L'importanza della tecnologia in MotoGP, viaggio nel mondo Ducati-Lenovo Team
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L'importanza della tecnologia in MotoGP, viaggio nel mondo Ducati-Lenovo Team

Workstation su misura, Remote Garage e sistemi per macinare ed estrarre dati determinanti per limare i tempi: siamo entrati nel box Ducati al Mugello per scoprire il binomio che domina nel motomondiale

Per andare veloci in pista bisogna essere veloci ai box. Questione di attimi che fanno la differenza, quelli che servono per scaricare i dati dalla moto, analizzare i parametri e decidere come e dove intervenire per limare millisecondi e fermare il cronometro prima degli altri. Questo è il traguardo che inseguono da quattro anni Lenovo e Ducati Corse, collaborazione nata nel 2018 con una sponsorizzazione diventata partnership quando l'azienda di Borgo Panigale ha capito che grazie a tecnologie e strumenti su misura si poteva guadagnare quel margine utile per finire davanti ai rivali.

Così è nato il Ducati-Lenovo Team, attivo in MotoGP con le due moto guidate da Pecco Bagnaia e Jack Miller, che Panorama è andato a scoprire nei box del Mugello, proprio per capire quanta tecnologia c'è nel più importante campionato del motorsport, dove l'artigianalità di chi crea gioielli su due ruote non può più bastare per primeggiare, proprio perché la miscela vincente arriva oggi dall'integrazione tra motore e big data, piloti e intelligenza artificiale. “La tecnologia è per noi una manna dal cielo, frutto però di un lavoro di squadra. Noi corriamo in ambienti profondamente diversi, passando dal deserto in Qatar all'umidità dell'88% che si raggiunge in Malesia, quindi abbiamo bisogno di soluzioni e prodotti che rispondano a determinati requisiti. Da queste esigenze Lenovo è partita per sviluppare strumenti ad hoc, come la serie ThinkPad P1, che è stata disegnata in base a come avremmo utilizzato la workstation, ma anche con la Ram e l'hard disk che serviva a noi”, spiega Stefano Rendina, Responsabile IT Ducati Corse. Per capire meglio le peculiarità di un mondo senza eguali, va tenuto a mente che in Ducati Corse i portatili spesso sono utilizzati da chiusi, poiché collegati a schermi esterni. Per questo le workstation fornite da Lenovo contano su sistemi di raffreddamento per dissipare il calore e consentire un utilizzo prolungato senza controindicazioni. “Questo significa essere partner e collaborare, invece di fornire hardware a scatola chiusa”, chiarisce Rendina.

Ducati Corse

Le parole dei responsabili Ducati sono chiare e precise ma è quando si entra nel box che si capisce davvero quanto le attività di tecnici, ingegneri e piloti siano legate a workstation, server, dati e cloud computing. Tra i due bolidi rosso fiammante spuntano alcuni ThinkPad X1 Fold, il pc pieghevole che può essere sfruttato in molteplici modalità, semplificando l'analisi dei dati mirata a comprendere come e dove intervenire per assicurarsi il miglior assetto della Desmosedici GP 22. Un obiettivo complicato dalla mancanza della telemetria in tempo reale, vietata in MotoGP al contrario della Formula 1, che costringe il team a giocare costantemente sul filo del rasoio, senza margine di errore. Tutto passa dalla raccolta delle informazioni nei primi giri di prove libere del venerdì, quando il pilota esce per provare il circuito e pochi minuti dopo rientra ai box, così da scaricare i dati dalla moto per analizzarli, attendere il rapido conciliabolo tra pilota e capotecnico, per poi apportare le necessarie modifiche alla moto. In questo processo, che si ripete durante le prove ufficiali mentre nel giorno di gara le variazioni dovrebbero limitarsi (in teoria) all'analisi della temperatura o ai rimedi a eventuali rovesci e improvvisi cambiamenti delle condizioni atmosferiche, ci si gioca buona parte del risultato finale. E non si può prescindere dalla tecnologia.

Al Mugello nel box Ducati 

Ducati Corse


Cruciale per macinare dati si rivela il server ThinkSystem SE350, piccolo, versatile e facilmente trasportabile ma anche capace di resistere in ambienti estremi, parte integrante dell’upgrade dello scorso anno di Lenovo che “ci ha permesso di ottenere dati e informazioni in un terzo del tempo di calcolo rispetto a prima, arrivando quasi a raddoppiare il numero di simulazioni che possiamo eseguire contemporaneamente”, spiega Gabriele Conti, Direttore Sistemi Elettronici Ducati Corse. Per entrare nel dettaglio e capire quali sono gli elementi che marcano la differenza per andare veloci in pista, basta sapere che ognuna delle 8 moto Ducati che partecipano alla MotoGP produce in un weekend circa 15GB di dati. “Si tratta di una mole che arriva da oltre 50 sensori, che tengono traccia di tutto, dalla velocità all'aderenza, all'accelerazione, con le gomme che ad esempio misurano umidità e temperatura interna, mentre i sensori a infrarossi montati sul forcellone permettono di conoscere la temperatura della gomma in determinati punti, consentendoci di capire quale sia il tipo di gomma migliore per la gara”, aggiunge Conti.

