80 anni fa il viaggio di Hitler in Italia: la storia e le foto
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80 anni fa il viaggio di Hitler in Italia: la storia e le foto

Il fuhrer e i vertici nazisti a Roma, Napoli e Firenze negli ultimi mesi prima del fallimento diplomatico di Monaco, delle leggi razziali, della guerra. L'assenza del Papa, il disprezzo del re

Il 3 maggio del 1938 Hitler e i vertici del Terzo Reich visitarono l'Italia del consenso e dell'Impero. Gli ospiti nazisti rimarranno fino al 9 maggio visitando Roma, Napoli e Firenze.

Stazione ferroviaria del Brennero, 3 maggio 1938

Mussolini aveva mandato avanti Achille Starace e Filiberto Ludovico di Savoia-Genova (generale di Divisione in Africa Orientale nel 1936, Duca di Pistoia) ad accogliere alla frontiera del Brennero il treno di Hitler e dei gerarchi nazisti. Alla stazione, sceso dal convoglio, Hitler saluta un Battaglione di Alpini, un corpo che appena venti anni prima rappresentava il nemico del caporale austriaco. Dietro la linea dei militari italiani la popolazione altoatesina di lingua tedesca ebbe occhi e voce solo per il fuhrer, facendo irritare non poco le autorità fasciste per l'evidente desiderio di annessione alla Germania nazista. Iniziava così il viaggio in Italia del führer nel maggio del 1938. 

Stazione Ostiense, sera del 3 maggio 1938

Nella capitale addobbata di fasci littori e svastiche, di capitelli e aquile in cartapesta, di finte vedute e di quinte, Mussolini attendeva l'alleato atteso alla stazione Ostiense (costruita per l'occasione e non ancora terminata) in compagnia di suo genero, il conte Galeazzo Ciano. Con loro Vittorio Emanuele III

Il convoglio con la grande svastica davanti alla locomotiva accoglieva il fuhrer, Rudolf Hess, Goebbels, Himmler, Von Ribbentrop e gli altri vertici del nazismo. Arrivò nella Capitale a sera inoltrata. Dopo una sequenza di saluti a braccia tese, Hitler si accomoda sulla decappottabile di Vittorio Emanuele II per il primo giro dei monumenti illuminati dalla luce artificiale, prima del trasferimento degli ospiti alle residenze del Quirinale dove passeranno la notte.

Da Roma a Napoli. 4 maggio 1938

Il giorno seguente Hitler e Mussolini si recano al Pantheon, dove rendono omaggio alle tombe di Vittorio Emanuele II e Umberto I. Quindi porgono omaggio alla tomba del Milite Ignoto. Sempre in parata, il corteo si sposta a Centocelle dove il führer ed il suo seguito assistono ad una manifestazione ginnica delle organizzazioni giovanili, svolta da 50.000 balilla e avanguardisti. Alle 20,30 era fissata la cena di gala con gran parte della nobiltà romana, senza la presenza di Edda Mussolini Ciano, per il sommo imbarazzo del marito. La partenza per Napoli avverrà alle 22,30

Nella città partenopea tutto sarà incentrato sulla maestosa parata navale alla quale partecipò il meglio della Regia Marina. La sera del 5 maggio, in compagnia del Re, Hitler assiste all'Aida al Teatro San Carlo.

Di nuovo a Roma. 6 maggio 1938

Dopo il rituale di accoglienza questa volta alla stazione Termini, la giornata del 6 maggio 1938 è dedicata alla visita alle meraviglie della Città Eterna. Dopo una parata militare, la destinazione fu la Mostra delle Romanità. Hitler, iconoclasta nei confronti delle avanguardie artistiche ma ossessionato dalle opere dell'antichità e dell'arte classica, ebbe come interprete il critico d'arte, il professore Ranuccio Bianchi Bandinelli. L'accademico senese era un antifascista, ma fu scelto in quanto l'unico esperto che aveva un'ottima padronanza della lingua tedesca. Vestito in fretta e furia con l'orbace, la sua figura tutt'altro che marziale condusse Hitler ed il suo seguito ai Musei Capitolini.

Il 7 maggio gli ospiti avrebbero dovuto assistere ad una esercitazione della Regia Aereonautica a Furbara, ma il maltempo che imperversava sulla Capitale costrinse gli organizzatori alla cancellazione dell'evento. Al posto di alzare gli occhi al cielo, Hitler fisserà le meraviglie delle Terme di Diocleziano. A Furbara gli ospiti ritornerenno il giorno seguente quando il sole farà di nuovo la sua comparsa sulla campagna di Roma. Dopo una visita a Santa Severe, HItler farà ritorno a Roma per la cena di commiato.

Firenze. 8 maggio 1938

L'ultimo giorno della visita del führer in Italia si svolse a Firenze, dove la antica struttura della città fece temere alle autorità fasciste la minaccia di un possibile attentato, data la vicinanza della folla al corteo che passò per le strette vie del centro storico. Sempre accompagnato da Bianchi Bandinelli, Hitler visitò le meraviglie artistiche conservate a Palazzo Pitti.

Lasciata Firenze dopo mezzanotte, il convoglio dei nazisti arrivò al Brennero la mattina del 9 maggio 1938

I due dittatori si erano salutati alla stazione di Santa Maria Novella sottolineando il legame indissolubile del "Patto d'Acciaio", pur avendo dato l'impressione soprattutto alla stampa estera di non piacersi reciprocamente. Se a Roma, Napoli e Firenze adornate di fasci e svastiche i bagni di folla oceanica avevano dato l'impressione superficiale di un rapporto paritetico e di un'intesa forte tra il duce e il führer, la partecipazione distratta alle manifestazioni militari italiane di Hitler e la sua "fame compulsiva d'arte classica" nascondevano una sostanziale indifferenza verso le prove di forza dell'Italia in camicia nera.  Da parte sua Mussolini viveva gli ultimi mesi del suo ruolo di "pacificatore" europeo, per cuil'intesa con il Terzo Reich veniva concepita ancora come funzionale, come un plusvalore da mettere sul tavolo delle potenze europee sull'orlo della guerra, in primis la Gran Bretagna che aveva mal digerito l'impresa coloniale in Africa Orientale e l'intervento italiano nella Guerra Civile spagnola. Pochi mesi dopo Mussolini tenterà la carta dell' appeasement alla conferenza di Monaco, l'ultima trattativa (fallita) prima della discesa agli inferi delle leggi razziali e dell'ingresso in guerra a fianco della Germania nel giugno del 1940.

Il viaggio di Hitler in Italia fu snobbato da Papa Pio XII, tanto che l'Osservatore Romano non scrisse una sola riga sulla presenza del führer a Roma. Il Pontefice avversava l'anima neopagana del nazismo, mentre Vittorio Emanuele III riteneva Hitler un "perverso" di infimo rango, così come i suoi luogotenenti e ministri (giovani e volgari, che a loro volta disprezzarono la decadenza della nobiltà papalina di Roma).

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Hulton Archive/Getty Images
Arco di trionfo dedicato a Hitler e Mussolini durante la visita a Roma nel maggio del 1938

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Edoardo Frittoli