​Helena Petrovna Blavatsky
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​Helena Petrovna Blavatsky, la donna che ci ha venduto l'Oriente

Un personaggio a metà tra l’esoterico e il pasticcione. Helena Petrovna Blavatsky è all’origine dell’innamoramento dell’Occidente per l’esotico, l’occulto, l’India come miraggio. E la sua vita da romanzo ha ispirato studi e ironie di scrittori.

Vladimir Solov’ev, uno dei più grandi filosofi russi di ogni tempo, aveva centrato perfettamente il punto. Egli considerava la teosofia un «tentativo messo in atto da ciarlatani per adattare il buddhismo ai bisogni metafisici e mistici della società europea poco istruita». Non era, il suo, un giudizio sommario. Il fratello di Vladimir - Vsevolod, studioso di mistica - aveva conosciuto e frequentato per un lungo periodo la fondatrice della Società Teosofica, ne aveva apprezzato il carattere e le conoscenze esoteriche. Poi, però, cambiò idea: si era reso conto che la signora in questione non era davvero capace di produrre fenomeni miracolosi, e aveva iniziato a considerarla una truffatrice.

A ben vedere, questa era e forse è ancora l’opinione più diffusa riguardo a Helena Petrovna Blavatsky, colei che ha reso la teosofia celebre in tutto il mondo. Esoterista, legata a misteriose logge massoniche, avventuriera: fu questo e molto di più. Soprattutto, fu la donna che con più forza e successo portò in Europa e negli Stati Uniti - di fatto commercializzandola e banalizzandola - la spiritualità orientale, la stessa che ancora oggi è di moda (in versione piuttosto edulcorata) fra quanti cercano un po’ di conforto dell’anima nel grande luna park dei consumi. Di questo suo singolare contributo alla cultura occidentale si era reso conto uno scrittore geniale come Kurt Vonnegut, che le dedicò un robusto articolo contenuto nel volume Divina idiozia, da poco pubblicato in Italia da Bompiani.

Vonnegut era piuttosto affascinato da guru e santoni. Ne apprezzava perfino - merito, forse, della sua ironia - il lato ciarlatanesco e pasticcione. «Madame Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891) era una nobildonna russa, mascolina e aggressivamente casta, che a quarantasette anni, dopo cinque anni di permanenza nel nostro Paese, prese la cittadinanza americana. Decise di farlo per rendere le sue teorie sull’occulto più accettabili in America», scriveva Vonnegut nei tardi anni Sessanta. «Ai suoi seguaci piaceva chiamarla H.P.B. Gli amici più stretti la chiamavano anche Jack, e lei stessa a volte firmava così le sue lettere. Una vera storia prefreudiana. Madame Blavatsky ha ancora moltissimi seguaci. Ritengo che il suo contributo più importante alla storia intellettuale americana sia questo: ha incoraggiato un sacco di yankees a sospettare che gli aspetti più inquietanti delle religioni straniere forse non erano stupidaggini come sostenevano gli scienziati. Diceva di essersi fermata qui dopo avere fatto tre volte il giro del mondo».

In effetti, la celebrità di Madame Blavatsky esplose negli Stati Uniti. Era nata in territorio ucraino da una famiglia non povera. La madre era una affermata scrittrice di romanzi. Molto giovane sposò il vicegovernatore della provincia d’Armenia, da cui prese il cognome, molto più vecchio di lei. Lo abbandonò quasi subito per dedicarsi ai viaggi, soprattutto in Oriente, dove potè dedicarsi alla ricerca esoterica. Il suo primo tentativo di fondare una società segreta lo mise in campo al Cairo, intorno al 1851, ma fallì miseramente. A farle compagnia, in quei primi anni, pare ci fosse un copto (o caldeo) chiamato Paulos Metamon, che aveva fama di mago e che l’avrebbe introdotta a grandi segreti. Conoscenze che Helena Petrovna riprovò a mettere a frutto, con un po’ più di successo, nel 1871, sempre al Cairo: reclutò medium locali, ma si espose a smentite e figuracce e dovette cambiare aria.

