Umberto Eco: Bustine e riflessioni che hanno fatto la storia
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Umberto Eco: Bustine e riflessioni che hanno fatto la storia

Dalle insidie della rete alla moda cospirazionista. Dalle BR alla guerra di civiltà. Non c'è tema che il grande scrittore non abbia affrontato nella sua celebre rubrica su L'Espresso

1) IL TESTAMENTO EDUCATIVO
Questa lettera aperta al nipotino, pubblicata su L'Espresso nel gennaio 2016, è uno straordinario testamento spirituale ed educativo che tutti i genitori, i pedagoghi, gli insegnanti dovrebbero leggere con attenzione. Dalla pornografia online al rapporto con le nuove tecnologie, fino alla necessità di allenare la memoria storica e individuale, non c'è tema che Umberto Eco non abbia affrontato, con leggerezza e straordinaria erudizione, senza mai indugiare in consigli moralistici.

Caro nipotino mio,
non vorrei che questa lettera natalizia suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni risulterebbero datate. (Continua)

2) 40 REGOLE PER SCRIVERE BENE
In questa bustina, pubblicata sempre per l'Espresso e raccolta in una collana di Bompiani (2000), Umberto Eco ha tradotto una serie di regole molto popolari tra i business writer americani. 

  1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
  2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
  3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
  4. Esprimiti siccome ti nutri.
  5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc. (Continua)


3)  CONTRO LE OSSESSIONI COSPIRAZIONISTE
Alla storia e all'ossessioni delle cospirazioni, Umberto Eco ha dedicato anche un libro, edito da Bompiani, Il cimitero di Praga, che riscrive le vicende dell'Ottocento alla luce delle teorie dei complotti, compresa quella culminata con lo sterminio degli ebrei. In questo articolo apparso su La Repubblica, a seguito di un incontro alla Milanesiana, il grande medievalista ritorna sul tema, spiegando quali sono le ricette per smontare le mode cospirazioniste dei nostri tempi, dopo aver spiegato - in un'altra celebre Bustina - che l'ossessione dei complotti della nostra epoca finisce per nascondere le reali responsabilità di chi ci governa.

Tema di questa Milanesiana è l’ossessione o le ossessioni, e certamente una delle ossessioni dei nostri tempi è quella dei complotti. Basterebbe una rapida navigazione su Internet per scoprire quanti complotti (ovviamente fasulli) vengono denunciati. Però l’ossessione del complotto non riguarda solo il nostro tempo ma anche i tempi passati. Che esistano e siano esistiti nella storia dei complotti mi pare evidente, da quello per assassinare Giulio Cesare, alla congiura delle polveri, alla macchina infernale di Georges Cadoudal, sino ai complotti finanziari odierni per dare la scalata a qualche società per azioni. Ma la caratteristica dei complotti reali è che essi vengono immediatamente scoperti, sia che abbiano successo, vedi Giulio Cesare, sia che falliscano, vedi il complotto di Orsini per uccidere Napoleone III o il cosiddetto complotto dei forestali di Junio Valerio Borghese o i complotti di Licio Gelli. Quindi i complotti reali non sono misteriosi e in questa sede non ci interessano. (Continua

4) SUI RISCHI DEI BOMBARDAMENTI INFORMATIVI
La quantità di messaggi che passa attraverso la Rete può generare una sorta di censura per eccesso di rumore, senza consentire alla gente di capire quello che si legge e selezionare tra i milioni di informazioni reperibili in rete. Eco, in questa Bustina, parte da un aneddoto: la storia, riferitagli da alcuni suoi colleghi dell'Università di Bologna, di uno studente che durante un esame attribuì la responsabilità della strage della stazione del 1980 ai bersaglieri.

Mi hanno riferito dei colleghi che a un esame del triennio, essendo caduto il discorso non so come e perché sulla strage alla stazione di Bologna, di fronte al sospetto che l'esaminando non sapesse neppure di cosa si stesse parlando, gli era stato domandato se ricordava a chi fosse stata attribuita. E lui aveva risposto: ai bersaglieri. (Continua

5) I MILIZIANI DELL'ISIS SONO I NUOVI NAZISTI
Anziché scrivere una Bustina, dopo gli attentati islamisti contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, Umberto Eco ha concesso un'intervista al Corsera dove definiva l'Isis il nuovo nazismo e ripercorreva i ricordi di quando era bambino, sotto i bombardamenti alleati.

Quel che è certo è che sono cambiate le modalità della guerra, c’è una guerra in corso e noi ci siamo dentro fino al collo, come quando io ero piccolo e vivevo le mie giornate sotto i bombardamenti che potevano arrivare da un momento all’altro a mia insaputa. Con questo tipo di terrorismo, la situazione è esattamente quella che abbiamo vissuto durante la guerra.

