero nel terzo trimestre 2023 e calo di import ed export. Secondo le stime preliminari dell’Istat l’inflazione a ottobre è scesa a +1,8%, contro il +5,3% di settembre (0,1% su base mensile). Un dato come questo non si vedeva da luglio 2021 (era +1,9%). Una drastica discesa spinta dalla decelerazione dei prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari (da +7,7% a +5%). Ma la crescita è a zero. Il prodotto interno lordo è rimasto stazionario sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al terzo trimestre del 2022. La crescita acquisita per l'intero anno resta a +0,7% (come era nel secondo trimestre). Il dato è la sintesi di un calo del valore aggiunto dell'agricoltura, di una crescita dell'industria e di una sostanziale stabilità del settore dei servizi. Si è interrotta una crescita tendenziale che durava da dieci trimestri consecutivi. E poi c’è il calo di import ed export. Dopo l'aumento di agosto, le esportazioni verso i paesi extra Ue a settembre segnano un -6,9%; le importazioni -2,1%). Su base annua l'export flette del 7,2% e l'import del 32,3%.

Ma non è una questione italiana, è una questione europea. L’inflazione è fortemente calata in tutta l’Eurozona (dati Eurostat): dal 5,2% di agosto al 2,9% di ottobre (a settembre era al 4,3%). Ma il Pil è in calo dello 0,1% nel terzo trimestre rispetto al secondo trimestre. In Germania il dato nazionale preoccupa nuovamente. A fronte di un’inflazione calata più delle attese (3,8% contro il 4% previsto e il 4,5% registrato a settembre), il Pil è sceso ancora una volta sotto lo zero (-0.1%). Tanto che il governo tedesco si attende una contrazione dello 0,4% per la fine del 2023, un forte ribasso rispetto alle previsioni ottimistiche di inizio anno. Frenata anche per la Francia, con il Pil che rallenta allo 0,1% nel terzo trimestre. Un netto stop rispetto alla crescita dello 0,6% del secondo trimestre dell’anno.

L’inflazione quindi scende, ma l’economia ha perso slancio e paga gli effetti della politica monetaria di questi mesi, fatta proprio per congelare la corsa dell’inflazione. Come ha spiegato De Guindos: la domanda estera contenuta e le condizioni finanziarie più restrittive "pesano sempre più sugli investimenti e sulla spesa dei consumatori". E all’orizzonte, non troppo lontano, ci sono le conseguenze della guerra in Medioriente. Il possibile effetto sul prezzo del petrolio potrebbe causare una nuova fiammata dell’inflazione. E imprese e famiglie potrebbero (la storia ce lo insegna) contrarre spese e investimenti, influenzati da un clima di incertezza e poca fiducia.

Intanto dall’altra parte dell’Oceano occhi puntati sulla riunione della Fed di domani. Gli analisti si aspettano una seconda pausa della Banca centrale americana nel rialzo dei tassi. La decisione di domani arriva con un Pil americano del terzo trimestre in crescita, mercati che viaggiano tra una scossa e l’altra, inflazione ancora lontana dall’obbiettivo del 2% e mercato del lavoro teso. Ci si aspetta prudenza, ma gli occhi sono puntati sulle parole post-annuncio di Powell. Cosa segnalerà per il 2024? Servirà riprendere con i rialzi? Da questo si potrebbe intravedere il “viaggio” che aspetta anche l’Europa.

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Cristina Colli