Cosa ricorderemo di questo Sanremo
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Cosa ricorderemo di questo Sanremo

I commenti e le pagelle di Arfio Marchini sulla manifestazione canora chiusasi domenica

 con Elisabetta Ranieri 
 

Non sono molte le cose che ricorderemo di questo Festival di Sanremo, non sono neanche cose che cambieranno le nostre giornate, però la manifestazione canora preferita dagli italiani sembra sempre stare sul pezzo anche nell’epoca dei social, perché in fin dei conti siamo un popolo che critica talmente tanto da essere affezionato anche alle storture. 

  • Il Pre-festival di Pif. Un esperimento riuscito molto bene, che dimostra che stile non vuol dire vernacolo, che verità non vuol dire noia, che innovazione non vuol dire pacchianeria. Pif è riuscito a dare cittadinanza a tutti quelli che per una vita sono sbattuti fuori dai contesti che contano e a cui poi all’improvviso la vita regala un pass per accedere alle zone riservate. 
  • La protesta ricorrente: aveva iniziato Pippo Baudo ad evitare che disoccupati e cassaintegrati si buttassero dalle balconate dell’Ariston e ora continua Fabio Fazio. Con la differenza che il Pippo nazionale, saliva con il guizzo del grande atleta per salvare l’avente diritto al suicidio mediatico, invece Fazio non fa una piega. Neanche si sposta, gli dice solamente scendete e leggiamo una lettera. A dimostrazione che se si è buonisti, non è detto che si detta essere buoni. 
  • La sgraziata Luciana Littizzetto. Non pretendo da lei il fare della grande attrice o della donna di spettacolo di un tempo, ma almeno il senso del limite. In questo Festival ci ha voluto far vedere tutto il peggio di se, del marcato sessismo di stampo femminile fino ad arrivare al gratuito “Vaffanculo!”, a freddo, in prima serata. La ricorderò e la rivedrò ogni fine settimana in tv, perché questo passa il convento. 
  • Gli ospiti in crioconservazione. Come al solito mamma Rai quando volge lo sguardo al passato non tira fuori i gioielli di famiglia ma gli avi. Le gemelle Kessler, Renzo Arbore e via dicendo sono la dimostrazione che quando la qualità vien meno arriva l’abitudine. Che è la morte dello stile. 
  • Il protettore di Sanremo è San Romolo. Una notizia degna di nota. 
  • Riccardo Sinigallia meritava di vincere e peccato abbia cantato prima la sua canzone. Ma visto come è andata Juventus- Torino domenica sera, lo riammetterei volentieri al Festival. 
  • Paolo Virzì, regista, presidente della Giuria di qualità del Festival di Sanremo. Mi aspetto Nilla Pizza presidente della Giura del Festival di Venezia. 
  • Volendo fare un tributo alla bellezza, gli autori del Festival, hanno reso un tributo al suo contrario. Sappiatelo. 
  • Beppe Grillo seduto in platea che non ha urlato in sala. Gli inquirenti stanno capendo il motivo. 
  • Tutti quelli che dicono: “io il Festival non lo guardo” e poi scompaiono per cinque sere. 
  • Lo stile di Giusy Ferreri, le scarpe e le scollature di Arisa, la frangetta di Noemi  ma soprattutto la gruccia al collo che vedremo riproposta, purtroppo, dalle fan della cantante. 
  • L’uomo ragno di Gualazzi che fino all’ultimo abbiamo pensato fosse Matteo Renzi in versione sanremese. 
  • Le lettere lunghe e noiose lette dagli ospiti, al punto che ci siamo interrogati, dove si fosse nascosto Saviano. 
  • Nina Zilli vestita da Giuliano Palma o viceversa 
  • La bellezza decantata e raccontata in modo sbagliato perché nessuno ha parlato di me .

Sanremo ti saluto. San Romolo ti scopro. Roma ti amo.  

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Arfio Marchini

Arfio Marchini nasce a Roma. Già "Uomo dell'anno" per molte donne, sceglie di impegnarsi nell'agone politico per  perché ognuno deve fare la sua parte. Vorrebbe  più spazio per il polo e per il golf. Sogna una città e una regata di vela sul Tevere. Per i poveri ha in mente delle giornate della ricchezza. Il suo motto? Roma ti amo.

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