Vittorio Sgarbi racconta i tesori di Pavia - FOTO e VIDEO
Dai capolavori conservati nella Pinacoteca alle meraviglie architettoniche di cui la città "dell'anima e del silenzio" è ricca
La maestosità bramantesca del Duomo, uno degli edifici-simbolo di Pavia, ricolmo di persone assetate di arte e di bellezza: non poteva esserci miglior cornice per la lectio magistralis di Vittorio Sgarbi che Panorama d'Italia ha organizzato per la sua tappa nella cittadina lombarda.
C'è il volto di un uomo normale, nel celeberrimo Ritratto di Antonello da Messina conservato nella Pinacoteca di Pavia che apre la rassegna del critico d'arte. "È un uomo intimidito, che si ritrae con diffidenza", spiega.
Le meraviglie pittoriche
Accanto, nello stesso museo, capolavori della Scuola Veneta, così come "meritano una sosta i dipinti di una donna, una suora, figlia di un pittore che si chiama Guglielmo Caccia, Orsola Maddalena Caccia, della quale ci sono almeno tre grandi opere, senza dimenticare quelle di Molteni".
Ma non solo: si incontra anche uno dei capolavori della pittura lombarda, la Pala Bottigella realizzata da Vincenzo Foppa.
Un percorso di 600 anni, dal Trecento al Novecento, insomma, nelle sale del museo pavese, che merita certamente una visita.
Città dell'anima, città del silenzio
"Una condizione architettonica particolare quella della città di Pavia che si manifesta in primo luogo nell'edificio in cui ci troviamo adesso, la Cattedrale, perché realizzata nel culto del laterizio", dice Sgarbi proiettando all'esterno l'attenzione del suo auditorio.
"L'interno - spiega l'oratore - è tipicamente rinascimentale e lo dimostra la sua ampia spazialità e la potenza dei pilastri, nella quale la luce non interviene con forza, quasi a ribadire come la luce importante sia quella interiore, che al rumore visivo preferisce il silenzio".
"Non a caso - ricorda Sgarbi - Pavia è la città di grandi pensatori, introspettori, da Sant'Agostino a Petrarca, per citare i più rappresentativi".
Le chiese di Pavia, appunto, con la loro facciata a capanna, si caratterizzano dunque anche e soprattutto per i punti luce che le caratterizzano: perlopiù bifore di piccole dimensioni, che consentono alla luce di filtrare all'interno in modo parziale, regalando un'atmosfera soffusa.
Altro esempio la Chiesa di San Pietro in Ciel d'oro, al centro del cui frontale non campeggia un rosone ma una croce, "che testimonia la forte connotazione mistica della città".
La stessa penuria di luce caratterizza la straordinaria chiesa di San Michele, dove il rosso del mattone lascia spazio al marmo chiaro in cui è stata realizzata.
Il Ponte, la Certosa, il Castello
Il viaggio tra le bellezze pavesi abbandona per un attimo gi edifici sacri e prosegue su un ponte, lo storico Ponte Coperto, altro emblema della città, peraltro illustrato anche in un'altra opera citata da Sgarbi, l'affresco di Bernardino Lanzani che rappresenta la città vista dall'alto.
Restando in tema di emblemi, inevitabile citare la Certosa che, anzi, è il suo monumento-simbolo pur essendo fuori dai confini del centro.
Infine il Castello Visconteo, con le sue aperture romaniche che richiamano lo stile gotico.