Ma non si limitava a questo, il grande medievalista. Ripercorreva la storia delle guerre del passato. E toccava un tema, quello degli stermini compiuti in nome di Dio, dove in qualche modo non assolveva nessuno. Eco diceva di essere diventato ateo dopo aver letto il grande teologo medievale Tommaso d'Aquino.

Le grandi guerre sono state scatenate dalle religioni monoteiste per un libro. Ha mai visto degli animisti che hanno tentato di conquistare il mondo con le armi? Sono le religioni del libro a provocare le guerre per imporre l’idea contenuta nei loro testi. Le guerre pagane, tutto sommato, erano sempre locali. Forse un po’ i Romani... Ma i Cartaginesi hanno combattuto per ragioni commerciali, non per imporre il culto di Astarte (Continua

6) CONTRO LA GUERRA DI CIVILTA' (LAICAMENTE)
Umberto Eco non fu mai tenero con chi sosteneva la guerra di civiltà tra Occidente e Islam. Giunse persino, in una celebre Minerva, a parlare dei notevoli influssi islamici di cui era debitore Dante Alighieri ne La Divina commedia. Dopo l'11 settembre scrisse per Repubblica un articolo sulle guerre sante che, con il consueto garbo e la monumentale erudizione, sono state combattute nel corso della storia.

Che qualcuno abbia, nei giorni scorsi, pronunciato parole inopportune sulla superiorità della cultura occidentale, sarebbe un fatto secondario. E' secondario che qualcuno dica una cosa che ritiene giusta ma nel momento sbagliato, ed è secondario che qualcuno creda a una cosa ingiusta o comunque sbagliata, perché il mondo è pieno di gente che crede a cose ingiuste e sbagliate, persino un signore che si chiama Bin Laden, che forse è più ricco del nostro presidente del Consiglio e ha studiato in migliori università. Quello che non è secondario, e che deve preoccupare un poco tutti, politici, leader religiosi, educatori, è che certe espressioni, o addirittura interi e appassionati articoli che in qualche modo le hanno legittimate, diventino materia di discussione generale, occupino la mente dei giovani, e magari li inducano a conclusioni passionali dettate dall'emozione del momento. Mi preoccupo dei giovani perché tanto, ai vecchi, la testa non la si cambia più. (Continua)

7) SULLE BR E SUI NON-COMPAGNI CHE SBAGLIANO
Umberto Eco non è mai stato un intellettuale sulla torre d'avorio, lontano, capace solo di occuparsi - come sovente capita ai suoi colleghi - di grandi temi accademici, senza mai immischiarsi con le vicende dell'attualità politica, della storia, della cronaca. Amava gareggiare con l'amico Moni Ovadia su chi dei due ricordasse più barzelette yiddish. Era un uomo che sapeva anche divertirsi e ridere, sporcarsi le mani con la politica, l'attualità, la cultura pop. Ai tempi del rapimento Moro non fece mancare le sue parole, sempre argute e controcorrenti. Qui - a decenni di distanza - torna sul tema, quello dei cosiddetti compagni che sbagliano, delle Brigate rosse, dello Stato imperialista delle multinazionali che gli costarono anche, nel corso della sua carriera, parecchie insensate accuse di complicità.

In un sito Internet che si intitola 'La storia nascosta' si virgoletta una mia presunta dichiarazione a 'El Pais' e mi si fa dire:"Le Brigate rosse avevano un'idea giusta di combattere le multinazionali, ma hanno sbagliato nel credere nel terrorismo". Se ne deduce pertanto che io condividerei la formula 'compagni che sbagliano', e che sosterrei che "le idee erano condivisibili, erano i metodi che non andavano". E conclude: "Se è questo il contributo di riflessione della cultura italiana, a trent'anni dall'assassinio di Aldo Moro, è un film già visto. Purtroppo". (Continua)

8) SUL PRESEPE NELLE SCUOLE E SUI MUSULMANI
All'indomani della decisione di un preside che rifiutava di fare il presepe in segno di rispetto per gli alunni di altre religioni, il laicissimo Umberto Eco spiega, in questa  Bustina, dove sta l'errore e perché gli intellettuali non sono oracoli con risposte su tutto lo scibile umano.

La prima storia è quella del preside che non vuole fare il presepe nella sua scuola per rispettare la sensibilità di studenti di altre religioni. Faccio per intanto una premessa: mio padre, che non era credente, passava notti e notti a preparare un presepe fantastico, perché si sentiva legato a una tradizione. È bene negare ai ragazzi cristiani la partecipazione a questa tradizione? (Continua)

I funerali di Umberto Eco al Castello sforzesco

ANSA/MATTEO BAZZI

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Paolo Papi