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(Ansa)
Calcio

Coppa Italia: perché l'Atalanta è favorita

Gasperini sta vivendo la stagione perfetta e sogna di vincere il primo trofeo. Allegri al passo d'addio tra critiche e polemiche. Questa volta i bergamaschi sono pronti a scrivere la storia

Per una volta la storia e il conto in banca non pesano. L'Atalanta entra nella finale della Coppa Italia, la terza nell'ultimo lustro sotto la guida magistrale della famiglia Percassi e di Gasperini, da favorita. Lo standing della Juventus, il fatto di avere il confronto tra il monte ingaggi più alto e quello 'artigianale' dei bergamaschi e tutto il resto non conta. Il campo in questa stagione ha già emesso un verdetto inequivocabile: l'Atalanta ha più qualità e quantità della Juventus, la segue in classifica di campionato perché Allegri ha costruito un vantaggio enorme nel girone d'andata chiuso a 46 punti contro i 30 dei nerazzurri ma è dentro il maggio più bello della sua storia.

Dunque, immaginare l'Atalanta con la coppa in mano nella notte dell'Olimpico non è più credere alle favole o ai miracoli. E' il punto di partenza per provare ad analizzare cosa attendersi da una finale di Coppa Italia che per buona parte del gruppo juventino rappresenta una sorta di last dance mentre, per Gasperini e i suoi giocatori, è la prima portata di un menu ricchissimo che avrà il suo culmine a Dublino tra una settimana esatta.

Saperlo significa rendere omaggio alla straordinarietà del lavoro di una società che ha saputo costruire un ciclo vincente anche se fin qu non nobilitato dall'ebbrezza di un trofeo. Dovesse arrivare tra Roma e Dublino, oppure in entrambe le occasioni, saremmo di fronte a un atto di giustizia, altrimenti ci sarà modo e spazio per riprovarci visto che la certezza è nella continuità di un progetto molto più ampio di quello solo sportivo. L'Atalanta ha lo stadio di proprietà e ci ha investito decine di milioni di euro ricavati dalla valorizzazione dei suoi talenti. E' l'unico club, dopo la Juventus, ad essersi gettata nell'avventura della Under 23 con anche in premio subito la qualificazione ai playoff della Serie C. E', insomma, tutto ciò che dovrebbe rappresentare un modello virtuoso in campo e fuori.

La Juventus è nel peggior momento della sua storia recente. Se vince lo fa da outsider, se perde sarà travolta dalle critiche (e Allegri sopra tutti) perché è impossibile immaginare la realtà e cioè che la Juventus di oggi non è quella per cui "vincere è l'unica cosa che conta", ma un gigante che si sta ristrutturando dalle fondamenta. Basta dare un'occhiata ai nomi di chi scenderà in campo all'Olimpico per capirlo, una volta fatto esame di coscienza e onestà intellettuale. Il futuro sarà diverso, ma non subito. Anche questo con pazienza andrà spiegato a un popolo che tra qualche giorno non potrà più scaricare la frustrazione per questo presente sul parafulmine di un tecnico indifendibile per il girone di ritorno da 15 punti in 15 partite, ma che andrebbe ringraziato per gli ultimi 18 mesi e per quello che lascerà in eredità. Non accadrà. Nemmeno se la Coppa Italia alla fine andasse alla Continassa.


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Giovanni Capuano