iron dome israele
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Iron dome, come funziona il sistema di difesa dai missili di Gaza di Israele

Il sistema è in grado di fermare centinaia di obiettivi anche in contemporanea, ma non è infallibile

Come è fatta Iron Dome, la “Cupola di ferro”

Iron Dome (Cupola di ferro) è un sistema missilistico di difesa aerea sviluppato da due aziende israeliane, Rafael Advanced Defense Systems ed Elta Systems, con il supporto degli Usa, ed è basato su tre componenti: un radar ad apertura sintetica che rileva e traccia le traiettorie dei razzi o dei proiettili in arrivo; un sistema di comando e controllo che determina il livello di minaccia e le batterie di razzi intercettori in grado di colpire fino a una distanza di circa 70 chilometri fino all’esaurimento dei 60 elementi di cui è composta ogni batteria. Non è però un sistema a basso costo, poiché ogni razzo difensore costa circa 80.000 dollari. Il cuore del sistema è il radar multi-missione (Mmr) che opera sulle bande S o C (da 2 a 4 e da 4 a 8 GHz) in grado di distinguere un aereo militare amico da un avversario e un proiettile da un razzo, verificarne le caratteristiche mediante osservazione all’infrarosso e quindi inseguirlo in modo da poter guidare i razzi intercettori sul bersaglio.

In pratica, il radar genera un'immagine della situazione aerea in corso e la aggiorna molto rapidamente, pilotando la reazione oppure trasferendo i dati ad altri radar collegati tra loro in una rete che può quindi aumentare la densità dei rilevamenti contemporanei e con questa l’efficacia della risposta. Gli operatori prendono atto della situazione e valutata la gravità della minaccia decidono di lanciare l’intercettazione quando i bersagli entrano nel loro raggio d’azione.

La “scoperta” è possibile anche a 650 km di distanza, anche se tipicamente nel caso dei razzi di Hamas avviene da non oltre 120 km, mentre qualora l’Iron Dome fosse schierato in Ucraina la sua efficacia sarebbe indubbia contro un certo tipo di minacce. Considerando che un razzo e un drone viaggiano a velocità molto differenti tra loro (il primo a diverse centinaia di km l’ora ed ha una superficie riflettente limitata dalla forma da missile, il secondo è molto più lento e presenta una sezione più visibile alle onde radio per la presenza di ali), il tempo per elaborare il tracciamento sarebbe più lungo e quindi la precisione della reazione ancora migliore. In particolare, i razzi Qassam usati dalle milizie palestinesi viaggiano a circa 750 km/h e, secondo la versione, hanno una portata massima di circa 20 km, mentre i droni iraniani viaggiano a 185 kmh e hanno una larghezza di 2,5 metri.

Iron Dome, tuttavia, può essere configurato anche per bersagli più grandi e veloci, seppure non riesca a eguagliare il sistema di difesa russo S-400 (che arriva a intercettare 80 minacce contemporanee grandi anche come missili balistici e a grandi distanze ma, al contrario, non può essere efficace contro quelle più piccole), né ovviamente il nuovo sistema Skysabre inglese, capace di identificare, tracciare e colpire fino a 24 bersagli contemporaneamente. Secondo Bae System, sarebbe in grado di colpire un oggetto grande come una palla da tennis che volasse alla velocità del suono.


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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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