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Calcio

Crollo Milan, tutti i numeri della crisi

I campioni d'Italia in caduta libera ora rischiano anche di uscire dalla zona Champions League. Pioli nel mirino di tifosi e critica, così come il mercato (mancato) e il crollo di chi sognava il bis tricolore - MALDINI E LE DUE VISIONI SUL MERCATO

A testa bassa sotto la curva per chiedere scusa. Come a Lecce e all'Olimpico e come a Riyad per quei pochi coraggiosi che si erano imbarcati per l'Arabia nelle giornate della Supercoppa Italiana. Il Milan non c'è più, imploso, sparito. L'umiliazione a San Siro contro il Sassuolo segna il punto più basso di questa e delle ultime tre stagioni. E' come se le lancette del tempo fossero tornate al dicembre 2019, al pokerissimo incassato in casa dell'Atalanta che spinse la proprietà a prendere Ibrahimovic per mettere nello spogliatoio sperso di Pioli una guida spirituale oltre che tecnica.

Ora la situazione è peggiore di quel giorno, che a cascata portò al deflagrare dello scontro tra Boban e la società ma anche alla risurrezione di un gruppo cresciuto poi impetuosamente fino allo scudetto di maggio. Peggiore perché non esiste una spiegazione plausibile al crollo strutturale che riguarda in contemporanea tutti i reparti e tiene fuori pochissimi dei protagonisti. Sul banco degli imputati i tifosi mettono tutti indistintamente: Cardinale per non aver autorizzato interventi sul mercato di gennaio dopo aver investito 45 milioni in estate, Pioli con le sue scelte tecniche (col Sassuolo Leao in panchina), Maldini per non essere stato capace di imporsi e per aver definito "nei parametri" il Milan post cappotto all'Olimpico.

Un brusco risveglio alla realtà che chiude per sempre l'era dorata della cavalcata scudetto. Quel Milan non c'è più e il dato che meglio fotografa il crollo è nei numeri della difesa: 16 gol incassati in 370 minuti, dall'85' della sfida con la Roma alla partita col Sassuolo. Gare approcciate in maniera catastrofica, quasi senza presentarsi in campo. Eppure circondate di ritiri più o meno punitivi; nessun segnale di risposta a nessuno stimolo. Ecco perché la crisi è profonda e terrorizzante, visto che anche il Milan non può immaginare di stare fuori dalla prossima Champions League che oggi, con questi presupposti, appare traguardo irraggiungibile.

Anche Pioli viene messo in discussione. Pare impossibile visto che fino a Natale le esibizioni del Milan sono state accompagnate dalla hit del 2022, il 'Pioli is on fire' che ora si è trasformata in rabbia e frustrazione. Va avanti con le sue idee, il tecnico, e fin qui non stanno pagando. Rifiuta modifiche tattiche, non copre una difesa in evidente difficoltà (Tatarusanu non l'aiuta certo) e pare prigioniero del recente passato. Il credito che ha accumulato verso società e ambiente non è illimitato e alle viste c'è un calendario da brividi: derby, Torino, Tottenham in Champions League, Monza e Atalanta prima della fine di febbraio. Il tempo delle chiacchiere è finito, resta solo quello per raccogliere i cocci e capire se esiste una strada d'uscita dal tunnel.

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Giovanni Capuano