Io, la soldatessa del Califfato
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Io, la soldatessa del Califfato

In un libro di due giornalisti la storia di Aicha, una "muhajirah", guerrigliera di Allah in Siria. Entrata nella "polizia morale" che controllava le donne nei bordelli dell'Isis

"Mi imploravano. Si inginocchiavano e piangevano, disperate e nude come vermi. Chiedevano di essere ammazzate. Era il loro più grande desiderio. Morire con un colpo di fucile alla testa o una corda al collo, e non soffrire più. Non ricordo nemmeno che faccia avessero, e forse per me non ne avevano alcuna quando le osservavo da dietro il hijab, il velo che mi nascondeva il volto. Non provavo pietà. Non potevo provarne. Ero una muhajirah".

Comincia così lo sconvolgente racconto di una miliziana tunisina scappata dalle fila dell'Isis. La confessione è contenuta nel notevolissimo libro La soldatessa del Califfato (Imprimatur editore, 190 pagine, 16 euro), appena pubblicato dai due giornalisti napoletani Simone Di Meo e Giuseppe Iannini. La storia di Aicha, una delle "guerrigliere di Allah" (questo vuol dire muhajirah, tunisina ventiseienne, è davvero sconvolgente. Aicha si è arruolata nell'Isis, in Siria, per seguire suo marito, un ex calciatore di serie A tunisino, improvvisamente convertitosi all'islamismo radicale.

La ragazza, laureata in Tunisia in scienze della comunicazione, è entrata così a far parte della brigata di Al-Khansa, la "polizia morale" (composta esclusivamente da donne) che si occupava dei rastrellamenti degli infedeli e che controllava le donne nei bordelli gestiti dall'Isis.

Fino alla sua fuga, Aicha è stata anche la “social media manager” di decine di combattenti su Facebook e Twitter. Era lei, sotto mentite spoglie, a circuire le donne occidentali convincendole ad abbracciare il Corano e a fuggire in Siria per sposare i terroristi.

Quando però il marito le ha raccontato gli orrori della Jihad, la guerra santa (schiave del sesso stuprate ogni giorno da decine di uomini e i bambini decapitati perché non riscattati dai genitori cristiani) Aicha ha deciso di fuggire. E ora ha raccontato la sua discesa all'inferno, con successiva anabasi, a Di Meo e a Iannini.

Il libro va assolutamente letto, perché descrive ambiti e lati oscuri della Jihad, ed è fondamentale per chi voglia capire come possa funzionare il diabolico meccanismo dell'indottrinameno. Dice Aicha:

"Oggi, soprattutto quando sono da sola, ancora me le ritrovo davanti. Fantasmi che continuano a strisciare sul pavimento per essere abbattuti come animali da macello. Mi parlano. Mi perseguitano. Non riesco a mandarle via. E appena mi addormento, vengono a popolare i miei incubi. Non ho più il sonno della mia gioventù perduta, il sonno dell’innocenza. Perché rivivo sempre quei giorni, quei mesi trascorsi in Siria a combattere la mia guerra per l’Isis. E per quanto possa sforzarmi, non riesco a guarire. Ho vergogna per quello che ho fatto e per quello che ho visto. E soprattutto ho vergogna per come mi guardavano questi spettri".

Simone Di Meo e Giuseppe Iannini
La soldatessa del CaliffatoImprimatur editore, 190 pagine, 16 euro

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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