Nel frattempo aveva collezionato una lunga serie di vagabondaggi che la portarono anche in Italia. Tra il 1865 e il 1866 frequentò la carboneria, conobbe Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, che seguì nelle battaglie di Viterbo e Mentana. Durante quest’ultima riportò gravi ferite al petto. Il suo ambizioso progetto esoterico si concretizzò soltanto anni dopo, quando approdò negli Stati Uniti. Giunse a New York nel 1873 per studiare lo spiritismo locale e smascherare - così ripeteva - le truffe che lo caratterizzavano. «Sono stata inviata in America allo scopo di verificare l’esistenza dei fenomeni e la loro reale portata e di mettere in evidenza le illusioni della teoria spiritualistica», scriveva. Ed era, questa, una affermazione particolarmente significativa. Chi aveva inviato Oltreoceno questa donna frequentatrice di circoli massonici e appassionata occultista? A suo dire, a guidarla erano misteriose figure chiamate Mahatma. Durante soggiorni in India e Tibet, spiegava, era venuta in contatto con grandi maestri che le avevano insegnato a sviluppare le sue facoltà psichiche, così che potesse entrare in contatto con il divino. Furono proprio le sue guide soprannaturali a dirle di recarsi negli Usa e di cercare un uomo di nome Olcott. Non passò troppo tempo prima che riuscisse nell’intento. Che cosa avvenne lo racconta René Guenon, il grande esoterista francese, che non aveva per niente in simpatia la Blavatsky.

La Blavatsky e Olcott, scrive Guenon, si incontrarono il «14 ottobre 1874, alla fattoria di Chittenden (Vermont), residenza dei coniugi Eddy, ove si producevano allora delle materializzazioni spiritiche ed altri fenomeni dello stesso genere. Henry Steele Olcott nacque ad Orange (New Jersey) il 2 agosto 1832; figlio di onesti coltivatori, dapprima ingegnere agronomo, durante la guerra di secessione militò nella polizia militare, ed è qui che si guadagnò il titolo di colonnello. Finita la guerra egli si dedicò al giornalismo, dividendo le sue ore libere fra le logge massoniche e le società spiritiche». Olcott e la Blavatsky fondarono la Società Teosofica nel 1875, e fu la svolta. Ancora Vonnegut ha scritto: «Sono 40 mila i terrestri che oggi fanno parte della Società teosofica, fondata nel 1875 da Madame Blavatsky e dal colonnello Henry S. Olcott, veterano della guerra civile. (Nel corso degli anni la società ha attratto personaggi importanti come Thomas A. Edison; il generale Abner Doubleday, il cosiddetto inventore del baseball; il poeta W.B. Yeats; l’attivista riformatrice inglese dell’Ottocento Annie Besant; Motilal Eka Nehru, padre del primo ministro indiano; e il pittore olandese Piet Mondrian). Cinquemila di queste anime curiose vivono negli Stati Uniti. Il loro quartier generale è l’esotica Wheaton, Illinois. Continuano a ristampare i sorprendenti scritti di Madame Blavatsky».

Descrivendo le teorie della Blavatsky, Guenon parlava di teosofismo, per distinguerle dalla nobile teosofia praticata da maestri quali Jacob Bohme. In effetti, la proposta della Società Teosofica era molto affascinante ed esotica, ma parecchio superficiale. Dopo una iniziale passione per l’Egitto e i suoi segreti (di cui si trova traccia in Iside svelata, librone firmato dalla Blavatsky che ebbe larga diffusione), i teosofisti si concentrarono sull’Asia. A seguito di accuse di ciarlataneria e altri problemi incontrati in America, Helena Petrovna e i suoi sodali – nel frattempo passati al buddhismo - si stabilirono effettivamente in India nel 1880. Helena morì, non ricca, nel 1891. Forse era in buona fede, forse no. Sta di fatto che con il suo singolare miscuglio di spiritualismo orientale, cristianesimo alternativo e suggestioni massoniche seppe attirare migliaia di adepti in tutto il mondo, aprendo la strada alla scoperta dell’India da parte degli occidentali. Ancora oggi i suoi libri sono stampati e letti. Molti hanno provato, senza gran fortuna, a riabilitarla. Ma anche se ha goduto di pessima stampa e la sua pseudo religione non si è più di tanto affermata a livello globale, la sua influenza è stata più profonda di quanto siamo disposti a riconoscere. Forse, alla fine, ha vinto lei.

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Francesco Borgonovo

(Reggio Emilia, 1983). È caporedattore della Verità. Ha ricoperto lo stesso ruolo a Libero. Ha pubblicato, tra gli altri, i saggi Tagliagole (Bompiani) e L'Impero dell'Islam (Bietti). Con Giacomo Amadori ha collaborato alla stesura del libro I segreti di Renzi (Sperling & Kupfer) di Maurizio Belpietro. Ha lavorato come autore televisivo per programmi in onda sulla Rai e su La7, tra cui La gabbia. Conduce su Telelombardia il talk show politico Iceberg.

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