Agostini: “Valentino, mi sono rivisto in te”
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Agostini: “Valentino, mi sono rivisto in te”

Il 15 volte campione del mondo dice la sua sulla vittoria di Rossi a Misano. “Meglio dell'anno scorso? Per uno come lui, conta solo il primo posto”

Dicono che un Valentino così sorridente non si vedesse da anni. A Misano, il pilota della Yamaha ha messo tutti in fila per l'istantanea numero 107 in carriera. Lui primo, tutti gli altri a inseguire, come non accadeva da Assen 2013. Pure il cannibale Marc Marquez, caduto nel tentativo di non perdere contatto con il Dottore. Jorge Lorenzo? Uno dei tanti ad accompagnare il lungo solo del Rossi più vincente d'Italia. San Marino si è vestita di giallo e ha reso merito al fuoriclasse di Tavullia: tutti in piedi, si scrive la storia. A seguire la gara dai box c'era anche Giacomo Agostini, il pilota che nei Sessanta e Settanta ha fatto grande il tricolore sulle piste di tutto il mondo.

Agostini, lei l'aveva previsto.
“Previsto è una parola un po' grossa. Diciamo che avevo detto che avrebbe vinto una Yamaha e così è stato. In più, avevo visto un Valentino molto motivato e determinato. Alle 20 del sabato sera era ancora ai box con i meccanici, si vedeva che ci credeva. Insomma, sì, era nell'aria questo successo”.

La caduta di Marquez: una cortesia della dea bendata che ha contribuito a dare forma al trionfo.
“Quando il pilota spagnolo è caduto, Valentino era in testa ed era tutto a suo favore. Difficile fare i conti con quanto sarebbe potuto essere e non è stato. Certo, se Marquez non fosse caduto sarebbe stata una bella lotta, perché il ragazzino non molla mai, su questo non ci sono dubbi. Tuttavia, per come sono andate le cose, credo che ieri fosse la giornata di Rossi. Non poteva andare diversamente”.

Rossi è tornato sul gradino più alto del podio 18 anni dopo la prima vittoria nel motomondiale. Oltre il talento, c'è di più.
“Eravamo abituati a vedere Valentino vincere 10-12 gare all'anno. Ora ne ha vinta una e speriamo che ne vinca ancora, ma ci aveva abituato molto bene, ci trattava tutti da signori. Per questa gara, credo si sia preparato come forse mai aveva fatto prima d'ora. Sa benissimo anche lui che l'età conta e che deve fare sempre qualcosa di più per arrivare prima degli altri. Per lui, era la gara di casa, se sbagliava una curva finiva nel suo salotto, ci teneva moltissimo. E' stata una corsa emozionante. Le dirò, mi sono emozionato anch'io. Mi sono rivisto in lui e ho immaginato la sua gioia nel tornare a vincere dopo tanto tempo. In questi casi, il trionfo ha sempre un sapore diverso”.

Fino all'anno scorso, il Dottore pareva destinato a recitare la parte del comprimario, messo alle corde dai soliti noti. Poi, la svolta. Cosa è cambiato?
“A me non piace mai esagerare. I numeri dicono che su venti gare ne ha vinta una. E' vero, quest'anno ha finora fatto più podi rispetto allo scorso anno, però ha vinto soltanto una corsa, come nel 2013. E per un nove volte campione del mondo come Valentino conta quasi esclusivamente il primo posto. Uno come lui non può accontentarsi di un piazzamento pur dignitoso”.

Quale potrebbe e dovrebbe essere il prossimo traguardo di Valentino? Può ancora lavorare per vincere un mondiale?
“Io glielo auguro, perché sono sicuro che per il nostro sport sarebbe un bene e a Misano s'è visto. Pareva che Valentino avesse vinto il titolo iridato. Detto questo, sappiamo tutti perfettamente, lui compreso, che sarà molto difficile che possa capitare. Inutile prendere in giro i tifosi. Però è lì, a lottare con gli altri. Anche contro quelli che dicevano fosse finito. Al contrario, io ho sempre sostenuto che non fosse più in grado di fare quello che faceva prima, tutto qui. Certo, mi auguro che la gara di ieri si ripeta. Ma più passa il tempo, più è difficile ripetersi. Non fosse così, sarei ancora in pista”.

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Dario Pelizzari