Sochi, la guida alla città olimpica gay friendly
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Sochi, la guida alla città olimpica gay friendly

Nonostante la legge anti-gay voluta da Putin, Sochi è pronta ad accogliere gli atleti olimpici, ma anche la comunità omosessuale

A Sochi è quasi tutto pronto per accogliere migliaia di atleti e accompagnatori per i Giochi olimpici invernali. Due settimane durante le quali la cittadina russa sul Mar Nero si riempirà di persone e con essa anche i suoi locali gay friendly. La località di villeggiatura rappresenta, infatti, un'isola felice nella Federazione russa, dove la legge anti-gay voluta da Putin rende la vita difficile ad omosessuali e lesbiche. Non a caso qui si trova una quantità di locali e nightclub omosex superiore alla media del resto del Paese.

Tra questi il più famoso è forse il Majàk , rimasto attivo anche e soprattutto dopo l'entrata in vigore, a gennaio del 2013, della legge che vieta appunto la "propaganda di fronte ai minori", una norma che secondo alcuni cela la volontà del presidente russo di colpire direttamente tutta la comunità gay e lesbica. A gestire il locale, il cui motto è "quel che succede a Sochi rimane a Sochi", è Andrej Tenichev. Da otto anni nel suo Majàk entrano centinaia di coppie (e non) gay, in cerca di un posto tranquillo in cui divertirsi, sorseggiando vodka e alcol in genere, che qui viene venduto a prezzo maggiorato rispetto a quanto non accada a Mosca. A confermarlo è lo stesso Tenichev, che prima gestiva un bar nella capitale russa, ma che ha scelto di trasferirsi in questa zona di confine per far soldi.

Al Moscow Times è lui stesso a raccontare che, lontano da occhi indiscreti, nel suo locale si esibiscono russi accanto a ceceni, azeri, ma anche ucraini, in un clima di grande tolleranza reciproca. In questa zona termale non lontana dal Caucaso si trovano però anche altri locali nei quali omosessuali e lesbiche possono trovare spettacoli e intrattenimento, in tranquillità. A scorrere l'elenco proposto dal sito GayScout , si va dai nightclub agli hotel: è il caso, ad esempio, del Cruise Bar (solo per uomini) o del Marins Park Hotel.

Sempre a Sochi è possibile anche, data la vicinanza al Mar Nero, frequentare le spiagge per nudisti, come la Dagomys Beacho la Maly Ahun Beach, o ancora la Ploshad Iskustv, dove si trovano prevalentemente omosessuali. Al Pomada Mix, invece, è previsto l'accesso e la frequentazione anche e soprattutto ai trans.

Insomma, se qui i gay trovano tutta l'accoglienza che cercano, per Putin non sarà facile gestire i Giochi olimpici invernali, specie perché proprio in vista dell'inizio delle Olimpiadi sono molte le iniziative di protesta contro la legge anti-gay che si stanno organizzando. La maggior parte arriva dall'estero, da Paesi come gli Stati Uniti dove si sono fatti passi da gigante contro la discriminazione sessuale. Non è un caso che nelle scorse settimane proprio dagli Usa sia arriva una forte provocazione, con la scelta di due icone gay come portabandiera dell'America . Alla cerimonia d'apertura dei Giochi in programma il 7 febbraio sfilerà per prima tenendo la bandiera a stelle e strisce Billie Jean King, la 70enne ex giocatrice di tennis tra le prime a fare outing. Per quella di chiusura, invece, Caitlin Cahow, ex giocatrice di hockey su ghiaccio e simbolo della lotta per i diritti delle lesbiche, oltre che vincitrice di un argento a Vancouver 2010 e di un bronzo a Torino 2006. 

A guidare la delegazione Usa poi non ci sarà nè la First Lady, Michelle Obama (come a Londra), nè il vicepresidente, Joe Biden (scelto per l'edizione di Vancouver), bensì un ex ministro come Janet Napolitano (Sicurezza), a testimoniare il basso profilo scelto dagli Usa. Non resta dunque che attendere che i riflettori si accendano su Sochi, mentre Tanichev, dal suo locale, esorta: "Niente provocazioni violente, solo qualcosa di positivo e simbolico, magari un bacio".

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Eleonora Lorusso