Crolla l'occupazione (malgrado il blocco dei licenziamenti)
(Marco Bertorelli, Getty Images)
Economia

Crolla l'occupazione (malgrado il blocco dei licenziamenti)

In un anno persi 841 mila posti di lavoro. E ad ottobre potrebbe andare anche peggio. Le misure del governo non sembrano avere alcuna efficacia

L'emergenza Covid ha cancellato dal mondo del lavoro nel nostro paese l'equivalente di una città come Torino: nel secondo trimestre del 2020, ha comunicato l'Istat venerdì 11 settembre, gli occupati in Italia sono diminuiti di 841 mila unità rispetto al secondo trimestre 2019. Il calo rispetto al primo trimestre del 2020 è stato invece di 470 mila unità. Un vero e proprio tracollo.

A subire il colpo più duro sono stati inevitabilmente i lavoratori a termine e gli indipendenti. Rispetto al secondo trimestre di un anno fa, i dipendenti a tempo determinato sono diminuiti di 677 mila unità (-21,6%) mentre gli indipendenti hanno perso 219 mila unità (-4,1%). I dipendenti stabili, invece, sono addirittura aumentati su base tendenziale di 55 mila unità (+0,4%), protetti dal blocco dei licenziamenti. Complessivamente, il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni scende al 57,6%.

C'è da chiedersi che cosa sarebbe successo se non ci fosse stato lo stop ai licenziamenti. E che cosa accadrà quando a fine anno il blocco verrà eliminato. I segnali per ora non sono affatto incoraggianti.

A pagare il conto sono soprattutto i più giovani: degli 841 mila occupati persi, la metà (416 mila) appartengono alla fascia 15-34 anni. Quella che andrebbe più tutelata. E garantire un ritorno al lavoro per i più giovani è la sfida che dovrà affrontare l'Italia nei prossimi mesi. Come del resto stanno facendo i Paesi europei alle prese con problemi simili.

In Francia l'occupazione giovanile è uno dei principali obiettivi di spesa, con 6,5 miliardi di euro destinati a incoraggiare l'assunzione di milioni di persone. Parigi ha varato una misura, battezzata "1 giovane, 1 soluzione" per favorire attraverso un sostegno finanziario l'assunzione di giovani al di sotto dei 26 anni.

Nel Regno Unito il governo ha creato un bonus per il mantenimento del posto di lavoro, che vede i datori di lavoro ricevere 1.000 sterline per ogni dipendente riportato al lavoro, e un programma "kickstart" per incoraggiare nuovi posti di lavoro per i giovani dai 16 ai 24 anni. Inoltre, nell'ambito di NextGenerationEu e del futuro bilancio dell'Ue, la Commissione europea ha proposto importanti opportunità di finanziamento per l'occupazione giovanile per un ammontare di almeno 22 miliardi. Ora toccherà agli Stati, Italia in testa, fare i giusti investimenti per sostenere il lavoro giovanile.

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Guido Fontanelli