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Politica

La deriva del Vecchio Continente

La fiducia degli italiani verso l’Unione europea è in forte calo. E finché Bruxelles elaborerà brillanti direttive come quelle per la casa green o per la transizione dell’auto, continuerà a scendere.

Cala in modo notevole la fiducia degli italiani nei confronti dell’Europa. Ce lo dice un sondaggio Demos del febbraio scorso. È utile ricordare che nel 2019 (non c’era ancora il Covid) l’indice di fiducia era a quota 34, nel 2020, l’anno del Pnrr la fiducia fa un salto in avanti fino a quota 39, nel 2021 con il rimbalzo in positivo del Pil si arriva al 44, fino a giungere nel 2022 a 45, a circa metà anno, per poi calare vertiginosamente fino a uno scarno 38 a febbraio 2023. Quindi, nel 2023, almeno nei primi due mesi, la fiducia nella Ue si presenta bassa come non era mai stata nell’ultimo triennio.

Gli italiani sono stati definiti dalla stessa ricerca «eurodistanti» cioè sentono l’istituzione europea come qualcosa di lontano dai propri interessi, dai propri bisogni, da ciò che potrebbe migliorarne la vita e il benessere. Purtuttavia, nella loro maggioranza non sarebbero favorevoli a fare ciò che ha fatto la Gran Bretagna, ovvero uscire dall’Unione con la Brexit. E, sempre secondo Demos, in un eventuale referendum, sette su dieci voterebbero «no» all’uscita dell’Italia dall’Europa stessa.

C’è da dire che, già dal 2011, ma anche prima, la fiducia nell’Europa è stata sempre attorno a una media del 30 per cento, quindi sostanzialmente bassa soprattutto se rapportata ad altri Stati europei che superano di gran lunga quota 30. Perché proprio adesso comincia a calare in modo così vistoso la fiducia nella Ue da parte degli italiani? Al primo posto anche la ricerca indica la guerra in Ucraina e l’evidente incapacità dell’Unione di giocare un ruolo negoziale tra Russia e Ucraina. Di fatto non si può attribuire alla Ue, almeno finora, alcun ruolo attivo se non quello di inviare armi e di disporre sanzioni nei confronti della Russia (di cui abbiamo pagato e stiamo pagando conseguenze economiche devastanti).

Dal punto di vista diplomatico, viceversa, registriamo di tanto in tanto, ma ormai sempre meno e meno convintamente, qualche dichiarazione sparsa sulla necessità di un negoziato di pace; suona più che altro come una petizione di principio che non può non essere fatta ma nella quale nessuno di coloro che la fanno trasuda di un minimo di convincimento. Certamente questa inettitudine diplomatica di Bruxelles pesa sulla valutazione dei cittadini italiani.

Una seconda ragione è sicuramente attribuibile allo scandalo Qatargate che ha investito il Pd italiano, ma soprattutto il Partito socialista europeo, raffreddando il sentimento europeo non solo nel centrodestra - sempre il più critico nei confronti delle inefficienze dell’Europa - ma anche negli elettori di centrosinistra; almeno quelli più intellettualmente onesti, che non hanno potuto non subire un’influenza negativa da ciò che è stato definito «la più grave vicenda politico-finanziaria avvenuta nell’Assemblea di Strasburgo». L’allargarsi, anche in questi giorni, dello scandalo i cui confini sfuggono alle previsioni delle sue reali dimensioni (tanto che si sta indagando sul legame con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan) sono oggettivamente scoraggianti e distanzianti.

A mio avviso, poi, l’annuncio della direttiva sulle case green ha dato un ulteriore bel colpo alla fiducia degli italiani nell’Europa. Tutti i cittadini sanno fare i conti e li hanno fatti su quanto dovrebbero sborsare per l’adeguamento delle loro case secondo le stralunate idee dell’Europa stessa. Ci vuole un bel coraggio (che secondo me è più sfrontatezza, ideologia e distanza dalla vita reale degli abitanti dei Paesi membri) a proporre, di fatto, una tassa per l’adeguamento delle case in questa fase storica, durante gli anni peggiori vissuti dal dopoguerra a oggi. Una follia, e come volete che reagissero gli italiani? Stesso discorso per quanto riguarda le auto: vi pare il momento in cui proporre questo tipo di provvedimento? Un momento in cui i cittadini sono legittimamente stanchi e quindi mal disposti verso ulteriori gioghi messi sul loro collo dall’Europa. Ci sarebbero altri motivi, ma bastano questi a giustificare l’andamento della fiducia degli italiani nei confronti dell’Europa. Chi si meraviglia meriterebbe di avere subito la nazionalità su Marte perché, evidentemente, a quella distanza da noi mortali vivono e prosperano.

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Paolo Del Debbio