L'eccidio di Padre Calleri e dei suoi missionari: storia di un "cold case"
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L'eccidio di Padre Calleri e dei suoi missionari: storia di un "cold case"

Il 1 dicembre 1968 nel cuore dell'Amazzonia venivano ritrovati gli scheletri di 8 religiosi. Il regime brasiliano e gli avventurieri diedero la colpa ai nativi. Dopo decenni, la verità

Quella del Padre missionario Giovanni Calleri è una storia che avrebbe potuto tranquillamente diventare un film con una trama simile a quella di "Blood Diamond", la pellicola del 2006 con Leonardo Di Caprio. Purtroppo ciò che che successe nel cuore della foresta amazzonica esattamente mezzo secolo fa, fu tragica realtà.

Il 1 dicembre 1968 venivano trovati dai parà brasiliani i resti martoriati di Padre Calleri e di otto dei suoi missionari. La notizia, che ebbe vasta eco, aprì un vero e proprio "cold case" risolto soltanto dopo decenni, senza che alcun responsabile venisse tuttavia condannato. Le lunghe ricerche condotte soprattutto da uno dei missionari compagni della vittima, fecero emergere il complotto operato da avventurieri occidentali decisi a tutto pur di arricchirsi con le ingenti risorse minerarie della foresta amazzonica abitate dalle tribù indio. Ripercorriamo gli avvenimenti di quella strage che si consumò nel tardo autunno del 1968.

Aeroporto di Milano Linate, 15 febbraio 1965

Sulla pista di asfalto dell'aeroporto internazionale lombardo cominciava l'avventura missionaria in Amazzonia di Don Giovanni Calleri da Carrù (Cuneo). La scena si svolge ai piedi della scaletta di imbarco tra i singhiozzi coperti dal fischio dei reattori di sua madre Lucia, che non rivedrà più il figlio con il suo viso disegnato da un folto pizzo che ricordava un po' il profilo dei cappellani degli Alpini come Don Gnocchi. Pochi minuti dopo il jet si staccava dalla pista, destinazione Brasile. Don Calleri coronava il sogno della sua vita da religioso: missionario in Amazzonia nella foresta della regione di Manaus, abitata dalle tribù indio.

Chi era Padre Giovanni Calleri

Il percorso di Don Giovanni fino alla vita missionaria non fu lineare, ma travagliato e spesso ostacolato dalla chiusura mentale della Chiesa degli anni '50. Nato a Carrù nel cuore della Langa, Calleri fu allevato dalla madre rimasta vedova prematuramente. Figlio di una famiglia benestante ebbe il suo contatto con gli ambienti del seminario fin dalla quinta elementare, per poi proseguire con gli studi superiori ed essere ordinato sacerdote nel giugno del 1957. Dototo di un carattere irrequieto ed anticonformista, venne diverse volte in contrasto con l'autorità ecclesiastica per le attività all'avanguardia nelle parrocchie prima di Niella Tanaro e quindi a Calizzano in Val Bormida. Animato dal vento riformista del Concilio Vaticano II, Don Giovanni  tirò dritto puntando ad ottenere l'accesso alle missioni che rappresentavano l'obiettivo irrinunciabile della sua vocazione. Dopo un primo tentativo presso il PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) fallito a causa di pregiudizi e diffamazioni contro il giovane prete giudicato troppo intraprendente e indisciplinato, Don Giovanni bussava così alla porta delle Missioni Consolata di Torino, città dove viveva anche la sorella monaca di clausura che aveva sempre sostenuto il suo slancio in favore dei poveri del mondo. Finalmente, il 12 gennaio 1965 il prete di Carrù è ammesso alla professione religiosa e missionaria.

Foresta amazzonica della regione di Manaus, Brasile. Febbraio 1965

Padre Calleri, giunto in Brasile alla sede missionaria di Roraima, familiarizzò con il portoghese e con i costumi delle popolazioni native in compagnia di Padre Bindo Meldolesi assieme al quale aveva fondato la missione Catrimani nel cuore della giungla amazzonica, nella zona del rio Alalau.

