La Cina rischia di crollare sotto il peso del debito pubblico
Economia

La Cina rischia di crollare sotto il peso del debito pubblico

Ha raggiunto il 200% del Pil, e il Governo pare non avere in mente nulla per farlo rientrare

Il Premier cinese Li Keqiang ha annunciato oggi che l'economia cinese sta attraversando una fase particolarmente delicata. A dire il vero ce ne eravamo già accorti tanto tempo fa, quando gli indicatori principali dello stato di salute del gigante d'Oriente hanno iniziato a rallentare, e il Partito a correre ai ripari per elaborare un piano C, visto che quello B, basato si incentivi e politica monetaria espansiva, non solo non ha funzionato, ma ha fatto peggiorare una situazione già difficile.

"La Cina deve riuscire a completare al più presto un processo di ristrutturazione di ampio respiro, che possa dare nuovo slancio ai mercati" e raggiungere quel +7,5% che tanto sta a cuore al Partito, ha affermato il numero due del Politburo nel suo discorso al World Economic Forum di Dalian. Li Keqiang si è addirittura impegnato personalmente a garantire alle multinazionali che decideranno di spostarsi in Cina un trattamento identico a quello che è stato fino ad oggi riservato alle grandi aziende di stato.    

Resta da vedere se questa mega-ristrutturazione preveda, oltre alla liberalizzazione dei tassi di interesse, il rafforzamento della valuta nazionale, e la diminuzione della dipendenza dalle esportazioni, qualche misura per far fronte al drammatico debito pubblico accumulato. Perché per quanto la Cina continui ad essere un grande paese sostenuto da un'economia che in fin dei conti non è (ancora) messa così male, ha un debito che sfiora il 200% del Pil. Una cifra spaventosa, soprattutto se consideriamo che fino a qualche tempo fa Pechino non aveva problemi di deficit. La sua crescita ha iniziato ad essere ingestibile nel 2008, quando superò per la prima volta il 13% del Pil. Per arrivare oggi a quota 100 trilioni di Yuan, pari a 12 trilioni di Euro.

Fino ad ieri Pechino ha cercato di limitare gli effetti della crisi seguendo sempre la stessa strategia: acquistando terreni a buon mercato, per rivenderli agli immobiliaristi in maniera che potessero costruirvi abitazioni da rivendere a prezzi molto più altri. Tuttavia, non essendo riusciti a vendere la maggior parte di questi alloggi, oggi si ritrovano nella condizione di non poter restituire il denaro che hanno chiesto in prestito, e il debito pubblico è esploso.

Oggi la situazione è addirittura peggiorata. Perché sa de un lato si continua a costruire, dall'altro non sono più le banche ad occuparsi dei prestiti, ma un sistema finanziario ombra ancora più difficile da tenere sotto controllo, anche per il Partito.

E' vero che la Cina ha oggi tanti problemi da affrontare, ma l'idea di far finta che il debito non esista è folle. Nel paese le città fantasma, i ponti, le autostrade che non servono a nessuno continuano a moltiplicarsi. L'ultima è stata scovata a poco più di un'ora di distanza dalla capitale. Si chiama Jing Jin, ed è un "borgo" in cui sono state costruite 3.000 ville lussuosissime. Tutte disabitate, mentre per Pechino avrebbe dovuto ospitare almeno 300mila persone. Se il Partito non interromperà questo sistema si ritroverà a dover affrontare problemi ben più gravi di quelli attuali. Perché nessuna ristrutturazione può andare a buon fine con una crescita che cala giorno dopo giorno e un debito che aumenta a velocità sempre maggiore.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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