Flop del nuoto, sotto accusa strutture e preparazione
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Flop del nuoto, sotto accusa strutture e preparazione

Pellegrini e scelta dell'allenatore, Vismara: "ha deciso col cuore"

Tra polemiche, cinguettii (quelli di Twitter) e mancate medaglie si è chiusa la spedizione italiana degli azzurri del nuoto. Il bilancio recita “zero medaglie, 8 finali e 4 record italiani”. Troppo poco, anzi praticamente nulla. Era dalle Olimpiadi di Los Angeles 1984 che non accadeva che i nuotatori risalissero sull’aereo per l’Italia senza medaglie al collo. Difficile pensare che potesse succedere proprio a Londra con in vasca Federica Pellegrini. Fede ha deluso ma non è stata la sola. A deludere è stata l’immagine che i nuotatori azzurri hanno mostrato fuori dall’acqua dell’Aquatics Center. Le dirette del nuoto si sono trasformate in una serie di conferenze stampa a bordo vasca con dichiarazioni sempre più pungenti verso compagni ed allenatori. Per non parlare di quanto accaduto sui social network. Roba da fare invidia alle polemiche di un mondiale di calcio. La verità è che il nuoto italiano molto spesso in questi anni ha raccolto di più quanto avesse seminato. Lorenzo Vismara, oggi voce di Eurosport, ha passato la sua vita tra le corsie delle piscine italiane e può spiegarci che cosa non ha funzionato a Londra e soprattutto cosa serve per ripartire. A volte per ritornare a galla bisogna davvero toccare il fondo della vasca.

Nessuna medaglia dal nuoto. Forse ci eravamo abituati troppo bene?

“Le aspettative c’erano ed erano giustificate da anni di risultati straordinari, a volte persino inaspettati. Le vittorie ovviamente hanno portato maggiore attenzione ma soprattutto parecchi soldi. Oramai ci sono enormi interessi economici che girano intorno agli atleti più in vista. Se le cose vanno male è giusto pagare lo scotto di questo successo”.

Tutti hanno reso meno di quanto ci si aspettasse…

“Se fosse capitato a degli sconosciuti avrei dato la colpa all’emozione delle Olimpiadi. Siccome è capitato a gente come Federica Pellegrini, Filippo Magnini o come lo stesso Scozzoli, direi che sicuramente è stato sbagliato qualcosa nella preparazione. Questo è fuori di dubbio. La maggior parte degli atleti, soprattutto quelli del gruppo di Rossetto (allenatore di Pellegrini e Magnini ndr), era molto al di sotto dei suoi standard di forma. Può capitare, però penso che quando un intero gruppo fallisce in questo modo bisogna farsi per forza delle domande. Se non altro per non commettere gli stessi errori anche in futuro.”

E’ stata l’Olimpiade delle polemiche a bordo vasca…

“Quello che ha fatto più male è che sembrato quasi che Magnini e compagni si aspettassero questi risultati. Le dichiarazioni del dopogara avevano l’aria di essere preparate già da tempo e che fossero lì pronte per venire fuori”.

E’ sembrato anche che alcuni, tra cui la Pellegrini, non si fidassero completamente del loro allenatore. Lei è Magnini hanno già detto che non cambieranno. Non sarebbe meglio un’inversione di rotta?

“La decisione sull’allenatore è legata anche a delle scelte di vita. Evidentemente la Pellegrini voleva, e vuole ancora, nuotare a Roma insieme a Filippo Magnini. Può essere che Federica abbia rinunciato a qualche garanzia tecnica pur di stare vicina al fidanzato e quindi più tranquilla sotto il profilo mentale. Rossetto è un allenatore capace ma sicuramente è un tecnico più adatto ai velocisti come Magnini e meno ai mezzo fondisti come la Pellegrini. Il motivo della scelta non lo sapremo mai però il dubbio mi rimane”.

Il clima nella squadra azzurra si è fatto subito molto pesante. Orsi ha parlato di “aria irrespirabile”. Questo quanto può aver pesato sugli scarsi risultati?

La squadra è importante perché comunque ti alleni insieme e in una competizione olimpica vivi anche insieme. Logico che quando cominciano a non arrivare i risultati il clima cominci a farsi più teso. Succede sempre così, mi è capitato più volte anche durante la mia carriera. Di certo senza arrivare ai livelli di polemica che si sono stati quest’anno. Detto questo, non credo che possa essere solo l'umore della squadra il motivo per cui l’Italia è tornata a casa senza medaglie…”.

Qual è allora il vero motivo del fallimento?

“Io voglio partire da lontano. Prima di tutto la mancanza di strutture. Sotto questo punto di vista in Italia siamo indietro di trent'anni e adesso non ci possiamo più nascondere. Prima di Londra ci eravamo sempre salvati grazie alla prestazione del singolo ma anche attraverso i sacrifici delle società sportive e dei loro tecnici che a volte lavorano quasi gratis.”

La Federazione ha fatto abbastanza?

“La federazione fa quello che può coi mezzi che le vengono messi a disposizione. La verità è che ci sono atleti che nuotano in condizioni pietose. In tutta Italia c’è un solo centro federale di riferimento, quello di Ostia, da dove tra l’altro viene Gregorio Paltrinieri. Forse non è un caso. Io personalmente posso solo ringraziare la Federazione perché mi ha sempre permesso di allenarmi in una corsia completamente libera. Ci sono atleti che non hanno questa fortuna”.

Ci sono nuotatori che non hanno una loro corsia dove allenarsi. Siamo a questo punto?

“Siamo esattamente a questo punto. Un nuotatore oltre un certo livello può allenarsi con al massimo un’altra persona nella sua stessa corsia. Purtroppo molte volte questo non succede. Senza voler citare altri aspetti come le palestre, gli allenatori, i preparatori ecc...credo che almeno avere una corsia libera in cui allenarsi sia condizione indispensabile per competere alle Olimpiadi”.

Quindi i nuotatori devono andare all’estero?

“Appena si mette il naso fuori dall’Italia ci si accorge subito del livello di professionismo a cui sono arrivati in altre nazioni. Il confronto con gli Stati Uniti è quasi impietoso. Non si può sempre sperare che dalle poche piscine che abbiamo escano dei campioni alla Fioravanti, alla Brambilla o alla Pellegrini. Bisogna allargare il bacino che già in Italia, per dimensioni, ovviamente non è esteso come quello di altre super-potenze”.

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Teobaldo Semoli