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Ansa
Calciomercato

Dzeko, Eriksen e il mercato dei prigionieri

Campioni in rotta con i propri club ma difficili da piazzare in extremis. Il motivo? Stipendi pesanti, crisi economica e l'esigenza delle società di tagliare i costi

Quanto valgono Eriksen, Dzeko e il Papu Gomez sul mercato? In tempi normali non meno di una settantina di milioni di euro sommando insieme i loro cartellini. Ma siccome la normalità è ormai un ricordo lontano per tutti, compresi i club del ricco mondo del calcio, i tre giocatori sono oggi un problema e non una risorsa per le rispettive società. Campioni finiti ai margini perché non è scattata la scintilla con l'allenatore (Eriksen) o perché la scintilla si è trasformata in incendio come successo a Bergamo e Roma con gli ex capitani. Gasperini e Fonseca li hanno messi fuori, ai dirigenti tocca l'ingrato compito di tentare di piazzarli al miglior offerente con il problema non secondario che un offerente oggi non c'è. O, comunque, si fatica a trovarlo.

L'altro numero da tenere a mente nel raccontare la storia dei calciatori indesiderati e prigionieri della crisi è 30. Il costo degli stipendi dei tre esodati di lusso al lordo delle tasse. Una montagna di denaro che nessuno vuole scalare oggi e che li tiene ancorati a una situazione di congelamento tecnico. Gomez piace al Siviglia ed è quello che ha maggiori chance di riuscire a scappare via da Bergamo, dove non veste più la maglia dell'Atalanta dal 16 dicembre ed è ormai fuori rosa anche negli allenamenti. Dei tre è quello che ha il costo relativamente più basso, anche se la famiglia Percassi si è impuntata e in nessun caso lo lascerà partire senza aver incassato qualcosa (almeno 10 milioni) pere il suo cartellino. Difficile ma non impossibile.


Alejandro GomezEpa


Un'impresa è quella, invece, consegnata al giovane direttore sportivo Tiago Pinto - appena sbarcato a Roma - dalla lite tra Fonseca e Dzeko. In estate il bosniaco era praticamente stato ceduto alla Juventus per un bel pacchetto di milioni (17) con l'intenzione di sostituirlo con Milik in uscita dal Napoli. Affare saltato in extremis, convivenza forzata e cortocircuito scoppiato a meno di dieci giorni dalla fine di una sessione invernale del calciomercato povera come mai in passato. Risultato? Dzeko accetta solo destinazioni di primi livello, meglio se in Italia, ma il sentiero è strettissimo e alla fine il rischio è che qualcuno si debba mettere in mezzo a ricucire la tela tra il quasi ex capitano e il tecnico portoghese. Almeno fino a maggio, poi si vedrà.

Eriksen, infine, è stato scaricato a parole dal plenipotenziario interista Marotta a dicembre, dopo che Conte lo aveva progressivamente messo ai margini del progetto tecnico. Nessuno, però, ha bussato alla porta con un'offerta vera e in tanti sperano di fare il colpo low cost in extremis, magari con aiuto dell'Inter a pagare il ricco ingaggio. L'idea di uno scambio di prestiti (e di problemi) con Dzeko e la Roma pare tramontata sul nascere perché l'ordine della famiglia Zhang, alle prese con una difficile transizione societaria, è tagliare e basta. Anche qui, serviranno i pontieri per una convivenza forzata senza piani di sviluppo. Avanti piano, se proprio non si può fare diversamente.

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Giovanni Capuano