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Guang Niu/Getty Images
Economia

Il piano economico cinese, in quattro anni niente poveri

Ecco come Pechino intende aiutare quei 70 milioni di cinesi che vivono con 40 euro al mese

"Bisogna essere pazienti perché, prima o poi, diventeremo tutti più ricchi", come amavano ripetere i presidenti Mao Zedong e Deng Xiaoping. Oggi però la Cina è una potenza mondiale in cui la povertà è tuttora diffusa. E a livelli inaccettabili. Le aree più arretrate continuano ad essere quelle rurali. Dal 1960 ad oggi il tasso di urbanizzazione è passato dal 16 al 56 per cento, perché circa trecento milioni di cinesi che si sono trasferiti dalle campagne alle città in cerca di un lavoro meglio remunerato. Ma ancora oggi la Repubblica popolare conta almeno settanta milioni di persone che vivono con l'equivalente di 350, massimo 600 euro all’anno. Il che significa dai 29 ai 50 euro al mese. Un reddito da fame anche per gli standard delle campagne cinesi, dove si guadagnano in media 1400 euro.

Come vivono i contadini in Cina

I contadini in difficoltà rappresentano il cinque per cento della popolazione cinese, e il Presidente della Repubblica popolare Xi Jinping ha deciso di dare loro la priorità, approvando un "programma mirato" per renderli più ricchi. L'obiettivo è portare sopra la soglia di indigenza questa enorme massa di persone entro il 2020. Il che, sostengono tanti osservatori stranieri, senza l'apporto di una crescita economica a doppia cifra, potrebbe essere assai impegnativo.

Come scegliere dove intervenire

Già identificare le zone geografiche dove intervenire è stato complicato: si è passati dalle "592 province" selezionate negli anni Ottanta ai "centocinquantamila villaggi" del 2001, fino alle "quattordici aree" odierne. Purtroppo, i villaggi selezionati in passato non sono i più poveri, bensì quelli che danno maggiori garanzie ai burocrati di riuscire a migliorare: spesso sono borghi già ricchi e avviati alla crescita, che non avrebbero bisogno di progetti incentivanti. E lo stesso vale per i programmi di sostegno al reddito minimo e di prestiti a tassi agevolati. E anche uno dei progetti più importanti dei precedenti piani anti-indigenza, quello denominato "Bella Campagna" e rivolto a incentivare l'attività economica e il turismo nelle zone rurali, da molti anni manca il bersaglio.

Urbanizzazione e produttività

Oggi Pechino ha deciso di cambiare approccio, adottando una strategia basata sull'identificazione scientifica dei nuclei familiari da aiutare e delle migliori modalità per farlo. In questo modo dovrebbe essere possibile eliminare la discrezionalità degli amministratori locali, il cui potere decisionale sarebbe incanalato da precise direttive del governo centrale. Infine, un altro metodo giudicato efficace per garantire incrementi di reddito resterà quello del trasferimento delle famiglie in aree più produttive, un sistema che è già stato sperimentato (sia pure con difficoltà) in passato e che nel quadriennio 2016-2020 dovrebbe interessare ben dieci milioni di persone.

I nodi di integrazione e residenza

Avvicinare i contadini poveri ai centri urbani ha spesso significato sradicarli e renderli socialmente disadattati, ma ci sono buone possibilità che, questa volta, i trasferimenti di massa possano finire con l'innescare dinamiche virtuose. Le ragioni di tanto ottimismo sono due: se fino a ieri i lavoratori migranti non avevano diritto a ottenere la residenza (e tutti i benefici ad essa connessi, a partire dall'assicurazione sanitaria e la scuola gratuita per i figli), oggi, a meno che non si scelgano le grandi metropoli, questo ostacolo non esiste più. Infine, anche se il gigante asiatico non cresce più come una volta, grazie a una richiesta di manodopera più abbondante dell'offerta la Cina ha registrato negli ultimi mesi un aumento netto dei salari medi, al punto che anche il tasso di disuguaglianza ha iniziato a calare. Se pensiamo che lo stipendio medio annuale è già quasi triplicato dal 2006 al 2015, passando da circa 2790 euro a oltre 8300, è evidente che con aspettative di crescita ancora migliori saranno tanti i contadini cui l'idea di andare a vivere in città non dispiacerà.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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