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Ansa
Calcio

Il duello scudetto tra Inter e Juventus è merito di Allegri

Criticato per il suo gioco, il tecnico livornese si sta prendendo molte rivincite. A fine anno il bivio: va o resta? Intanto ha riconquistato anche parte del popolo bianconero

Un anno fa a inizio dicembre lo scudetto era, se non assegnato, fortemente prenotato dal Napoli che aveva innestato la quinta marcia salutando la compagnia. I partenopei viaggiavano con 8 punti di vantaggio sulla più immediata inseguitrice (Milan), l'Inter aveva già perso 5 partite e la Juventus pagava il pessimo avvio di stagione, prima ancora che la vicenda bilanci intervenisse a metterla definitivamente fuori dai giochi. Insomma, un dominio totale.

Se oggi lo scudetto 2023/2024 una trama appassionante da scrivere, con intrecci che portano in Europa passando per un mercato di gennaio che chissà se potrà modifica qualche rapporto di forza, lo si deve in buona parte alla resilienza della Juventus. L'Inter si Simone Inzaghi incanta, vince con il miglior attacco e la miglior difesa, passa senza apparenti problemi il ciclo di trasferte impegnative e non lascia quasi nulla alle provinciali. Una macchina perfetta o quasi impegnata, però, da diverse settimane in un'estenuante balletto di sorpassi e controsorpassi. Costretta a guardarsi dietro le spalle col dubbio di doversi trascinare il duello fino a primavera inoltrata.

Il merito? Per la resilienza juventina è sicuramente di Massimiliano Allegri sul cui conto si stanno riposizionando anche falangi di tifosi bianconere che per due stagioni hanno invocato il suo allontanamento. Non piace, ma vince. E finché vince, il campionato rimane aperto regalando motivi di discussione ogni settimana.

C'è chi lo ha paragonato a Trapattoni nella disputa ideologica, sopravvissuta al passare dei decenni, tra difensivisti e offensivi, risultatisti e giochisti. Ha in mano una rosa nemmeno paragonabile a quella del Trap anni '80 e '90, divisa tra Juventus e Inter, e nemmeno comparabile con quella vestita di bianconero fino a un paio di anni fa. Centrocampo contato, qualità da dimostrare, età media bassa, pochi leader, attaccanti che non segnano forse anche per colpa del gioco che gli fa fare Allegri. Che preferisce lasciare il possesso palla all'avversario di turno, stare basso e chiuso e poi ripartire.

Non gioca bello, ma gioca bene. Nel senso di organizzata. La Juventus sta tenendo così un ritmo che le sarebbe precluso se scegliesse di affrontare tutti a viso aperto. Viene da chiedersi se abbia un senso replicare all'infinito lo schema, non solo contro le grandi, mettendo a rischio risultato e coronarie come capitato contro Monza e Verona. Allegri tira dritto e continua a lavorare sullo spartito che ritiene più funzionale per la sua orchestra.

A novembre è stato votato "Coach of the month" dalla Lega Serie A. I giochisti sono insorti, lui ha incassato col sorriso sulle labbra considerando quel premio anche una piccola rivincita personale. Lo ha ritirato allo Stadium prima di Juventus-Napoli ed è pure stato applaudito dai suoi, evento sul quale un anno fa sarebbe stato impossibile scommettere anche un solo centesimo. A fine anno entrerà nell'ultima fase del suo maxi contratto con la Juventus. Impressioni? Prendere o lasciare. Resterebbe ma con rinnovo, oppure addio seppure con qualche rimpianto ma anche con una considerazioni rafforzata da questa e dalla precedente stagione. In fondo ha tenuto a galla la barca Juventus quando stava affondando e oggi la fa viaggiare come un catamarano. Chi lo avrebbe mai detto?

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Giovanni Capuano