RETROSCENA - Così Inzaghi è diventato il nuovo allenatore del Milan
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RETROSCENA - Così Inzaghi è diventato il nuovo allenatore del Milan

Seedorf bocciato a marzo, poi le consultazioni con tecnici esperti e quindi il via libera a Pippo con uno staff tutto di milanisti - Milan-Seedorf, divorzio d'oro  - la cronaca del vertice di Arcore  - L'opinione di Tiziano Crudeli - Sondaggio

Addio Seedorf. Il futuro del Milan si chiama Pippo Inzaghi. Non un tecnico affermato e nemmeno uno dei tanti nomi girati nelle ultime settimane, a partire da quello di Unai Emery che pure il club rossonero ha sondato con interesse fino all'ultimo prima di abbandonare. La corsa alla panchina che in questa stagione è stata di Massimiliano Allegri e Clarence Seedorf alla fine l'ha vinta Pippo che ha ricevuto l'investitura direttamente da Silvio Berlusconi in un vertice notturno che ha ricordato quello dello scorso 2 giugno, servito per confermare Allegri (senza rinnovo di contratto) e che poi si è rivelato l'inizio di tutti i mali di una stagione disgraziata.

Manca ancora l'annuncio ufficiale e bisognerà attendere un po', soprattutto perché si tratta di questioni legali ed economiche legate al divorzio da Seedorf che - come potete leggere qui - non sarà né rapido né indolore per le casse del Milan. La scelta di Inzaghi, però, ha il pregio di tenere insieme tutte le anime del Milan. E' un uomo di Galliani, anzi il preferito dell'ad con delega sportiva che se lo coccola da sempre, piace a Silvio Berlusconi e ha avuto l'assenso di Barbara. Con lui ci sarà uno staff di milanisti che comprenderà certamente Filippo Galli. Non è un caso che all'attuale responsabile del settore giovanile non fosse stato rinnovato il contratto: non era un bocciatura, ma il primo tassello di un puzzle che si è composto negli ultimi cinque giorni. Difficile resti Mauro Tassotti, che era la balia designata. Potrebbe essere promosso anche Stefano Nava mentre Brocchi sale dagli Allievi alla Primavera facendo spazio all'ingresso di Billy Costacurta.

Inzaghi è stato scelto perché è piaciuta l'idea di iniziare un nuovo ciclo con un tecnico giovane e i suoi risultati con la Primavera hanno convinto sia per il trionfo al Viareggio che per la qualità di gioco espresso. Poi c'è la questione economica: è già legato da contratto con il Milan, avrà un adeguamento importante ma compatibile con i soldi che Berlusconi dovrà sborsare per separarsi da Seedorf o tenerlo sotto contratto in attesa che si liberi lui. Anche questo aspetto ha pesato (e non poco) sulla scelta finale, arrivata dopo che negli ultimi due mesi Galliani aveva sondato una serie di alternative.

L'elenco dei nomi è lungo e non tutti hanno avuto chance concrete di allenare il Milan. Prandelli si era ormai promesso alla nazionale e ha mantenuto fede alla parola data ad Abete, ma lo stesso ct ha ammesso di aver ricevuto più di una telefonata. Spalletti è stato a lungo in pole position, ma il vincolo con lo Zenit ha reso impossibile il matrimonio. Ancelotti è stata solo una suggestione durata lo spazio di 48 ore, Donadoni non è mai stato realmente richiesto al Parma, Jorge Jesus è sotto contratto col Benfica fino al 2015 e lo stesso vale per Montella, liberabile con pagamento di 6 milioni della clausola. Troppo.

Poi c'è stata la candidatura di Unai Emery che è tramontata per mancanza di tempo e convinzione. Il segnale è arrivato intorno alle 19 di ieri, quando il tecnico ha parlato con la radio ufficiale del Siviglia annunciando che avrebbe rinnovato con gli andalusi mercoledì. Emery, che non aveva ancora firmato ma era in parola con i suoi dirigenti, aveva ottenuto una finestra fino a metà settimana. Il Milan ci ha pensato, ma alla fine ha preferito una soluzione diversa liberandolo. Inzaghi è stato convocato in tutta fretta ad Arcore ed è arrivato sdraiato sul sedile posteriore dell'Audi di Adriano Galliani. Alla cena era presente anche Confalonieri. A mezzanotte brindisi e saluti. Non un addio. Solo arrivederci.

 

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Giovanni Capuano