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ANSA/CLAUDIO PERI
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Ama a Roma: i dubbi sugli appalti per la pulizia delle strade

I servizi di raccolta foglie e trasporti affidati all'esterno per usare personale per la pulizia delle strade. Ma l'affidamento è senza gara

Un attivismo insolito si nota da qualche tempo nella pulizia delle strade di Roma. Mentre il sindaco Ignazio Marino gioca le sue carte ritirando le dimissioni e mettendo a dura prova la stabilità e il futuro della Capitale, gli automezzi dell’Ama percorrono numerosi la città e a tutte le ore e capita di incontrare, specie in centro, persone che svuotano i cassonetti o spazzano i marciapiedi. Che cosa succede?

Molti pensano si tratti del primo miracolo del Giubileo, nel senso che l’imminenza dell’evento religioso pare aver dato finalmente una svegliata a dirigenti e impiegati dell’azienda locale della nettezza urbana. Probabile sia proprio così. Ma quel che la maggior parte dei romani non sa è che questo miracolo non è gratis.

Il rafforzamento della pulizia deriva dall’arrivo in strada di centinaia di dipendenti Ama che prima si occupavano d’altro (raccolta foglie, trasporti e quant’altro). Poiché questi servizi ora sono affidati all’esterno, ovviamente non a titolo gratuito, il personale Ama che li svolgeva può finalmente dedicarsi a pulire le strade. Con quali costi per l’azienda e dunque per Roma Capitale?

La cifra potrebbe aggirarsi fra i 400 e i 500 mila euro al mese, non proprio spiccioli. Questo almeno è quel che suggerisce l’accordo siglato a inizio agosto fra vertici Ama e organizzazioni sindacali proprio per consentire l’impiego di un maggior numero di dipendenti nella pulizia delle strade, che parla di un importo massimo pari all’utilizzo di 354 persone al costo medio delle retribuzioni previste dal contratto di categoria.

L'atteggiamento dubbio dei sindacati

Questo documento, che Panorama.it ha consultato, è interessante sotto diversi punti di vista. Anzitutto per l’atteggiamento dei sindacati. In settembre, di fronte alla mera ipotesi di affidare all’esterno i servizi di pulizia stradale in alcuni municipi, si scatenò una mezza rivolta al grido del “no alla svendita ai privati”. Eppure appena un mese prima i medesimi sindacati avevano dato il pieno consenso ad affidare all’esterno servizi che, sebbene meno importanti dell’attività di “raccolta e spazzamento”, erano pur sempre effettuati da dipendenti interni.

E le gare dove sono?

È interessante anche il fatto che le attività di cui sopra siano state assegnate senza gara (almeno fino al 31 dicembre 2015) alla Multiservizi Spa, di cui l’Ama detiene il 51 per cento, mentre il restante 49 è della Manutencoop e della società La Veneta Servizi Spa. La cosa non è piaciuta alla consigliera di opposizione Sveva Belviso, firmataria a metà ottobre di un’interrogazione urgente a risposta scritta in cui afferma che “tale procedura presenta numerosi profili di illegittimità con particolare riferimento alle procedure disciplinate dal codice degli appalti pubblici”.

Vedremo se sindaco e assessore alla Trasparenza faranno in tempo a rispondere dato il clima di gran caos che si respira in questi giorni in Campidoglio. Sarebbe utile anche per capire che cosa accadrà a fine 2015. Entro il 30 settembre, sempre secondo il verbale dell’incontro, azienda-sindacati avrebbero dovuto essere bandite delle gare, ma finora non se n’è vista neppure l’ombra e non è da escludere che l’assegnazione a Multiservizi prosegua anche nel 2016.

Ricapitolando: l’Ama affida il servizio per migliorare (indirettamente) la pulizia della città a una società esterna che per metà è sua per l’altra metà di due privati, senza ricorrere a una procedura pubblica. E i sindacati, pur ferocemente contrari a ogni privatizzazione, sono d’accordo. Dipenderà forse anche dal fatto che l’operazione comporta come minimo decine di assunzioni, affidate in teoria all’azienda che prende l’appalto. Ma chi se la sentirebbe di dire che l’Ama, il Campidoglio e i sindacati non ci mettano bocca?

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Stefano Caviglia