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Una docente di matematica impegnata in una video-lezione da una scuola di Napoli (GettyImages).
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Come fare al meglio didattica a distanza

A quasi un anno dall'inizio della Dad, strategie, dritte e consigli per insegnare bene anche lontano da scuola. Fondamentale il «patto d'aula» tra docente e studenti.

Tra poche settimane la didattica a distanza compirà un anno. C'è poco da festeggiare, però insieme alla speranza – e alla richiesta - che si torni in aula nel breve, sono ormai consolidati modi, tempi e strumenti per svolgere con professionalità quest'insegnamento emergenziale, qualunque sia il ruolo che si svolge, docente, alunno o genitore.

Se c'è la didattica a distanza, si può fare bene o male: vediamo come è possibile farla bene. Va detto subito che le piattaforme digitali in uso sono diverse, ma offrono tutte servizi simili: lezioni in diretta, chat per domande e risposte, possibilità di registrare la lezione, se è permesso dall'istituto, proiezione e condivisione di presentazioni, testi, filmati. Tutti i supporti sono molto migliorati, sono diventati più efficienti e agili, nel corso dell'anno.

Nel corso degli ultimi mesi si sono affinate anche tecniche e piattaforme che aiutano il docente a smascherare eventuali copiature, senza dover rincorrere bigliettini, cellulari e distrazioni di ogni genere. Un esempio per tutti, gli «Originality reports» di Google Classroom, ossia i rapporti sull'originalità di una prova assegnata all'interno del servizio web. In sintesi, una funzione che permette di fare controlli antiplagio su verifiche, esercitazioni e compiti, confrontando gli elaborati degli studenti con centinaia di miliardi di pagine online e decine di milioni di libri.

Va tuttavia sottolineato che il «patto d'aula» tra docente e studenti resta il migliore strumento per un rapporto professionale, educativo e sereno insieme. Insomma, se c'è una buona connessione, gli strumenti per svolgere una giornata proficua ci sono, nonostante tutto, s'intende. La regola d'oro per le lezioni da remoto è sentirsi compagni di viaggio, uniti anche in luoghi diversi, non certo nemici o rivali da battere. Collaborare, quindi, al contrario di quanto insegnano i video diventati virali di trucchi per farla franca e beffare i docenti.

Il nostro punto di partenza è quello di ritrovarsi insieme in circostanze complesse, per cui è necessario aiutarsi guardando nella stessa direzione. È un impegno, è un ideale, ma può dar vita ad azioni concrete, a modi di fare scuola diversi, nuovi, o da confermare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Siamo a gennaio e tutti avremmo voluto rientrare a scuola. Però possiamo provare a ricominciare questa seconda parte di anno scolastico con spirito diverso, insieme.

È fondamentale la relazione didattica tra discepolo e docente. Indubbiamente nella Dad risultano fortemente indebolite due caratteristiche fondamentali di tale rapporto: l'empatia della relazione e la vigilanza della continuità del lavoro, soprattutto nelle materie scritte. Sia la vigilanza sia l'empatia si nutrono di sguardi, azioni, reazioni, quaderni e fogli protocollo, passeggiate tra i banchi e colloqui in corridoio.

Partendo dal presupposto che tutto questo può e deve essere recuperato al più presto, i docenti consapevoli della Dad, nel bene e nel male, devono puntare su altre strategie per mantenere vivo il contatto con gli studenti e tra gli studenti. E nel contempo per alimentare non solo la curiosità dello studente, ma anche la continuità quotidiana del suo mestiere. Di primaria importanza sono i lavori assegnati a piccolo gruppo, veicolo di socializzazione e confronto tra gli studenti, strumento per affinare ogni tipo di competenza.

Il lavoro assegnato attiva le virtù della ricerca e dell'approfondimento, potenzia le capacità degli studenti di accordarsi e collaborare tra di loro, struttura infine, nel momento della restituzione, la competenza di parlare al pubblico virtuale. Il tutto appassionando e incuriosendo, forti di presentazioni, video e ogni strumento a disposizione di pc, tablet e della Dad stessa. Una parte ascolta, il docente collabora, lo studente espone.

