Scontri, polizia, manganellate, pisa
Ansa
Inchieste

Dopo gli scontri a Pisa: la rabbia indossa la divisa

Accusate per le «manganellate» alle proteste pro Palestina, nelle forze dell’ordine cresce il malessere. Panorama ha letto le chat di agenti e funzionari, dove si capisce che a sconvolgere è specialmente l’appoggio dato dal presidente Sergio Mattarella ai manifestanti. Più che l’accaduto, però, preoccupa il futuro prossimo. Si stanno organizzando infatti le contestazioni per il G7 che si svolgerà in Puglia. E si mobilita anche il fronte antagonista.

I social sono infestati da pazzi inneggianti agli scontri, alcuni parlano di “benedizione” del Presidente » è il primo amaro sfogo via WhatsApp, con significativo commento di emoji, di un alto funzionario di polizia dopo l’intervento del capo dello Stato, Sergio Mattarella, sugli scontri di Pisa («Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento»). E ancora: «Dicono che il Presidente gli ha dato ragione e d’ora in poi potranno assaltare perché è con loro». Delusione, malessere e rabbia si mescolano nelle chat fra i poliziotti in servizio, messaggi letti da Panorama, che si sentono criminalizzati e sotto tiro dopo le reazioni per lo scontro del 23 febbraio al corteo pro Palestina - non autorizzato - di Pisa. E i timori si estendono al G7 che si svolgerà in Puglia, a giugno. «Siamo tutti molto preoccupati per la sicurezza dell’evento, che è una grande vetrina internazionale» dichiara Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia (Sap), al nostro settimanale.

Un dirigente della polizia di Stato si sfoga all’apice della gogna mediatica con i video delle manganellate: «Le regole valide per tutti in questi giorni sono sospese per noi: colpevoli senza appello, un fotogramma, dei frame montati ad arte e portatori di accuse di essere di parte... mortificazioni dall’alto». Parole amare di chi «oggi viene d’improvviso spazzato via dall’uso di una parola “manganelli” evocativa di tempi in cui si usavano davvero». Gli agenti criticano il presidente Mattarella per la difesa a priori degli studenti: «Caro presidente (…) in questo caso ha sbagliato (…) ha parlato come se ci fosse una deriva antidemocratica… povera patria cantava Battiato». Non a caso sono stati censurati, o passati in secondo piano, i video dei poliziotti di Pisa che usavano lo sfollagente sulle gambe e non sulle teste dei manifestanti. L’obiettivo del corteo era sfondare l’esiguo cordone in via San Frediano, che aveva il compito di sbarrare l’ingresso in piazza dei Cavalieri, a 600 metri dalla sinagoga. «Se una piazza è dichiarata “off limits” le forze dell’ordine hanno il dovere di non far accedere i manifestanti» spiega Paoloni. «I video, le riprese vanno fatte vedere dall’inizio quando per dieci minuti tiravano calci sugli scudi degli agenti e anche sugli stinchi, che fanno più male, oltre a pugni e sputi». Un veterano dei reparti mobili rincara: «A Pisa e in altre manifestazioni hanno utilizzato una tattica precisa: mandare avanti i minorenni per farli manganellare e accusare i poliziotti cattivi. C’erano professionisti del disordine pubblico che usano i ragazzini come scudi umani per poi veicolare sui social le immagini dei loro volti insanguinati ripresi dai media. Era tutto orchestrato e il piano è riuscito».

L’attenzione si focalizza sulla dozzina di poliziotti indagati che si sono autoidentificati, non avendo nulla da nascondere e non sui quattro denunciati nel corteo «professionisti del disordine con precedenti di violenze di piazza» fa notare Paoloni. Altri video che stanno circolando mostrano non solo la violenza dei manifestanti, compresi i ragazzini, ma registrano pure gli insulti prima della carica di alleggerimento: «Cani, sbirro di merda, infame, arretra te!» rivolti agli agenti in tenuta anti sommossa. Nei messaggi che corrono fra i poliziotti e su Facebook c’è chi parla «da poliziotto e da genitore, i posti di blocco non si sfondano». Magistratura democratica scende in campo al fianco di studenti e docenti che puntano il dito contro le forze dell’ordine. L’Associazione nazionale funzionari di polizia replica con un comunicato senza mezzi termini: «Stupisce che si esprima una valutazione anticipata rispetto alle inchieste in essere (…) basata solo sulle dichiarazioni ed i filmati diffusi in rete di una parte, senza avvertire la necessità di ascoltare l’altra parte, la polizia. (…) Dalla magistratura ci aspettiamo neutralità e distacco, indispensabili per un’equilibrata, imparziale e serena ricostruzione dei fatti, che non sia basata solo su cronache giornalistiche e dichiarazioni parziali».

