Nuovi cardinali: Sud batte Nord nove a sette
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Nuovi cardinali: Sud batte Nord nove a sette

Papa Francesco ridisegna il volto della chiesa con la nomina di sedici nuovi porporati con diritto di voto. Le sorprese non mancano

Sud batte Nord 9 a 7. Se la Chiesa fosse un campo da calcio questo sarebbe il risultato del concistoro del prossimo 22 febbraio, annunciato da Papa Francesco domenica scorsa. 19 nuovi cardinali, dei quali però 16 con meno di 80 anni e diritto di voto in un futuro conclave e 3 ultraottantenni (tra i quali anche l’ex segretario di papa Giovanni XXIII: Loris Capovilla) che riceveranno la berretta cardinalizia solo a titolo onorifico.

Primo della lista, c’era da aspettarselo, il nuovo Segretario di Stato, Pietro Parolin, seguito da un altro degli uomini di fiducia dell’ “inner circle” papale: Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei vescovi, già segretario del conclave che ha eletto Bergoglio. Poi il discusso Gherard Ludwig Mueller, il prefetto dell’ex sant’Uffizio, che  Benedetto XVI volle in quella carica ma poi preferì non promuovere cardinale. Mueller si è espresso su posizioni diverse rispetto a Papa Bergoglio su temi cruciali, come quello dei divorziati risposati. Ma evidentemente gode della piena fiducia del pontefice argentino. Quindi un altro italiano: Beniamino Stella, il neo prefetto della Congregazione per il clero che, per volontà di Papa Francesco, ha spodestato il potentissimo cardinale Mauro Piacenza, suo predecessore in una delle più importanti congregazioni della Curia romana. Quindi la sorpresa: l’arcivescovo di Perugia (una sede tradizionalmente non cardinalizia) Gualtiero Bassetti. Seguono Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna), Leopoldo José Brenes Solórzano, Arcivescovo di Managua (Nicaragua), Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec (Canada), Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio), Orani João Tempesta, Arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile), Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires (Argentina), Andrew Yeom Soo jung, Arcivescovo di Seoul (Korea), Ricardo Ezzati Andrello, Arcivescovo di Santiago del Cile (Cile), Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso), Orlando B. Quevedo, Arcivescovo di Cotabato (Filippine), Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes (Haïti). Più di uno dei futuri cardinali è un ex parroco, poi promosso arcivescovo.

Arrivano dai quattro angoli del mondo, anche da diocesi non particolarmente in vista, come quella di Ouagadougou in Burkina Faso e quella di Haiti. Ma è proprio il messaggio che ha voluto lanciare il Papa: non ci sono diocesi di serie A e di serie B, non si diventa cardinale per fare carriera ma per offrire un servizio e dare una testimonianza di vita. Quanto ha ribadito nella inusuale lettera inviata a tutti i nuovi cardinali: “Il cardinalato non significa una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore. E, benché sembri un paradosso, questo poter guardare più lontano e amare più universalmente con maggiore intensità si può acquistare solamente seguendo la stessa via del Signore: la via dell’abbassamento e dell’umiltà, prendendo forma di servitore. Perciò ti chiedo, per favore, di ricevere questa designazione con un cuore semplice e umile. E, sebbene tu debba farlo con gaudio e con gioia, fa’ in modo che questo sentimento sia lontano da qualsiasi espressione di mondanità, da qualsiasi festeggiamento estraneo allo spirito evangelico di austerità, sobrietà e povertà”. A buon intenditor …

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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