La regione era abitata dalla tribù indio dei Waimiri-Atroarì, un popolo primitivo e ostile nei confronti dei colonizzatori bianchi interessati allo sfruttamento delle immense risorse minerarie della zona. Il metodo di Calleri nell'avvicinare gli indio alla missione evangelica era delicato, mai invasivo. Ben presto il religioso piemontese riuscì a guadagnarsi la fiducia dei nativi sulle sincere intenzioni di pace e carità della missione italiana.

Cantiere della strada BR-174 al km 200, ottobre 1967: il contesto storico prima del massacro

Siamo negli anni della dittatura militare brasiliana, che considera le popolazioni indio un grave ostacolo allo sfruttamento economico delle risorse dell'Amazzonia, tanto da attuare una sistematica azione di violenta deportazione delle popolazioni native. Accanto alla repressione operata dai militari, si erano aggiunti interessi nello sfruttamento minerario di avventurieri Inglesi ed americani (alcuni di loro ritenuti vicini alla CIA), che si erano stabiliti in Guyana per poter mettere in atto i piani di sterminio delle tribù che si opponevano alla colonizzazione bianca.

Contemporaneamente, la giunta militare di Brasilia iniziava la costruzione della strada BR-174 tra Manaus e Boa Vista, un'arteria di alto valore strategico per gli interessi del governo, che tagliava in due le zone abitate dalla tribù dei Waimiri-Atroarì, quelli con cui Padre Calleri fraternizzava da circa due anni. In quei giorni i nativi, sentendosi minacciati di violenze e deportazioni, decisero di opporsi con la forza alla costruzione della strada, bloccando il cantiere all'altezza del km.200.

A poca distanza da dove si svolsero le proteste, quella di Calleri non era la sola missione evangelica. Con l'obiettivo di "aprire la strada" agli interessi dei connazionali, erano giunti nella zona gli uomini del Pastore americano Robert Hawkins, che aveva rapporti frequenti con un colonnello dell'esercito britannico agli ordini di un misterioso affarista statunitense, chiamato "Mister John". A questi si era unito un altro spregiudicato avventuriero americano che conosceva a fondo le tribù indio dell'Amazzonica, Claude Leawitt. Tutti i componenti del gruppo rispondevano a forti interessi nel campo dello sfruttamento minerario.

Per forzare la mano e procedere all'eliminazione definitiva dei Waimiri Atroarì che ostacolavano gli interessi dei "bianchi", nacque il complotto che vide coinvolto Giovanni Calleri assieme ai componenti della sua missione. Nell'ottobre 1967 il prete italiano fu chiamato dal Dipartimento Nazionale delle Strade brasiliano (DNER) in qualità di mediatore con la tribù dei Waimiri al fine di tentare di convincere i membri del popolo nativo a spostarsi di circa 120 chilometri dal sito di costruzione della strada nella giungla.

La figura di Calleri calzava a pennello per i piani dei cospiratori: gli indigeni si fidavano di lui ed avrebbero quindi ascoltato le sue richieste. Lo stesso missionario aveva più volte espresso la sua preoccupazione di un massacro imminentedegli indio da parte delle forze armate brasiliane, ed accettò così l'incarico con la speranza di poterli salvare e di garantire la pace nella foresta amazzonica. "Mister John" e gli altri avventurieri maturarono così l'intenzione di inscenare una tragedia causata dagli stessi Waimiri per poi procedere alla loro eliminazione in qualità di colpevoli.

Aviosuperficie della missione americana di Kanaxen, Amazzonia. Marzo 1968

Dalla polvere alzata da un elicottero appena atterrato emergono le figure dei cospiratori. Sono arrivati alla missione del pastore Hawkins da dove partiva la nuova pista preparata per iniziare gli scavi minerari nel territorio degli indio ed eliminare una volta per tutte il problema dell'ostilità degli indigeni. Con l'aiuto di uomini della tribù rivale dei Wai-Waidanno fuoco ad un villaggio attribuendo la colpa a Calleri ed ai suoi missionari. Poco dopo l'azione si levano nuovamente in volo per tornare nel territorio della Guyana, al confine con la regione amazzonica di Boa Vista. Nella zona rimane solamente l'avventuriero Claude Leawitt in compagnia di quattro indigeni Wai-Wai.

