Philip Roth, l’uomo che non ha rivinto due (tre, quattro…) volte

Philip Roth, l’uomo che non ha rivinto due (tre, quattro…) volte

«Philip…?» «Eh.» «Ti disturbo?» «No, dimmi, cosa c’è?» «Ho capito, ti stavi facendo una pippa.» «Ma va’, ormai ho un’età, quelle le metto solo nei libri. Sto facendo un caffè, ma dimmi.» «Sei seduto?» «Sì. Dimmi, gesù.» «Ecco… Insomma… Vabbè, …Leggi tutto

«Philip…?»
«Eh.»
«Ti disturbo?»
«No, dimmi, cosa c’è?»
«Ho capito, ti stavi facendo una pippa.»
«Ma va’, ormai ho un’età, quelle le metto solo nei libri. Sto facendo un caffè, ma dimmi.»
«Sei seduto?»
«Sì. Dimmi, gesù.»
«Ecco… Insomma… Vabbè, non hai vinto.»
«Eh?»
«Il Nobel. Non l’hai vinto neanche quest’anno.»
«Ah.»
«Ci sei rimasto male?»
«No.»
«Sicuro?»
«Chi l’ha vinto?»
«Mo Yan.»
«Chi è, la moglie di Woody Allen?»
«No, un cinese. Sai, le nuove potenze, il mercato…»
«Vabbè. Ti lascio, che bolle l’acqua.»
«Ci sei rimasto male.»
«Ma no, davvero.»
«Dai, alla fine avrai molta più stampa tu, già li vedo i titoli “Philip Roth deluso anche stavolta”.»
«Davvero, non ti preoccupare.»
«Non è che se non hai vinto il Nobel e l’unico film manco troppo noto tratto dai tuoi libri è La macchia umana con la Kidman che fa la colf rumena… Insomma, non vuol dire che sei un autore minore.»
«Sto bene, davvero.»
«Che poi il Nobel non è neanche così importante. L’ha vinto pure quell’italiano, quello del teatro…»
«Quello a cui ha dato la notizia Ambra in autostrada.»
«Chi?»
«No, niente. Lo leggevo l’altro giorno da qualche parte. Sto scrivendo un romanzo su uno scrittore che dopo anni d’attesa vince il Nobel e s’invaghisce di una giovane conduttrice, ma resta un rapporto onanistico…»
«Eh, sì, l’hai presa bene. Ti lascio al tuo caffè, Philip.»
«Ciao. Ah, aspetta…»
«Sì?»
«Com’è che si chiama quello che ha vinto?»
«Mo Yan.»
«Grazie. Dirò di mettere i suoi libri nella casella “pubblicità condominiale”.»

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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