MotoGp: crollo Marquez, Mondiale riaperto
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MotoGp: crollo Marquez, Mondiale riaperto

A Phillip Island, errore clamoroso della Honda del rookie spagnolo, che è costretto a tornare ai box perché squalificato. Ne approfitta Lorenzo, che vince la gara e si porta a -18 in classifica

9 – JORGE LORENZO. In un gran premio a due ruote che tanto ha ricordato le gare a quattro ruote, a causa di quel passaggio obbligatorio ai box per il cambio gomme e quindi moto perché altro non si poteva fare (vedi capitolo Bridgestone, roba da mettersi le mani tra i capelli per la disperazione), il campione del mondo in carica si guadagna da par suo una giornata meravigliosa per ricominciare a sperare in un titolo che già sembrava perduto. Lorenzo fa tutto bene. Partiva primo e fin dai primi giri ha dovuto ripetere il solito ballo per tenere a bada l'irruenza delle due Honda, che gli soffiavano sul collo e parevano in grado di passarlo da un momento all'altro.

Qualche errorino qua e là, dovuto più alla pressione degli avversari che a reali mancanze nel controllo del mezzo, poi il pit stop al volo. Che lui, Lorenzo, rispetta come da copione di inizio gara, mentre l'altro, Marc Marquez, il suo rivale numero uno nella lotta per il trionfo di fine stagione, sbaglia clamorosamente con conseguenze che hanno dell'incredibile. E che potrebbero essere ancora peggiori, se la direzione gara dovesse prendere sul serio la spallata che il pilota della Honda rifila al collega della Yamaha al ritorno in pista. Lorenzo osserva e procede senza farsi distrarre oltremodo. E' al settimo cielo, ma non lo fa vedere nemmeno quando scende dalla moto a fine gara con il primo posto in tasca e con lo svantaggio da Marquez che scenda da 43 a 18 punti. A due corse dalla fine. Tanta roba.

8 – DANI PEDROSA. Che non avrebbe bissato la prova superlativa di Sepang era chiaro sin dalle prime libere del venerdì. Troppo veloci e carichi di motivazioni i due colleghi spagnoli che si giocano titolo e orgoglio per potersi davvero inserire nella battaglia per la vittoria. La partenza dalla quinta posizione, la sintesi perfetta di quanto sarebbe potuto accadere. Giornata no, gara da dimenticare, meglio la prossima. Invece, pronti e via e Pedrosa fa il fenomeno. Passa Bautista e Rossi in un amen e si mette subito alle spalle di Marquez e Lorenzo. Gara tutta da scrivere.

Pedrosa danza con il duo di testa per 9 giri, poi passa ai box per primo con un affanno da brividi (la Honda quasi non lo disarciona al momento di frenare per rispettare la velocità imposta nella pit lane), e fa il muso lungo quando gli viene fatto notare che avrebbe dovuto cedere una posizione per aver superato i limiti di velocità all'ingresso nella zona box. Marquez ne approfitta e torna secondo, ma dura poco. Perché poco dopo spunta la bandiera nera che dice 'fine della corsa'. Pedrosa sorride e amministra il risultato. Lorenzo oggi era troppo veloce. Ma in fondo va bene così. Ora la distanza dal compagno di squadra è scesa a 34 punti. Tutta un'altra cosa.

6 – VALENTINO ROSSI. Il minimo sindacale per una prova vissuta ai margini come spesso gli è accaduto nel corso della stagione. Là davanti i soliti noti lottano senza risparmiarsi per raggiungere un posto al sole mentre il Dottore è preso dalla battaglia meno onorevole con Bautista e Crutchlow per non farsi sfuggire la quarta posizione, l'ultimo sorriso prima del pianto. E' un sali e scendi senza fine. Rossi si fa passare, poi recupera, ripassa e torna a scalciare. Come può. Al traguardo, è terzo grazie all'harakiri di Marquez. A una manciata di millesimi da chi lo seguiva, a una camionata di decimi da Lorenzo, che tanto per cambiare ha una moto uguale alla sua.

4 – MARC MARQUEZ. E va bene che a 20 anni tutto è concesso, soprattutto se hai un talento infinito come l'extraterrestre di Cervera e sei a un passo, forse meno, dal titolo mondiale nella MotoGp al primo tentativo in carriera. Epperò, a tutto c'è un limite. Detto che è assai probabile che la vera frittata della corsa l'abbia firmata il suo team, che non lo avverte come dovrebbe che è tempo di rientrare ai box per il cambio moto obbligatorio (Honda voto 2, è un errore questo che può valere un Mondiale), è difficile riuscire a commentare e pure a giustificare il ritorno in pista del leader della classifica dopo il passaggio ai box.

Marquez si piazza sulla scia di Lorenzo che arriva da dietro a 300 km/h e il contatto è inevitabile ma fortunatissimo per entrambi, che riescono a rimanere in piedi e a non andare a spasso per campi a braccetto. A fine gara, il pilota Yamaha non è furioso come ci si potrebbe aspettare, anzi, spiega che la colpa è sua perché ha allargato la traiettoria più del necessario, tuttavia resta il sospetto che Marquez avrebbe potuto fare qualcosa di più per non finirgli quasi in braccio. E qui si entra in zona allarme rosso. Sì, perché si dà il caso che al pilota Honda manchi soltanto un punto-patente per rimediare una sanzione di quelle vere e potenzialmente pesanti. La Dorna ha preso nota e presto dirà. Ma se fino a ieri, era titolo mondiale al 95%, ora le quotazioni sono scese bruscamente. Marquez e Honda, vittime di loro stessi.

3 – BRIDGESTONE. A Phillip Island hanno riasfaltato la pista. Succede. Storia di ordinario buon senso quando il manto stradale non garantisce più l'aderenza necessaria. L'operazione, come logico, non viene completata una settimana prima dell'arrivo del motomondiale, bensì alcuni mesi prima. Tutto torna. A tutti. Tranne alla Bridgestone, che si presenta al Gran premio d'Australia con tre mescole che dopo qualche giro vanno in frantumi, tanto che la direzione gara è costretta a rivedere il piano corsa, ridurre il numero dei giri (da 26 a 19) con tanto di sosta obbligatoria tra il nono e il decimo passaggio per il cambio gomme. La domanda è semplice semplice: non sarebbe stato opportuno che la Bridgestone tornasse per tempo a Phillip Island per testare i pneumatici sul nuovo asfalto? Attendiamo spiegazioni, pronti a fare marcia indietro nel caso la risposta al quesito preveda giustificazioni degne e solide.

@dario_pelizzari

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Dario Pelizzari