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Inter, l'eredità della Champions dei rimpianti​

Battuta dal Manchester City ma non piegata, la squadra di Inzaghi chiude una stagione quasi perfetta. Il futuro, però, è pieno di incognite per un gruppo che dovrà rinnovarsi

Lautaro Martinez prima del gol che ha deciso la finale, poi Dimarco, Lukaku e Gosens: l'Inter ha avuto quattro volte la palla che avrebbe forse cambiato la storia di questa Champions League ma ha perso ogni volta l'appuntamento con il destino. Non era scontato che accadesse, vista la differenza di forze in campo: l'Inter lascia Istanbul piena di rimpianti e interrogandosi su cosa sia mancato per arrivare a coronare il sogno. Forse un po' di fortuna, certamente precisione e calma nell'ultimo tocco.

L'immagine simbolo è Lukaku che respinge quasi sulla linea un tentativo di Dimarco e sembra la sinistra copia di quanto accadde a Colonia nella finale d'Europa League persa contro il Siviglia. Peccato, perché la notte di Istanbul ha visto i nerazzurri presentarsi all'altezza del compito contro una squadra programmata per vincere la Champions League, innervata di investimenti fuori portata per tutti gli altri, espressione della Premier League che è la NBA del calcio europeo. Vince Guardiola, ma come ha perfidamente ricordato Capello alla vigilia, il catalano ha da sette anni in mano il bancomat e non è certamente una situazione di svantaggio.

Chi esce cresciuto di livello dalla finale e da questa stagione è, invece, Simone Inzaghi. E' vero che ha perso, ed è una novità o quasi per lui, una gara spareggio ma l'ha preparata benissimo. Merito suo se a lungo è stata una partita noiosa e pure se nella ripresa a tremare è stato soprattutto Ederson mentre il City ha ripetuto ossessivamente il copione che aveva in testa anche a costo di diventare a tratti sterile e noioso. In autunno e inverno è stato criticato, talvolta anche senza rispetto: si è ripreso in mano squadra e stagione e merita conferma e rinnovo.

Nel complesso è l'Inter che chiude un'annata estremamente positiva. Non era scontato nemmeno questo, vista l'altalena economica in cui continua a essere costretta la dirigenza e l'estate sulle montagne russe del 2022 cui poi si sono unite le defezioni a lungo termine di Lukaku, Brozovic e Skriniar. Verrebbe da dire che i nerazzurri hanno tutto per ripresentarsi ad agosto in prima fila per tutto, la verità è che Marotta e Ausilio dovranno lavorare molto perché quello di Inzaghi è un gruppo con la carta d'identità non giovanissima e in scadenza (o fine prestito) in molti elementi che ne sono la spina dorsale.

Chiusura per Pep Guardiola: torna a vincere la Champions League 4396 giorni dopo l'ultima volta. Sono tantissimi per chi ha avuto sempre squadre costruite per arrivare in fondo. Rimane un visionario e il secondo Triplete in carriera (record assoluto) lo certifica, però contro di lui e contro il suo calcio sostenuto da spese miliardarie si può giocare e l'Inter di Inzaghi lo ha dimostrato.

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Giovanni Capuano