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Playstation pro islam, dal Ramadan ad addobbi vari. E per le altre religioni? Il nulla

All'interno di Fc24, il gioco del calcio più venduto al mondo, si possono addobbare gli stadi con scritte in arabo. Anche le divise dei giocatori possono essere modificate. La questione ha fatto sorgere un dibattito sull'opportunità o meno di questa scelta. E perché non ce ne siano equivalenti di altri culti.

Per i musulmani di tutto il mondo il Ramadan è un momento sacro, dedicato all’adorazione di Allah. E’ un periodo di quattro settimane (appena terminato) che offre opportunità di devozione e riflessione. Durante il Ramadan, dall’alba al tramonto, i fedeli si astengono dal bere, dal mangiare, dagli atti immorali e dalla collera. Ma non dal giocare alla Playstation. Anzi al gioco del calcio più venduto al mondo, ossia FC24 della canadese Electronic Arts (oltre 14 milioni di utenti). Verrebbe da dire: che cosa c’è di strano? Beh, un aspetto abbastanza particolare e degno di riflessione c'è.

All’interno di questo videogioco c’è la modalità più utilizzata, che si chiama «UT» ossia «Ultimate Team». Senza scendere troppo nei tecnicismi, in questa modalità i giocatori creano una propria squadra (stile Fantacalcio, per intenderci) e possono scegliersi le divise, i palloni e anche gli addobbi per lo stadio. Quest’anno, all’interno della piattaforma di gioco, si può scegliere tra una infinita lista di possibilità: dagli striscioni contro il razzismo, a quelli che inneggiano alla parità di genere. Tutte iniziative sacrosante e lodevoli. Ma in mezzo a questi, spicca anche il «pacchetto Ramadan» che include: divise e striscioni per lo stadio con lo sfondo verde e le scritte in arabo (di cui non c’è e non si trova traduzione, ndr).

Negli ultimi anni, l'industria dei videogiochi ha dimostrato una crescente attenzione verso la rappresentazione e l'inclusione di varie identità e pratiche culturali. Tuttavia, questa evoluzione non è esente da controversie, soprattutto quando si tratta di incorporare elementi religiosi nei giochi. Inserire un elemento chiamato «Ramadan» ha sollevato domande significative circa l'appropriazione culturale e il rispetto delle pratiche religiose.

Da un lato, c'è chi sostiene che includere una celebrazione religiosa come parte di un gioco possa essere considerato un passo verso una maggiore rappresentazione della diversità nel settore. Allo stesso tempo, sorgono interrogativi sulla sensibilità di introdurre aspetti così intimi delle credenze religiose in un contesto ludico, dove il rischio di banalizzare o semplificare tali concetti è sempre presente. Ma Il problema principale con il «Ramadan» in FC24 sembra essere la sua solitudine nel panorama di obiettivi religiosi nel gioco. Non ce ne sono dedicati ad altre ricorrenze religiose di altri culti. Non ci sono striscioni sulla Settimana Santa cattolica né sul Natale per capirci... Solo il Ramadan. Un po’ come dichiarare che l’inclusione funziona solo per alcuni?

Viene da chiedersi anche se la comunità musulmana sia contenta di questa scelta. O è invece, per usare un termine calcistico, un autogol? La rappresentazione di una festività come il Ramadan potrebbe essere vista come un passo positivo, anche se la mancanza di altri obiettivi o elementi a sfondo religioso può far sembrare questo tentativo isolato più come una mossa di marketing che un vero sforzo di inclusione autentica. Oppure è inclusività a senso unico? La questione della rappresentazione delle pratiche religiose in un medium digitale deve essere trattata con cautela e sensibilità. La loro rappresentazione nei videogiochi dovrebbe essere guidata da un'autentica volontà di comprensione e rispetto.

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Guido Castellano