E se tornasse Pellegrini?
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E se tornasse Pellegrini?

L'ex presidente lancia un messaggio a Moratti: "Non vendere a Thohir, ti aiuto io". La suggestione di una cordata italiana e di un ticket con l'uomo che è già stato presidente dall'84 al '95 - Chi è Erick Thohir - Foto: i presidenti dell'Inter - CALCIOMERCATO IN DIRETTA

L'Ernesto, detto come piace a Milano e nei salotti buoni della città, se ne andò quasi in silenzio, un po' per sfuggire alla contestazione di San Siro, che rivoleva a tutti i costi un Moratti alla guida dell'Inter, un po' perché il calcio degli anni Novanta era già stato gonfiato dallo sbarco di Berlusconi e la Pellegrini Spa faticava a tenere il passo con cifre e investimenti sempre più alti. Pellegrini fece allora l'unica cosa che la Milano nerazzurra gli chiedeva: restituire l'Inter alla Famiglia e consentire a Moratti Massimo di inseguire il mito di papà Angelo. Era l'inverno del 1995, diciotto lunghissimi anni fa.

Da allora l'Ernesto è quasi sempre stato in silenzio. Schivo di carattere, convinto di non aver nulla da dire che potesse essere utile alla sua squadra del cuore e voglioso di non alimentare alcuna polemica con quello che oggi chiama "l'amico Massimo", ma che allora - in quei mesi burrascosi - era stato dipinto per molti come un suo nemico prima che il tempo e la reciproca conoscenza rimettessero le cose a posto.

Premessa doverosa per dire che la suggestione di un ticket Moratti-Pellegrini alla guida dell'Inter in modo da non lasciarla in mani straniere è forte e non è detto che abbia cattiva accoglienza a Milano. Per il momento è solo questo, ma il messaggio che l'uomo che guidò la società dal 1984 al 1995 ha lanciato a Moratti quasi alla vigilia della chiusura dell'accordo con Thohir non può passare inosservato.

Pellegrini ha rotto il silenzio per mandare un segnale preciso a Moratti, incontrato a Portofino in uno degli ormai tradizionali appuntamenti tra le due famiglie: "Non ho nulla di personale nei confronti di Thohir, che non conosco e ha una posizione finanziaria invidiabile, però questa situazione mi addolora perché mi dispiace vedere la mia squadra del cuore finire nelle mani di uno straniero" ha detto alla Gazzetta dello Sport.

Ha toccato un tasto importante con queste parole. Cedere o no l'Inter al magnate indonesiano? Fare o no un salto nel futuro che è, però, contemporaneamente anche un salto nel buio? Dubbi che anche Moratti si sta trascinando in questa torrida estate e che sta cercando di risolvere ricavando per sé e per i suoi collaboratori più stretti un ruolo operativo e di garanzia anche nell'Inter che verrà. Di qui il balletto di cifre e quote. Il 30% adesso e poi la maggioranza. Oppure l'80%, anzi il 75%. O, forse, solo il 55% con una condivisione di rischi e poteri. Raramente un'operazione da oltre mezzo miliardo di euro è stata più ammantata nel mistero.

Ora Pellegrini esce allo scoperto e lancia la sua proposta: aiutare Moratti a respingere l'offerta indonesiana mettendosi a guida di una cordata di imprenditori e industriali "con grandi mezzi" che assicura di conoscere e dei quali, però, non fa i nomi. "In fondo basterebbero quattro persone serie per formare una cordata seria" dice Pellegrini, che aggiunge: "Se da solo non ce la fa più, perché non si fa avanti per aiutarlo qualche imprenditore italiano o meglio milanese? Mi rifiuto di credere che non ci sia nessuno".

Suggestione o realtà? Moratti ha avuto con sé nei suoi 18 anni alla guida dell'Inter quasi solo l'amico Tronchetti Provera. Da tempo, però, è quasi da solo al timone e la crisi internazionale, che non ha risparmiato anche i conti della Saras, ha drasticamente tagliato le riserve (personali) a disposizione del club. Moratti ha amato alla follia la società che fu di suo padre arrivando a spendere di tasca propria 1,2 miliardi di euro in ricapitalizzazioni e assegni a colmare i passivi di bilancio. Adesso non ce la fa più e l'offerta di Thohir è irrinunciabile anche per questo.

Pellegrini lo sa e ricorda come anche lui cedette l'Inter in un momento di difficoltà economica ("Anche se il vero motivo non l'ha mai saputo nessuno, è un segreto che tengo per me, è presto per svelarlo ma verrà il giorno il cui racconterò la verità") dopo aver vinto qualcosa ma non tantissimo: 1 scudetto, 2 Coppa Uefa e 1 Supercoppa italiana. Perché no a Thohir? "Perché le squadre di calcio non sono un business e prima di tutto devono essere amate - dice Pellegrini alla Gazzetta -. Thohir, come qualsiasi altro straniero, non può dire di amare l'Inter. Oggi per lui è soltanto interesse".

In attesa di verificare se qualcuno vorrà uscire allo scoperto, è bene ricordare che la Pellegrini Spa nel frattempo è tornata a essere un'azienda florida. Si occupa di catering e ristorazione collettiva, ha interessi anche al di fuori dell'Italia e conta 7.500 dipendenti con un fatturato nel 2011 di 500 milioni di euro. Non abbastanza per competere con i 15 miliardi che Thohir si porta in dote, ma sufficienti per iscriversi alla cordata alla milanese. Il tempo però stringe e i margini perché la suggestione si trasformi in realtà sono ristretti. I contatti tra Moratti e Thohir sono ormai puntati alla definizione dei dettagli, le firme impegnative potrebbero anche arrivare prima di Ferragosto con il closing a settembre. Cosa farà Massimo davanti alla richiesta del vecchio amico?

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