La Pellegrini in finale. "Solo lei ci può salvare"
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La Pellegrini in finale. "Solo lei ci può salvare"

Lorenzo Vismara (Eurosport) spiega perché la campionessa veneta ha deciso a sorpresa di fare la "sua" gara, i 200 sl - tutti i successi di Federica (foto) -

Federica Pellegrini c'è. La campionessa veneta ha stupito tutti in batteria con un ottimo tempo che le è valso l'accesso alla semifinale dei 200 sl (con il terzo tempo assoluto) chiudendo accanto alla francese Muffat, che a Londra lo scorso anno le tolse allori e sicurezze. Poi in serata si è superata, vincendo la sua semifinale e chiudendo con un tempo che ha dell'incredibile, sotto il minuto e 56". Insomma, il nuoto azzurro è ancora (e solo) lei. Federica che dopo Londra disse di volersi prendere un anno sabbatico per staccare la spina dallo stress delle gare e invece eccola in vasca, a fare del suo meglio per tenere alto il morale della truppa italiana.

A Barcellona avrebbe dovuto gareggiare soltanto nei 200 dorso, come da programmi. Ieri, la decisione a sorpresa: sarà al via anche deii 200 stile libero. Oggi, alle 18, darà battaglia in semifinale. Tocca (ancora) a lei salvare la spedizione italiana dal secondo flop in dodici mesi?

"Be', diciamo che i conti si fanno sempre alla fine - dice a panorama.it Lorenzo Vismara, ex grandissimo del nuoto made in Italy e da qualche tempo voce tecnica per Eurosport -. Sicuramente, due delle nostre grandi chance di medaglia ce le siamo giocate. E parlo di Ilaria Bianchi e di Fabio Scozzoli, che era chiamato a difendere il titolo di vicecampione del mondo. Hanno toppato un po' tutti e due, in maniera diversa, forse. Perché Scozzoli non è arrivato con la preparazione adeguata e la Bianchi ha lasciato sul piatto un secondo dalle prestazioni che ha già dimostrato di saper fare. Un secondo sui cento metri diventa un divario quasi incolmabile". 

Come giustificare il loro passo falso? Inutile nasconderlo, si contava anche su di loro per rendere meno triste il nostro medagliere.

"Le attese erano sicuramente buone. Per le giustificazioni, aspettiamo le loro dichiarazioni e quelle dei loro allenatori. I programmi stabiliti sono stati fatti, per questo è difficile dare una spiegazione a questo risultato negativo. Può esserci stata un po' più di pressione per Ilaria, che nonostante sia la campionessa del mondo in vasca corta era alla sua prima gara dopo Londra da possibile protagonista in vasca lunga. Scozzoli era invece abituato agli appuntamenti che contano. Non so spiegare quanto gli sia successo". 

Interessante la tesi che ha proposto Alessia Filippi nel corso della diretta Eurosport: "Gli atleti italiani si concentrano più sulle gare davanti al pubblico di casa che sulle grandi manifestazioni internazionali, dove invece partecipano spesso senza grandi motivazioni". Possibile?

"Tutto è possibile, però bisognerebbe fare una distinzione tra le prime linee, che partecipano ai campionati internazionali per fare risultato grosso, e le cosiddette seconde linee, che vedono nella qualificazione il traguardo massimo della loro carriera. Perché la zona medaglia appare ai loro occhi inarrivabile. Detto questo, è indubbiamente vero che la nostra Nazionale non ha mai vissuto con particolare goliardia e spirito agonistico l'attesa dell'evento. Ci si nasconde un po' sempre. Rispetto ad altre nazionali, come gli Stati Uniti, sempre sopra a tutti, non si vive la gara come una festa e con dichiarazioni positive. Loro, gli atleti americani, non si spaventano a dire che vogliono vincere anche se, sulla carta, in alcuni casi non avrebbero alcuna possibilità. Credo che sia una questione di cultura e di approccio alle competizioni. Noi siamo scaramantici, loro molto meno. E vincono. E magari in questo modo ci scusiamo in anticipo se le cose non vanno bene". 

Un problema quindi più di approccio mentale che di capacità e di talento.