Un esempio tra tanti può essere la realizzazione di un video-quaderno, vale a dire un filmato di qualche minuto che sintetizzi una lezione appuntata, anche senza ricerche ed effetti speciali, ma sviluppando la capacità di sintetizzare, schematizzare, riprendersi, esporre. Altri esempi, frutto ancora di creatività e ricerca, sono le interviste doppie, protagonisti personaggi usciti dai libri di letteratura o dagli eventi di storia. O ancora video di sintesi delle letture iniziate in classe (virtuale) e proseguite in autonomia a casa.

Il gruppo classe ne esce rinvigorito, pur tra le tante stanchezze di ore continuamente filtrate dagli schermi. Se la didattica a distanza rende più complessa la vigilanza e il rinforzo di alcune competenze, come quelle di traduzione ad esempio, la stessa Dad diventa opportunità per rilanciare su altri fronti, iniziativa, ricerca, passione, lavoro a piccoli e grandi gruppi.

L'empatia e il dialogo, venuti improvvisamente a mancare in presenza, diventano essenziali per tutte le componenti della vita scolastica. E così tutto ciò che sembrava scontato ora si configura come una lacuna insostenibile e da colmare. L'appello o comunque i primi minuti di lezione non siano un adempimento burocratico alla caccia dello studente che non c'è, ma occasione per uno scambio più sentito: può dare il via a una chiacchiera e a una condivisione di momenti di conforto o arricchimento, un'esperienza, un libro, una serie tv.

Il programma c'è, le competenze sfuggono, il tempo manca, ma non serve un inseguimento isterico come se fossimo in classe: il momento storico è critico e va compreso, così una manciata di minuti, ma anche una lezione impiegata a parlare con gli studenti, dando loro la possibilità di dialogare, riflettere e scherzare, diventa oro in una giornata svolta davanti a un monitor.

Il consiglio di classe richiede maggiore programmazione, vicinanza e alleanza tra i docenti. I colloqui scuola-famiglia sembrano giustamente esigere più tempo e attenzione. Il risultato è che sono pochi in questo periodo gli occhi sui ragazzi, è quindi bene che siano sguardi alleati e attenti.

Stiamo sempre e comunque parlando di didattica ed è per questo parte integrante e necessaria della didattica anche la valutazione. In didattica a distanza non solo è possibile, ma è anche necessario valutare, cercando una via e un argine contro le logiche del sospetto e le ansie delle copiature.

La copiatura, come del resto accade in presenza, rimane una tentazione forte se c'è una valutazione: una Dad efficace non impone un regime militaresco, ma richiede il rispetto di determinate norme, come non seguire la lezione dal telefono cellulare (se possibile) e non usarlo per distrarsi, e attua modi differenti per valutare: meno nozioni, per fare un esempio, e più ricerca.

Sappiamo bene quanto gli studenti possano cedere a strumenti più agili della fatica per ottenere un risultato e un buon voto. Sappiamo anche che nella didattica a distanza gli strumenti per chi copia sono molteplici e ampiamente disponibili: in questi mesi anche i docenti hanno potuto fare esperienza di tutto questo mondo sommerso - alimentato da tutorial per studenti, ma visibili a tutti - che inizialmente aveva gettato grandi ombre sulla valutazione a distanza.

Un'efficace Dad, però, non disperde troppe energie nella moltiplicazione delle ansie e delle indicazioni in merito all'angolazione della videocamera, ma si pone comunque l'obiettivo della valutazione seria e rigorosa di competenze effettivamente valutabili e ugualmente importanti per la crescita dello studente e per l'avanzamento del programma.

Sono preferibili quindi le prove orali alle scritte, le domande aperte rispetto a quelle chiuse, gli interrogativi che richiedono riflessione, collegamenti e pareri personali invece di quelli strettamente nozionistici. Meglio suddividere la classe in più momenti e in piccoli gruppi, per favorire attenzione, correzione e brevi interrogazioni. Valutare si può e si deve, anche a distanza.

La scuola è relazione, apprendimento, ricerca, confronto, esemplarità e si può comunque svolgere anche a distanza, nonostante tutto, con pazienza e speranza. «Plurimus ei de honesto ac bono sermo sit»: utilizzando i consigli sempre validi di Marco Fabio Quintiliano, il docente si ponga sempre come riferimento per ciò che è giusto e onesto. Dietro uno schermo, così come in un'aula.

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