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(Ansa)
Calcio

Il male del calcio che non ha regole e se le ha non le rispetta

L'invasione dei soldi dall'Arabia va fermata con una regola ad hoc. Regole e contratti che, come spiega De Laurentiis, vanno rispettate

Che il calcio in generale non stia benissimo è evidente; e che quello italiano stia peggio di molti altri è ancora più chiaro. Non essendo questa una novità da anni sul tema abbiamo ascoltato analisi di prestigiosi uomini del settore che siano dirigenti, allenatori o giocatori. Ma nulla è cambiato, anzi.

Questa estate di calciomercato che si avvia alla conclusione per lasciare spazio al calcio “giocato” ci regala due storie che potrebbero risultare utilissime alla Figc ed alla Lega di Serie A per almeno provare a migliorare le cose.

Questa è stata infatti l’estate d’oro dell’Arabia Saudita, campionato che fino ad un mese fa consideravamo al livello tecnico di un qualsiasi torneo estivo tra i bar del paese e che invece ora cerca di conquistare le luci della ribalta internazionale. Onestamente più che conquistarle il fondo Pif se le compra proprio e direttamente, con proposte così incredibili che dire di no sarebbe un gesto di autentica follia. Ultimi in ordine di tempo il brasiliano Neymar che ha lasciato ieri il Paris Saint Germain, la squadra dei Paperoni del Qatar, per finire nelle mani dei sauditi dell’Al Hilal a queste condizioni:

-stipendio annuo di 80 mln di euro, casa da 1000 mq, jet privato, tre chef, i domestici, 80 mila euro a rete realizzata, 500 mila per ogni post diffuso sui suoi social in cui celebra le lodi del campionato di calcio saudita. Alla faccia del Salario Minimo.

Un’offerta indecente a cui era impossibile dire di no, come indecenti sono state le altre con cui si sono comprati giocatori da ogni grande campionato e che forse vedranno come ultimo “acquisto” quel Roberto Mancini, fresco dimissionario dalla Nazionale Italiana “perché non avevo più la fiducia del Presidente della Figc” (ha detto lui) ma forse anche perché (dicono gli altri) lo aspettano 60 mln di stipendio in due anni per sedersi sulla panchina proprio della nazionale dell’Arabia Saudita.

Ecco. Il rischio è che uno alla volta i petroldollari si possano portare via tutti i pezzi pregiati lasciando il calcio italiano e forse anche quello europeo ai livelli tecnici più bassi della sua storia, rovinandoci lo spettacolo. Una norma quindi va messa. Anzi, una regola. Si può pensare ad un tetto sugli stipendi o ad altre limitazioni per chi si tuffa nel calcio arabo. Ci sono mille strade, una però va scelta, pensata, trovata ed applicata.

Regole che mancano, quindi, ma anche regole che non vengono rispettate.

Ieri il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis ha dovuto spiegare in un comunicato l’importanza proprio di questo, del rispetto delle regole. Concetto che i nostri nonni e padri ci hanno inculcato nella testa come uno dei caposaldi della vita sociale e civile di qualsiasi brava persona.

La vicenda è nota a tutti: la Figc vuole Luciano Spalletti al posto di Mancini come ct della Nazionale. Spalletti, che ha lasciato il Napoli da fresco Campione d’Italia, per liberarsi dal contratto che lo vincolava per ancora un anno con i partenopei ha sottoscritto una clausola in base alla quale per poter allenare ancora prima di gennaio deve versare alla sua ex squadra una penale di 3 mln.

Il problema è che la Figc vorrebbe Spalletti senza pagare la penale, senza rispettare un accordo scritto e firmato tre mesi fa.

De Laurentiis potrà anche non essere la persona più simpatica del mondo del calcio ma quando ieri ha puntualizzato che i 3 mln vanno versati (o si va in tribunale) non fa la guerra alla Nazionale, non è un anti-patriota, anzi. Ci ricorda la serietà ed il valore di un contratto e del rispetto delle norma, in generale.

Regole che mancano e regole che quando ci sono non vengono applicate. Se il calcio vuole salvarsi, beh, potrebbe cominciare proprio da qui.

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Andrea Soglio