Roma: calciomercato o Champions per ripianare

Roma: calciomercato o Champions per ripianare

Un cartellino giallo. Metaforico, ma pesante. È quello che il Sole 24Ore ha sventolato questa mattina nei confronti della Roma, che ha appena approvato il bilancio relativo al primo semestre 2012. Ad agitare le penne di via Monte Rosa …Leggi tutto

Un cartellino giallo. Metaforico, ma pesante. È quello che il Sole 24Ore ha sventolato questa mattina nei confronti della Roma, che ha appena approvato il bilancio relativo al primo semestre 2012. Ad agitare le penne di via Monte Rosa sono soprattutto le conclusioni di revisori e collegio dei sindaci allegate al documento (per chi volesse approfondire il tema, la nota integrale è scaricabile nell’area corporate del sito ufficiale).

James Pallotta allo stadio Olimpico con l'ex direttore sportivo Franco Baldini, di spalle (Credits: Alfredo Falcone/LaPresse)

Secondo i controllori, infatti, “il patrimonio netto consolidato è negativo per 52 milioni e il risultato operativo per circa 58″ e “i piani economici e finanziari della società non evidenziano una sufficiente autonomia che consenta di prescindere da ulteriori ricapitalizzazioni”. In parole povere: se la gestione corrente della squadra non subirà una svolta, presto i soci saranno costretti a rimettere mano al portafoglio.

Cosa che nessuno dei due azionisti di riferimento, né Unicredit né la cordata guidata dall’italoamericano James Pallotta (proprietari rispettivamente al 60 e al 40 per cento della holding Neep che ha la maggioranza del club), ha voglia di fare. Soprattutto in un momento come questo in cui le prospettive del club sono azzoppate da una classifica non eccelsa e dall’impossibilità di realizzare in breve tempo il nuovo stadio come richiesto dalla proprietà.

Forse non è un caso, dunque, quell’accenno dei revisori a piani societari sostanzialmente insostenibili. E forse non è neppure un caso che le loro osservazioni, vecchie di una decina di giorni, trovino spazio proprio all’indomani della decisione della Uefa di iniziare a sanzionare i club che non rispettano il fair play finanziario.

In linea teorica, infatti, la perdita consolidata dei giallorossi supera già la soglia di tolleranza dei 45 milioni richiesta da Michel Platini e dal suo staff, e obbligherebbe la società a chiudere in utile il prossimo bilancio (in questo caso stiamo parlando di bilancio stagionale, differente da quelli di Borsa Italiana, ossia relativo al periodo luglio 2012/giugno 2013). Possibile? I revisori lo escludono.

I conti della Roma non sono al collasso, intendiamoci. Sono simili, per struttura e patrimonializzazione, a quelli di molte altre squadre di serie A che però hanno la fortuna di non essere tutti i giorni sotto i riflettori di Consob e giornali. Ma senza capitali freschi e senza possibilità di ottenere prestiti (se diventa schizzinosa persino la banca controllante, che poi è anche quella di gran lunga più esposta, figuriamoci le altre…) per abbattere il debito ci sono solo due strade: vendere i giocatori più pregiati o centrare la qualificazione alla prossima Champions’ League.

Il sito Transfermarkt, vera Bibbia del settore, stima attualmente il valore della rosa dell’As Roma in 139,7 milioni, con il solo Daniele De Rossi valutato 34. Pare una bestemmia, ma liberandosi del solo Capitan Futuro la squadra ridurrebbe di oltre il 50% il suo rosso di bilancio (oltre ad alleggerire le partite correnti da uno degli ingaggi lordi più onerosi).

L’unica alternativa, visto che in estate la società ha rinunciato a questa opzione respingendo l’offerta del Manchester City, è riconquistare la vetrina della comeptizione più importante. Se si osservano le pieghe del bilancio, infatti, i minori ricavi realizzati nel corso della stagione 2011/2012 (16,2 milioni da gare, 13,6 da diritti tv e 9,1 alla voce «altro») sono dovuti proprio alla mancata partecipazione alla Champions. Riconquistandola, le casse ne trarrebbero un beneficio quasi immediato.

Paradossalmente, l’intero debito della società potrebbe risultare azzerato nel giro di un paio d’anni se la Roma vendesse De Rossi (e magari, insieme a lui, un paio di altri giocatori dal contratto pesante) e contemporaneamente centrasse la qualificazione all’Europa che conta. Un auspicio economicamente sano, ma sportivamente folle.

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