Intanto, la rabbia di chi è responsabile dell’ordine pubblico continua a montare anche dopo Pisa: «Sono indignato, amareggiato, arrabbiato, lui voleva dialogare, il collega Antonio Marotta voleva solo dialogare» è il commento di un funzionario quando il capo della Digos di Bologna viene centrato in un occhio da un uovo pieno di vernice rossa lanciato dai manifestanti che protestano per l’episodio nel capoluogo toscano e a favore della Palestina. Il 23 febbraio, a Catania, davanti a 200 facinorosi che stanno assaltando un fast food McDonald’s, la catena colpevole di distribuire pasti gratis ai soldati in Israele, un drappello delle forze dell’ordine, senza protezioni, deve abbassare la saracinesca per evitare il peggio. Un agente del X Reparto mobile ne esce con un piede fratturato e 30 giorni di prognosi. «Il dr. Leone (come riferito da colleghi del reparto di Catania) ha dato ordine NO SCUDI e NO SFOLLAGENTI» è la frase indignata che gira tra gli agenti sempre via WhatsApp. Il 2 marzo sono scese in piazza, ancora a Pisa, seimila persone «contro le bombe (a Gaza, nda) e i manganelli» della polizia. Corteo pacifico, ma con slogan di questo tenore: «Palestina libera», «Israele fascista» e «polizia assassina». Oltre ai liceali hanno sfilato esponenti locali del Pd, collettivi, docenti, esponenti dei sindacati, i tifosi della curva Nord e un paio di ex brigatisti. Uno si chiama Luigi Fuccini, arrestato nel 2004 per associazione sovversiva e banda armata. Ex compagno di Nadia Desdemona Lioce, una dei capi delle nuove Brigate rosse che ha ucciso il sovrintendente della Polfer Emanuele Petri prima dell’arresto su un treno.

Il lungo messaggio-sfogo di una poliziotta in servizio «da 25 anni» è molto condiviso via social dopo gli attacchi per i fatti pisani. «Ho fatto innumerevoli servizi di “ordine e sicurezza pubblica”. Ho preso pietrate sul casco (e poiché senza matricola, non ho potuto chiederne il risarcimento agli autori ), sputi, ingiurie, sediolini da stadio lanciati addosso, pesanti epiteti legati al mio genere, maledizioni fino alla settima generazione». Alla fine del racconto, che accomuna tutti gli agenti sul campo, conclude: «Molto spesso ho avuto paura di rimanere uccisa. Ma amo il mio lavoro ed ho insegnato ai miei figli, già studenti, l’ordine e la disciplina. Perché il disordine si crea sia con un manganello in mano che con uno zaino in spalla...». Sempre nel capoluogo toscano, dopo gli scontri, figli di poliziotti nelle scuole medie sono stati «bullizzati» dai compagni adolescenti con battute e insulti sul «papà che manganella». Dal 7 ottobre dello scorso anno, giorno dell’attacco di Hamas, che ha provocato l’invasione israeliana di Gaza, si sono svolte fino al 24 febbraio oltre un migliaio di manifestazioni sul conflitto. In 33 occasioni, il Viminale ha registrato «situazioni di criticità sotto il profilo dell’ordine pubblico». Solo in gennaio e febbraio i feriti fra le forze dell’ordine sono stati 31 e 14 fra chi protestava.

L’intelligence è appunto in allarme per la «chiamata» a livello transnazionale della galassia antagonista in vista del G7 con presidenza italiana. Il 3 marzo scorso, a Toronto, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il premier Justin Trudeau non hanno potuto partecipare al ricevimento degli italo-canadesi per colpa dei manifestanti che bloccavano gli ingressi dell’edificio. Anche le contromisure, però, procedono. A Palazzo Chigi c’è un gruppo di lavoro tra forze dell’ordine e servizi segreti in vista dell’organizzazione del G7 del 13-15 giugno, a Fasano (Brindisi), e altri appuntamenti precedenti in diverse città, che verranno blindate. Il generale Mario Parente, responsabile dell’Agenzia informazioni e sicurezza interno, ha riferito alla stampa che «ci saranno molte manifestazioni. Il G7 rappresenta una vetrina internazionale. E sappiamo che vi sono alcune tematiche che spesso sono affrontate non solo da chi va spontaneamente in piazza a protestare, ma anche da certi circuiti dell’anarco-insurrezionalismo».

Le premesse sono concrete. Sul sito Rivoluzione anarchica, che pubblica notizie del mondo antagonista, si può già leggere «una chiamata nazionale e internazionale per il G7 in Puglia - giugno 2024». Per ora si stanno mobilitando gli ecologisti estremi come Ultima generazione Bari, gli Antifa dell’Ex caserma liberata, ma anche realtà “transfemministe e queer, che si sono dati appuntamento dal 22 al 24 marzo per pianificare le contestazioni contro il meeting internazionale. Paoloni, segretario del Sap, riconosce: «Esiste il rischio che la situazione degeneri. Non voglio neanche pensare a qualcosa di simile al G8 di Genova (del 2001 sempre con un governo di centrodestra, ndr), ma i segnali sono preoccupanti».

I più letti

avatar-icon

Fausto Biloslavo