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Il passo indietro di Ceferin dalla Uefa

Vince la battaglia politica che lo poteva proiettare fino al 2031 ma annuncia che non si ricandida. Questioni personali, ma anche il logoramento di tante guerre intorno al calcio europeo

Una vittoria e un passo indietro. Storico e inatteso, perché l'idea che Alksander Ceferin - avvocato sloveno a capo della Uefa dal 2016 - potesse annunciare che non proseguirà oltre la scadenza dell'attuale mandato nel 2027 non attraversava nessuno nel calcio del Vecchio Continente. Anzi. La sua battaglia, vinta, per far cadere il vincolo dei tre mandati sembrava essere stata combattuta apposta per restare in sella fino al 2031 sfidando la contrarietà di chi lo accusava di voler diventare presidente "a vita".

L'annuncio del passo indietro è stato, insomma, un fulmine che ha squarciato il cielo poco sereno di Parigi dove la Uefa ha celebrato il Congresso. Ceferin ha piegato la resistenza dei ribelli sulla questione del cambio degli statuti, ma poi ha dichiarato che non sarà lui a goderne i frutti. "Sono stanco, lontano dalla mia famiglia da molto tempo. Ho deciso di non ricandidarmi nel 2027" ha spiegato, legando la sua scelta a una questione strettamente personale.

Ha anche confessato, però, di essere stanco per le tante battaglie combattute in questi anni, dalla crisi Covid che ha messo a rischio la tenuta economica di tutto il sistema fino alla Superlega che dal 2021 è la grande ombra che si allunga sul calcio europeo. A maggior ragione dopo che la Corte di Giustizia UE ha dato ragione alla società A22 Sports Management che lavora per organizzarla, definendo il vecchio e attuale scenario Uefa e Fifa come non rispettoso delle norme europee sulla libera concorrenza. Un verdetto che Ceferin ha contestato e che, però, pesa sul futuro politico del calcio.

Superlega, o "Zombie League" come l'ha chiamata nell'intervento davanti al Congresso, che rimane al centro dei suoi pensieri e del lavoro per cercare di mettere un argine politico ora che è venuto giù quello legale. Bernd Reichart, amministratore delegato di A22 Sports Management, sta lavorando per far partire almeno nel 2025 il nuovo format e garantisce di essere in contatto con molti club, compresi quelli che pubblicamente giurano fedeltà alla Uefa.

"E' come la mela di Biancaneve. Non si possono comprare i sogni e il merito sportivo. Non si può comprare la storia. Noi abbiamo 70 anni di storia. Oggi alcuni cercano di calpestare e di cambiare questi 70 anni. Cercano di spacciarsi per salvatori del calcio quando sono becchini - ha attaccato con forza -. Noi prendiamo il colpo alla mascella ma resistiamo, perché sappiamo per cosa lottiamo. I club sono liberi di partecipare a nuove competizioni, nessuno ha minacciato di sanzionarli se aderiranno a quella che i tifosi chiamano Zombie League".

Il suo passo indietro aprirà ora a tre anni in cui il football europeo comincerà a disegnare l'identikit del successore. Potrebbe anche rispondere al nome di Zvonimir Boban, fuoriclasse croato che l'ha abbandonato palesando il disaccordo proprio nella lunga vigilia del Congresso che doveva segnare il trionfo di re Ceferin. Oppure qualche esponente dei pochi che si sono messi di traverso a Parigi a partire dalla Football Association; non sufficientemente forti per stoppare la modifica allo statuto, ma segni tangibili di una spaccatura interna.

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Giovanni Capuano