La moto di Pecco BagnaiaFoto Alessio Caprodossi

In Ducati Corse l'azienda conta sempre più del pilota, tanto che tutte le informazioni raccolte in ogni turno di prove e durante le gare sono a disposizione di ogni team e pilota (e non ci sono differenze tra squadra ufficiale e team satelliti). “Sulle moto c'è scritto Ducati ed è quello che conta, poi ogni pilota utilizza i dati per migliorare la propria moto in relazione alle singole esigenze e alle caratteristiche di guida, traendo vantaggio dall'accesso ai dati degli altri. A noi questo sistema di condivisione ci permette di moltiplicare le informazioni, comprendere dove intervenire per ottimizzare le configurazioni e quindi avere maggiori chances di successo finale”, ci spiega Davide Tardozzi, Team manager Ducati ed ex pilota capace di imporsi nel 1988 a Donington Park (Inghilterra), nella prima gara della storia del Mondiale Superbike. E a corroborare la forza della visione collettiva c'è anche la conservazione del dato, che torna utile a distanza di anni quando ci si trova ad affrontare scenari già vissuti in passato (come la pioggia su uno specifico tracciato).

Un'altra certificazione dell’importanza strategica delle soluzioni tecnologiche in MotoGP è arrivata con la pandemia, quando la diffusione dei contagi di Covid-19 ha costretto la Dorna a rivedere le norme di sicurezza e alleggerire del 35% il personale dei team in pista. Grazie al supporto di Lenovo, Ducati ha sviluppato il Remote Garage, infrastruttura che ha permesso a tutti gli ingegneri di partecipare attivamente allo sviluppo del setup delle moto, pur se collegati da casa o dal quartier generale di Borgo Panigale. “Così hanno potuto lavorare in maniera simile a quanto avrebbero potuto fare se fossero stati in loco”, ha puntualizzato Paolo Ciabatti, Direttore Sportivo Ducati Corse. Un sistema nato per cause di forze maggiori e pensato originariamente in modalità provvisoria, che a fronte dei risultati è stato invece potenziato per continuare ad aumentare lo scambio di informazioni e ridurre i tempi di sviluppo (oltre ai costi delle trasferte). “Le gomme sono uno degli elementi cruciali per andare più veloci degli altri e, durante i fine settimana di gare, il nostro specialista ogni sera, da casa, analizza i dati delle otto moto per poi confrontarsi con noi e scegliere le gomme migliori per l'occasione. Questo è un esempio concreto del nuovo modo di lavorare”, dichiara Luigi Dall’Igna, General Manager Ducati Corse.

Ducati Corse

Cullarsi sugli allori in MotoGP non è tollerabile e lo sguardo è perennemente rivolto al futuro. Che per Ducati Corse significa anche realtà aumentata, tecnologia in grado di aprire potenzialità finora inesplorate. “Abbiamo iniziato quest'anno a testare i visori ThinkReality A3 AR e l'idea è migliorare i servizi di supporto post-vendita e le attività in Sala Prova, consentendo ai nostri ingegneri di guidare da remoto gli operatori nelle fasi di manutenzione, verifica e montaggio delle componenti del motore. La possibilità di riprodurre visivamente la moto o un suo componente a grandezza naturale in un contesto reale, inoltre, permette di avere una visione d'insieme unica del lavoro dei progettisti, impossibile da ottenere in uno schermo tradizionale”, racconta Conti, anche se c’è chi ha già in mente un prodotto specifico per il futuro a breve termine. “Vogliamo sfruttare la realtà aumentata per creare nuove esperienze utili a rinsaldare il nostro legame con i tifosi, cui teniamo tanto - aggiunge Stefano Rendina - Mi piacerebbe però sfruttare l'innovazione in ambito logistico, per esempio con la realizzazione di un casco o un paio di occhiali con cui i meccanici possano visualizzare in maniera istantanea una serie di informazioni inquadrando i singoli elementi della moto. Un mezzo che metta in collegamento anche il nostro database e i magazzini, così da provvedere a eventuali rifornimenti e mantenere sempre tutto sotto controllo con un solo sguardo”.

Più che un sogno, sembra un anticipo di quel che verrà. Anche perché prevedere, simulare e guardare a ogni tipo di soluzione che permetta a Ducati Corse di capire come muoversi prima di passare alla fase produttiva è un obbligo, oltre che un tratto distintivo dell'azienda. “Noi siamo una piccola-media impresa con 150 persone e dobbiamo giocare d'anticipo rispetto ai giganti con cui ci confrontiamo. Per questo la tecnologia è e resta una risorsa determinante per arrivare prima degli altri”, conclude Rendina. Se è impossibile paragonare chi produce 60.000 moto all'anno con Honda che in dodici mesi ne mette sul mercato 15,4 milioni, in pista al momento la sfida racconta un'altra storia: con 5 successi su 9 gare disputate (3 vittorie di Enea Bastianini e 2 di Pecco Bagnaia), la MotoGP dice che Ducati sta andando più forte degli altri e il merito è anche delle tecnologie che utilizza.

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Alessio Caprodossi