"Potrebbe anche essere. Non me la sento di dare giudizi definitivi perché non vivo nell'ambiente della Nazionale ormai da qualche anno. Però ricordo la prima intervista che ho rilasciato. Era a Siviglia, nel 1997, nel corso di un Europeo. Luca Sacchi mi chiese quali fossero i miei propositi per la finale dei 100 stile nei quali gareggiava un certo Popov (ndr, Aleksandr, una delle leggende del nuoto di ogni epoca). Io risposi: 'Entro e vinco'. Sapendo benissimo che non avrei avuto alcuna possibilità. Sacchi rimase in silenzio per qualche secondo. Ecco, quello era il mio modo di intendere la gara. Non si può entrare in vasca per il bronzo. Si nuota per vincere, sempre e comunque. Perché se prima ancora di iniziare ci mettiamo dei limiti, be', difficile che le cose vadano bene. L'Italia a mio parere sbaglia proprio qui. Si pone dei limiti troppo bassi. Sì, credo si debba lavorare in questa direzione, per migliorare l'approccio psicologico alla gara". 

Meglio secondi al Sette Colli che ottavi ai Mondiali. Anche per questione di ritorni economici. Suggestione infondata?

"Tenderei a escluderlo, perché di solito gli sponsor non decidono di investire un un atleta che non ha i numeri per fare risultato anche nelle grandi manifestazioni internazionali. Penso piuttosto che sia un problema di organizzazione. Il Mondiale obbliga a fare spostamenti non indifferenti, poi c'è il fuso orario, le gare ravvicinate. La prima cosa che mi ha insegnato un mio grande amico e allenatore è stata: 'Ricordati che la prima cosa che devi cercare quando entri in una piscina nuova è il bagno'. Sembra una stupidaggine, ma è fondamentale. Perché prima della gara in bagno ci vai quattro o cinque volte in un'ora. E gli atleti sono centinaia. Anche questo fa la differenza quando le gare si decidono per pochi decimi". 

Per la serie, i grandi risultati si costruiscono dalle piccole cose. 

"Assolutamente, sì. La concentrazione è tutto in uno sport come il nuoto". 

"Non mettetemi nessun masso sulle spalle, gareggio per divertirmi, non erano mie quest'anno le aspirazioni da medaglia", ha detto la Pellegrini questa mattina dopo aver superato le batterie dei 200 stile libero. Può davvero strappare un risultato importante in una gara per la quale non si è allenata negli ultimi mesi?

"La Pellegrini è una campionessa straordinaria con doti atletiche fuori dall'ordinario. Lei può fare sempre e comunque l'exploit. Dal punto di vista squisitamente tecnico, si è preparata per i 200 dorso e quindi ha l'allenamento aerobico di base per sostenere uno sforzo diverso. Il vero problema potrebbe arrivare se dovesse essere costretta a spingere oltre il limite, perché si è allenata sulla schiena e non sulla pancia. Certo la Muffat (ndr, Camille, argento olimpico francese) è preoccupata e non poco per la presenza in vasca della Pellegrini. Nelle batteria ha fatto un grande crono, speriamo che non incida negativamente nelle prove successive". 

Si dice che la Pellegrini abbia detto sì ai 200 stile libero più che per dovere che per convinzione. Tocca sempre a lei il compito di salvare il salvabile?

"Credo sia una sensazione assolutamente fondata. Anche perché Federica aveva chiesto alla Federazione italiana che la sua partecipazione alla gara fosse tenuta nascosta fino all'ultimo e così non è stato. Dopo un minuto, lo sapevano già tutti i giornali, che chiaramente hanno dato spazio a questa notizia e un po' meno ai risultati poco gratificanti degli altri azzurri. Mi è sembrata una mancanza di rispetto ingiustificabile. Federica non meritava un simile trattamento. Riuscisse a vincere un bronzo, salverebbe da sola tutta la spedizione".

Stasera (ore 21,40) andrà in scena una grande classica della pallanuoto internazionale, quell'Italia-Spagna che riporta alla mente la finale olimpica del 1992. Chi vince vola in semifinale e si candida per un posto di prestigio sul podio. Il Settebello di Campagna ha i numeri per fare bene. Il traguardo è alla portata. E servirebbe ad allentare un po' il disagio per un medagliere azzurro che fa acqua da tutte le parti.

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Dario Pelizzari