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Cyber Security

L'opinione pubblica dorme, il cybercrimine no

La Rubrica - Cybersecurity Week

Se l'attacco alla Colonial Pipeline ha portato per una volta alla ribalta il crimine informatico, meno effetto sembrano avere suscitato il blocco dei sistemi del servizio sanitario irlandese e, in questi ultimi giorni, il data breach subito dalle linee aeree indiane che avrebbe coinvolto i dati di oltre 4,5 milioni di clienti. Il crimine non dorme mai, ma in compenso l'opinione pubblica sembra essere in uno stato di veglia intermittente e soprattutto di breve durata.

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Quello che continua a mancare è la presa di posizione. Normalmente quando si verificano disastri che colpiscono direttamente le persone da un punto di vista materiale o psicologico si crea una "pressione" che spinge i governi e le autorità a "fare qualcosa", non sempre la cosa giusta, ma comunque "qualcosa". Ora se eventi come lo stop al funzionamento della Colonial Pipeline o, per restare in casa nostra, il blocco di gran parte dei servizi del comune di Brescia di cui ho parlato qui, fossero stati determinati da un bomba, anche senza alcuna vittima, sono convinto che oltre allo sdegno, si sarebbe acceso un dibattito al calor bianco sulla necessità di garantire la sicurezza di infrastrutture critiche e servizi pubblici. Con ogni probabilità sarebbero scesi in campo opinionisti di prestigio e attivisti, le parti sociali avrebbero strepitato, le forze dell'ordine sarebbero state spinte a una mobilitazione di massa con comunicati stampa quotidiani sui progressi delle indagini. Tutto questo sotto la "pressione" di cui accennavo prima.

Fortunatamente non abbiamo assistito ad alcuna esplosione: l'oleodotto è tutto intero come pure la sede del comune di Brescia, tuttavia gli effetti non sono stati differenti: il carburante non arrivava alle pompe di benzina e molte delle attività municipali non potevano essere svolte. E' lecito quindi domandarsi perché l'umanità vive in modo tanto diverso eventi che pur producendo effetti analoghi accadono al di là di uno schermo. Da tempo sostengo la nostra incapacità biologica di cogliere i pericoli digitali, figlia dell'impossibilità di mettere a frutto quanto ci trasmettono i nostri cinque sensi, ben poco utili in un mondo fatto di bit. Tuttavia la situazione diventa più preoccupante se nemmeno in presenza di effetti palesemente tangibili prodotti da un attacco cyber, le persone restano in questo dormiveglia percettivo. A volte mi domando se, nel caso in cui l'11 settembre 2001 i terroristi non fossero stati a bordo degli aerei ma avessero violato i sistemi della torre di controllo di uno degli aeroporti di New York comodamente seduti in poltrona, il mondo avrebbe reagito allo stesso modo. Più il tempo passa e più faccio fatica a rispondere a questa domanda.

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Alessandro Curioni