Territorio della tribù dei Waimiri-Atroarì. Fine ottobre 1968

Pronto all'azione mediatrice, Padre Calleri si spostava con alcuni dei missionari in un "campo di contatto", ossia un accampamento avanzato all'interno dei territori abitati dagli indigeni in lotta contro l'avanzamento della strada BR-174. Al campo base era invece rimasto il missionario brasiliano Alvaro Paulo da Silva, che fu visto incontrarsi con Leawitt e con alcuni uomini armati e vestiti in mimetica e che sarà in seguito sospettato di essere il traditore che facilitò agli gli assassini il compito dello sterminio di Calleri e dei suoi. Era il 31 ottobre del 1968 quando il missionario italiano si venne a trovare a cospetto degli indio che, nonostante le calunnie sulla responsabilità del villaggio incendiato, si rifiutarono di attaccare Padre Giovanni. Fu necessario allora, per i cospiratori, intervenire direttamente: sotto la minaccia delle armi, Leawitt e i suoi costrinsero i Waimiri ad attaccare. Nonostante le intimidazioni dei cospiratori stranieri, ancora gli indio si dimostravano riluttanti. Fu così che uno degli "uomini bianchi" colpì a tradimento Giovanni Calleri che si trovava su un amaca. Colpito all'addome, il missionario cercò di mettersi in salvo ma fu raggiunto pochi secondi dopo da un nugolo di frecce scagliate dagli indigeni passati a Leawitt. Con lui cadevano anche 8 missionari che avevano accompagnato padre Giovanni. Dopo il massacro, i corpi dei religiosi venivano trasportati nel cuore della giungla nel tentativo di non farli mai più ritrovare.

Poco dopo la notizia della scomparsa di Giovanni Calleri e dei suoi uomini, i cospiratori passavano alla seconda e più importante fase del piano: il massacro dei Waimiri-Atroarì, iniziato poco dopo l'eccidio di Calleri e dei suoi.  Negli anni successivi, la popolazione indio sarà decimata e ridotta a poche centinaia di individui.

Il corpo di Calleri sarà recuperato un mese più tardi quando un plotone di parà brasiliani ritrovò i resti dei missionari ridotti pressochè a scheletri spolpati dai predatori. Era il 1 dicembre 1968. Il giorno dopo i giornali e la televisione italiana riempirono le prime pagine ed i tg con la tragica notizia del ritrovamento del missionario piemontese e dei suoi nel cuore della giungla.

La costruzione della strada BR-174 riprese speditamente nel 1972, 4 anni dopo i fatti, quando ormai l'ostilità degli indio era stata debellata con lo sterminio. Le autorità del regime brasiliano insabbiarono le responsabilità. Fu l'opera di uno dei compagni di missione di Calleri, Padre Silvano Sabatini, a cercare di fare luce sulle responsabilità giungendo dopo decenni di ricerche ai nomi dei responsabili, che non saranno mai condannati. Attraverso i contatti con i testimoni dell'epoca, il missionario giunse faticosamente alla ricostruzione verosimile della strage ed ai suoi moventi, raccolta nel libro "Massacre" pubblicato in Brasile.

Nel 2009 la pronipote di Calleri, Margherita Allena, ha ripercorso la BR-174 sulle tracce della storia del prozio in compagnia della cugina. Incontrando le persone che lo avevano conosciuto mezzo secolo fa, si è potuta rendere conto della stima e dell'affetto indelebile lasciato dal missionario venuto dalla Langa nel cuore dell'Amazzonia ad incontrare il tragico destino.

Padre Giovanni Calleri riposa in una chiesa di Boa Vista. Per ulteriori approfondimenti sulla vicenda e sull'eredità missionaria del religioso si segnala il sito web degli Amici di Padre Calleri a questo Link

Courtesy Amici Padre Calleri
Padre calleri con un piccolo aereo e i membri della missione, tra le vittime della strage del 1968

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Edoardo Frittoli