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Calcio

Pioli, Inzaghi e Garcia: quanti errori nella prima di Champions League

Debutto col freno a mano tirato per le italiane. Quanti rimpianti per Milan, Inter e Napoli (nonostante la vittoria) e la conferma che per ripetere la scorsa stagione bisogne alzare da subito il livello

Una sola vittoria, sofferta e alla fine fortunosa, con tre pareggi intorno. Il bilancio della prima settimana italiana della Champions League è confortante solo dal punto di vista statistico, visto che nessuna delle nostre squadre ha perso. Se si scava un po' più a fondo, però, emergono i problemi; ad esempio, il pari casalingo del Milan rischia di complicare ancora di più il girone della morte dei rossoneri, visto che il Newcastle era e si è confermato l'avversario più abbordabile.

Il bicchiere è mezzo vuoto, insomma. E bisogna invertire la rotta in fretta, possibilmente già tra due settimane al ritorno in campo, per evitare di bruciare il patrimonio di speranze accumulato nella passata stagione. Milan, Inter e Napoli sono accumunate da una serie di errori che ne hanno condizionato le prestazioni. Anche la Lazio ha avuto difficoltà e si è salvata in extremis con il miracolo estemporaneo di Provedel, ma l'Atletico Madrid era un competitor di livello superiore e quindi Sarri ha portato a casa un risultato comunque positivo in ottica passaggio agli ottavi di finale.

GLI ERRORI DI STEFANO PIOLI

Il Milan ha dato la sensazione di essere rimbalzato positivamente sule macerie di un derby perso male. La prestazione è stata coraggiosa, non ha risentito dello choc della manita incassata appena 72 ore prima dall'Inter. E' mancata la precisione e c'è stata troppa frenesia in fase conclusiva, ma si è rivisto un Milan molto più simile a quello dell'avvio di campionato di quanto ci si potesse attendere.

Pioli, però, deve completare il salto. Tradito in campo e nell'atteggiamento da Leao, forse ha bisogno di maggior coraggio nel pensare che il portoghese si può anche togliere oppure responsabilizzare prima. La panchina di Reijnders, utile nell'assalto finale, lascia intuire che ci sia stata qualche incomprensione ("Non è indispensabile") e, soprattutto, la tre giorni tra derby e Champions League ha mostrato due debolezze di questo Milan: in difesa e in attacco manca un uomo. Soprattutto il vie Giroud è un'assenza pesante e il tecnico, che questa estate è stato investito di maggiori poteri sul mercato, non può non averlo capito per tempo.

GLI ERRORI DI INZAGHI

A Simone Inzaghi si imputa di aver cambiato mezza squadra nella trasferta a San Sebastian, che era insidiosa per motivi ambientali più che per il valore tecnico della Real Sociedad. Vero a metà. Tralasciando che in questo avvio di stagione Acerbi e De Vrij sono co-titolari, l'Inter ha presentato una 'riserva' per pacchetto: difesa (Pavard), esterni (Carlos Augusto), centrocampo (Asslani) e attacco (Arnautovic). In una stagione che si annuncia lunga e con a disposizione una rosa molto profonda, Inzaghi non ha altra scelta se non abituare tutti a stare in campo con regolarità.

Semmai qualche riflessione va fatta su Marcus Thuram. Ha una condizione fisica e psicologica tale per la quale si può e si deve fare un'eccezione. Tenerlo fuori è autolesionistico e anche il finale di partita con la Real Sociedad lo ha confermato. Se proprio doveva essere sacrificato per farlo respirare un po', meglio la trasferta ad Empoli di campionato o l'impegno successivo con il Sassuolo a San Siro.

GLI ERRORI DI GARCIA

Il Napoli ha vinto, ma le buone notizie finiscono qui. Nel primo tempo ha giocato una partita più discreta creando tante occasioni, nella ripresa non è mai stato capace di controllare il ritmo in casa di un avversario, il Braga, nettamente inferiore. Se serviva un rimbalzo tecnico ed emotivo dopo Lazio e Genoa, si può dire che non è arrivato. Al netto della vittoria che è preziosissima nello sviluppo del girone.

Dove è finito il Napoli perfetto di Spalletti? E' possibile che la fase difensiva si sia così involuta? Gli errori mostrati da Ostigard e Juan Jesus sono eccessivi per stare ad alti livelli, ma anche i meccanismi di protezione del reparto non sembrano funzionare al meglio. E poi c'è la crisi di Kvaratschelia, ancora una volta sostituito nel momento decisivo: non segna da marzo, non esprime più il calcio selvaggio, veloce e verticale che lo ha fatto amare da tutti e al tecnico francese spetta capire il motivo e mettere a punto un Napoli in cui le potenzialità del georgiano siano pienamente espresse e non tristemente represse.

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Giovanni Capuano