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Difesa e Aerospazio

Boeing consegna Orca, il primo drone sommergibile della Marina Usa

Grandi fino a un terzo dei sottomarini tradizionali, possono attraversare l'oceano e compiere missioni d'attacco in modo autonomo

Dopo il battesimo ufficiale avvenuto l'estate scorsa e una campagna di prove funzionali, poco prima di Natale 2023 Boeing ha consegnato il primo drone sottomarino a lungo raggio, denominato Orca, alla Marina americana. Pensato nel 2017 insieme con Lockheed-Martin e realizzato dal 2019, questo tipo di navi sottomarine senza equipaggio ma di grandi dimensioni (in sigla Xluuv, da eXtra-Large Unmanned Undersea Vehicle, cioé con diametro dello scafo superiore ai 213,3 cm e lunghezza di 15,5 metri fino a circa 26), nasce per eseguire senza personale a bordo missioni d'attacco, anche depositando mine o posizionandosi laddove sono presenti cavi sottomarini per telecomunicazioni da quali è possibile ricavare dati utili alle strategie militari.

In pratica si tratta di sommergibili grandi fino a un terzo di quelli tradizionali, ma senza marinai a bordo. In un comunicato stampa Boeing descrive Orca come una nuova classe di sottomarini autonomi in grado di svolgere missioni critiche di lunga durata per ottenere il dominio marittimo sottomarino in ambienti mutevoli e acque contese, e certo gli Usa non sono l'unico Paese che se ne sta dotando: Regno Unito, Francia, Cina e Giappone hanno progetti simili a vari stadi di avanzamento, ed anche l'Unione europea, in seno al Pesco (Cooperazione strutturata permanente nell'ambito della sicurezza e della difesa comune) ha i suoi progetti, come il Musas, che pare però destinato alle sole operazioni d'intelligence.

Secondo Boeing l'Orca avrebbe già accumulato 2.500 ore di test oceanici, molte delle quali necessarie per perfezionare i sistemi di guida inerziale che in immersione sono l'unica alternativa ai segnali Gps, captabili soltanto in superficie. Quella delle comunicazioni per il comando e controllo dell'unità a grandi distanze è proprio la sfida tecnologica più importante, in quanto detti segnali devono essere sicuri e robusti, per non rischiare la perdita del sottomarino o la cattura da parte del nemico.

Non avendo a bordo spazi, servizi e arredi destinati alla presenza umana, il suo peso massimo è di oltre 45 tonnellate contro quello a vuoto di sole 7,5, offrendo uno spazio utile per i carichi prossimo a 57 metri cubi, con la disponibilità di fornire a questi ultimi energia mediante la batteria di bordo da 18 Kilowatt ricaricata dal motore di tipo diesel-elettrico.

Di fatto il primo drone sommergibile ad alto potenziale che entra in servizio effettivo è l'Orca: “Questo è il culmine di oltre un decennio di lavoro pionieristico, sviluppando un veicolo sottomarino a lungo raggio e completamente autonomo con una grande capacità di carico utile che può operare in modo completamente indipendente da un veicolo ospite” ha dichiarato Ann Stevens, vicepresidente dei sistemi marittimi e di intelligence di Boeing, che spiega: “ho avuto il grande piacere di vedere il nostro team dare vita a questa capacità unica nel suo genere e siamo orgogliosi della loro innovazione, perseveranza e impegno costante che hanno prodotto il drone sottomarino più avanzato e capace al mondo. Con la partnership della Marina, non vediamo l’ora di continuare a fornire alla flotta questo veicolo rivoluzionario”.

La dirigente fa riferimento al contratto del valore di 274,5 milioni di dollari che deve essere firmato tra Difesa Usa e Boeing entro il 2026 per realizzare i primi cinque esemplari di serie, dotati anche di un vano di carico modulare e interfacce idonee per equipaggiarli con carichi utili attuali e futuri, come sensori e sonde remotizzabili. Intanto però la Marina, nel corso dell'anno appena concluso, aveva richiesto e ottenuto la cifra di 104 milioni di dollari per l’anno fiscale 2024 al fine di poter sperimentare il prototipo e definire i requisiti dei militari. Orca deriva a sua volta dal prototipo di sviluppo Echo Voyager, sempre di Boeing, che diede alla Marina militare Usa la consapevolezza della necessità di disporre di mezzi simili ma di dimensioni e autonomia maggiori, in modo da eliminare la necessità di inviare una nave appoggio entro una certa distanza dal sommergibile senza equipaggio.

Un fattore decisivo, anche perché l'elettronica necessaria per “dialogare” con il sottomarino finisce inevitabilmente per rendere queste unità di servizio riconoscibili. Mentre, con sottomarini indipendenti e capaci di attraversare gli oceani senza appoggio di superficie, si aprono potenzialità tattiche maggiori come poter effettuare contromisure antimine, guerra antisommergibile, antisuperficie ed elettronica e missioni d'attacco e di supporto alle unità tradizionali.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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