Thalatta? Thalatta?

In questo mese di agosto ho fatto dei bagni al mare. La cosa è banale e assolutamente poco interessante, ma ho due attenuanti: da un lato, sono un tipo piuttosto piatto e mi crogiolo nella mia mediocrità; dall’altro, non è …Leggi tutto

In questo mese di agosto ho fatto dei bagni al mare. La cosa è banale e assolutamente poco interessante, ma ho due attenuanti: da un lato, sono un tipo piuttosto piatto e mi crogiolo nella mia mediocrità; dall’altro, non è dei miei bagni che andrò a parlare.

Quello che ho notato, e anche questo è già stato scritto e descritto, è che in mare non si nuota più. Sono stato in spiagge rocciose, su scogli che tagliavano i piedi e si gettavano in acqua da qualche metro: ebbene, in molti si accalcavano per tuffarsi, anche da altezze discrete, e godersi così l’adrenalina e l’ammirazione degli amici; ma giunti in acqua, si limitavano a galleggiare per qualche secondo o al massimo per un minutino, poi ne uscivano e si tuffavano di nuovo. I lidi sabbiosi, invece, erano pieni di gente che si scottava su asciugamani e lettini vicinissimi fra loro, mentre il mare era utilizzato solo per i primi metri, quasi si trattasse di una gigantesca bagnarola da pediluvio. Io non sono un grande nuotatore e mi limitavo ad allontanarmi verso il largo per qualche decina di metri, non di più; eppure ero quasi sempre solo. E ho l’impressione che non sia sempre stato così.

Insomma, non nuota (più?) nessuno. Il mare, che indiscutibilmente esiste ed è sempre lì, viene frequentato assai meno, e giusto per scopi ludici – come fosse un parco acquatico artificiale – o perché, se Dio vuole, dopo ore fra sabbia e crema solare uno sente anche il bisogno di una rinfrescatina. Eppure nulla mi leva dalla testa (anche se premetto di non essere né un etologo, né un naturalista, né uno zoologo) che l’essere umano, liscino com’è, è un animale anfibio, pensato per stare a lungo in acqua e per vivere il mare, scivolandovi sopra e sotto con la propria pelle di pollo spennato.

Non saprei trarre giudizi da ciò che ho appena notato e raccontato. Si tratta di una semplice impressione; che però, in qualche modo, mi ha crucciato.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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