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Ansa
Calcio

Italia, torna l'incubo Mondiale

La magia dell'Europeo sembra svanita, la nazionale di Mancini si gioca tutto a Belfast dopo un autunno di sprechi. Jorginho e la maledizione dei calci di rigore: perché ha ritirato lui?

Tutto in una sera e col rischio di non essere nemmeno padroni del proprio destino fino in fondo. L'Italia si gioca il Mondiale a Belfast contro l'Irlanda del Nord, con l'obbligo di vincere e l'orecchio teso per ascoltare le notizie in arrivo da Lucerna perché la Svizzera, che ci ha fermato sia all'andata che al ritorno, si è guadagnata la chance di tentare il sorpasso in extremis ribaltando la differenza reti. A 90 minuti dalla fine del girone ci sono 2 gol che ci separano dagli elvetici. Tanti? No. Perché la Svizzera se la vede con la Bulgaria in casa mentre l'Italia deve vincere e segnare in abbondanza contro una nazionale che nel suo stadio non ha mai perso in questo girone e non ha incassato nemmeno una rete.

Una specie di incubo che riporta alla mente l'autunno del 2017 e quella qualificazione scivolata via prima contro la Spagna e poi nello sciagurato spareggio con la Svezia entrato nella storia. E' vero che Mancini non è Ventura e porta con sé lo scudo del titolo Europeo appena conquistato, ma la frenata della nazionale da settembre in poi è stata brusca e ha cancellato buona parte del vantaggio acquisito prima. Abbiamo battuto - bene - solo la Lituania, lasciando punti alla Svizzera (due volte) e alla Bulgaria in quello che rischia di essere il vero rimpianto della nostra qualificazione.

Certo, c'è anche la questione dei calci di rigore diventati improvvisamente maledetti. Jorginho, che ci aveva trascinato in finale all'Europeo ipnotizzando la Spagna, da lì in poi non riesce più a inquadrare la porta. Quello dell'Olimpico è stato il terzo errore di fila, finale contro gli inglesi compresa. I due con gli elvetici pesano tantissimo, sono quasi un tradimento perché avrebbero già chiuso con largo anticipo ogni discorso verso Qatar 2022. Mancini e gli azzurri hanno difeso il loro centrocampista, uno dei leader della nazionale, ma il dubbio che sul dischetto potesse presentarsi qualcun altro è legittimo.

Al di là degli episodi, qualcosa sembra essersi rotto nel meccanismo perfetto degli azzurri. Non è un allarme generale e non si può dimenticare l'impresa compiuta nell'Europeo, però è come se d'improvviso i limiti superati a giugno e luglio siano tornati prepotentemente a dettare l'agenda. La mancanza di un centravanti di livello internazionale è un problema se il gioco è meno fluido, come normale che sia quando la condizione non è perfetta. Le alternative non sono ancora pronte per il livello richiesto e il risultato è che il dominio territoriale a volte è condannato alla sterilità, buttando via occasioni e punti.

Anche dietro si paga dazio. Donnarumma non straordinario, qualche disattenzione nell'approccio delle situazione e la frittata è fatta. Così l'Italia si è condannata a dover inseguire dopo essere stata lepre. Ora serve ritrovare la magia nella notte di Belfast che dista 780 chilometri da Londra e da Wembley. La classifica non deve trarre in inganno: non siamo più i favoriti per la conquista dell'unico biglietto che porta direttamente in Qatar. C'è bisogno di una mezza impresa. Ma forse a questa nazionale fa bene partire da dietro e tentare il sorpasso.

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Giovanni Capuano