Cuffie con connettore Lightning, il super audio sull'iPhone
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Cuffie con connettore Lightning, il super audio sull'iPhone

La nostra prova delle Philips Fidelio M2L, che offrono un suono di livello. Così la musica in mobilità sul melafonino fa un salto in avanti

Per farsi un’idea basta la prova del nove più semplice. Ascoltare un brano un po’ tamarro, per esempio «Virus» del giovanissimo deejay superstar Martin Garrix indossando i già buoni auricolari bianchi in dotazione con l’iPhone. Subito dopo, scollegarli e ripetere l’operazione, ma con le Fidelio M2L di Philips.

La differenza, ecco, è macroscopica. Evidentissima anche a un orecchio poco allenato: la nitidezza del suono nella parte cantata compie un grandioso balzo in avanti; i bassi sono aggressivi e potenti come si addice a un pezzo con un’ossatura dance. In generale, si avverte una maggiore pulizia e una profondità che le cuffiette targate Apple e molti modelli nemmeno troppo basici possono solo sognare. Caratteristica confermata da ascolti più soft: da un grande classico come «Wish you were here» dei Pink Floyd, in cui la chitarra che domina l’atmosfera si trasforma in una delicata carezza sui timpani a «Jar of hearts» di Christina Perri, che splende di una soave malinconia.

Il trucco, che poi trucco non è ma il grande pregio di questo modello, è che si collega al connettore Lightning del melafonino, dell’iPad o dell’iPod. Esatto, al foro che in genere si utilizza per ricaricare la batteria. Un canale digitale, più ampio e generoso rispetto all’uscita standard: un tunnel in cui transita un audio a 24 bit e 48 kHz con un’amplificazione di serie e senza cavi o dispositivi aggiuntivi. Tecnicismi a parte, con lo stesso brano, con la medesima qualità, si percepisce il valore aggiunto. È un super audio, chiamiamolo così.

Un dettaglio delle cuffiePhilips

Certo, si tratta di un modello non per tutte le tasche (il prezzo consigliato è di 279,99 euro); ci sono alcune ingenuità, come le indicazioni «right» e «left» per indossarle scolpite di bianco in maniera  abbastanza grossolana; non funzionano come auricolari, dunque se arriva una chiamata bisogna levarle e rispondere; scaricano il dispositivo, neanche troppo in verità, ma se la batteria è al lumicino bisogna rinunciare a usarle.

Scremate queste controindicazioni, il giudizio non può che essere positivo. Se le si approccia, è il sottinteso, non come un succedaneo di un auricolare tradizionale ma come uno strumento per ascoltare meglio, dappertutto, le proprie playlist. D’altronde sono leggere, hanno un look convincente e un design ben curato, oltre a garantire un notevole isolamento dai rumori esterni per evitare che i dettagli dei brani vadano a smarrirsi nel caos di fondo.

La differenza è macroscopica. Evidentissima anche a un orecchio poco allenato. Questo modello ha le carte giuste per inaugurare un filone

Sono comode e non fanno scaldare troppo l’orecchio nemmeno dopo un uso prolungato. Prerogativa da non dare per scontata, visto che i padiglioni traspiranti sono in pelle e si attaccano come una ventosa, aderiscono con decisione quando le si indossa. Non manca qualche effetto speciale che incrementa la comodità: c’è una rotellina per alzare e abbassare il volume e un tastone invisibile che, una volta premuto, mette la canzone in pausa o la fa ripartire. Nulla di trascendentale, ma è evidente che questo modello abbia le carte giuste per inaugurare un filone. Quello delle cuffie che, passando dal connettore Lightning, spalancano le porte dell’audio in alta risoluzione in mobilità.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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