Twitter, scatta l'allarme rosso
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Twitter, scatta l'allarme rosso

Stretto tra il crollo degli introiti pubblicitari e lo scontro con l'Unione Europea per la mancata lotta alla disinformazione, il social di Musk è a corto di soldi e rischia il bando dal Vecchio Continente

Pubblicità a picco e casse in grande sofferenza da una parte, scontro frontale con l'Unione Europea per il rifiuto del codice di condotta per combattere la diffusione di disinformazione sulla piattaforma dall'altra. Stretta è la morsa in cui si è cacciata Twitter, nel momento in cui inizia l'era di Linda Yaccarino, nominata amministratrice delegata dell'azienda dal proprietario Elon Musk. L'allarme rosso nel quartier generale di San Francisco suona già da parecchie settimane, perché gli inserzionisti si stanno tenendo alla larga dai cinguettii.

A circostanziare una tendenza già nota nei mesi scorsi è stato il New York Times, che dopo aver visionato documenti interni ha specificato come il calo degli introiti assicurato dagli annunci sia sceso del 59% rispetto all'anno scorso. Il periodo di riferimento sono le cinque settimane che vanno da inizio aprile ai primi sette giorni di maggio, quando i ricavi legati alla pubblicità sono stati pari a 88 milioni di dollari. Un tracollo che fa male perché dagli inserzionisti arrivano più del 90% delle entrate di Twitter, che necessita di altre fonti di ricavo, anche se all'elenco per ora non si può aggiungersi Twitter Blue, poiché gli abbonamenti per la spunta blu non hanno dato finora l'esito sperato.

Secondo il foglio newyorchese ad allontanare gli investimenti pubblicitari delle aziende sono il linguaggio d'odio, i contenuti pornografici e l'aumento di annunci legati al gioco d'azzardo. Più verosimilmente, ciò che manager e addetti al marketing imputano a Musk è la mancanza di strumenti di controllo per moderare le informazioni che circolano sul Twitter all’insegna della libertà di espressione voluto dal suo grande capo. Impegnato in un piano che richiede tempo e risorse per cambiare la natura della piattaforma e creare l'app multiuso, con pagamenti, prestiti, shopping, delivery e decine di altri servizi da offrire agli iscritti. Se questo è il futuro, il presente vede una profonda spaccatura con l'Unione Europea per il rifiuto del codice di condotta e lo stop ai report sulle misure utilizzate per combattere le fake news diffuse sulla piattaforma.

Pur se volontario, il mancato rispetto dello strumento voluto da Bruxelles isola Twitter rispetto alle altre compagnie attive sui social, poiché tra i 44 firmatari ci sono Meta, YouTube, TikTok, Google, oltre ai player dell'industria pubblicitaria. “Twitter ha fatto un errore e se vuole operare e fare soldi in Europa deve rispettare le nostre norme”, ha tuonato Vera Jurova, vice presidente della Commissione europea. Che poi ha aperto scenari nebulosi per il futuro di Twitter nel Vecchio Continente: “Hanno scelto la strada dello scontro e attirato molta attenzione, per questo le prossime azioni e il rispetto delle norme Ue saranno monitorate vigorosamente e urgentemente”. Il riferimento è al Digital Services Act, che dal 25 agosto entrerà in vigore negli stati membri, imponendo alle piattaforme di adeguarsi nell'adozione di misure riguardo trasparenza e moderazione dei contenuti. Perché chi non rispetterà le regole rischia di essere bandito dall'Europa.

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Alessio Caprodossi