Juve, 1-1 con lo Shakthar: il calcio italiano non fa più paura
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Juve, 1-1 con lo Shakthar: il calcio italiano non fa più paura

A Torino gli ucraini mettono in difficoltà i bianconeri, simbolo della crisi del nostro calcio

Avevamo lasciato la Juventus ricoperta di elgoi dopo la facilità con cui si era sbarazzata della Roma di Zeman. La ritroviamo oggi fragile e debole come non mai. Perché lo Shakthar Donetsk di Mircea Lucescu va detto per onestà meritava la vittoria. Insomma, la Serie A è una cosa, l'Europa un altro mondo.

La squadra di Conte in campionato ha sofferto solo a Firenze, per il resto ovunque sia passata non ha lasciato speranze agli avversari, dimostrando una superiorità schiacciante che faceva ben sperare in un percorso da protagonista anche in Champions. Il pareggio con rimonta con il Chelsea e soprattutto , quello stiracchiato di ieri raccontano però un'altra verità. Che è piuttosto triste.

Se la Juventus che da due anni sta dominando in lungo ed in largo in Italia viene messa sotto da una squadra ucraina significa che il calcio italiano è ormai di seconda, se non terza fascia nel continente.

Ieri, al di là di un regore con espulsione negata agli ospiti, la Juventus è stata messa sotto proprio nel gioco dagli avversari che soprattutto nell'ultimo quarto d'ora hanno avuto più volte sul piede il pallone della meritata vittoria. In questo senso la traversa colpita da William al 93' è il segno che, alla fine, a Conte ed ai suoi è andata anche bene. Certo, il cammino nel girone non è compromesso, ma servirà andare a vincere nella fredda Ucraina a dicembre. Cosa per niente semplice.

A dispetto del nome meno blasonato del Chelsea lo Shakhtar Donetsk dimostra di essere una grande formazione, messa ottimamente in campo e capace di pungere grazie all'alto tasso tecnico dei suoi brasiliani. Lo Shakhtar è venuto a Torino per imporre il suo gioco e nei primi venti minuti i giocatori bianconeri hanno dimostrato di essere in difficoltà subendo troppo l'iniziativa ospite. Negli ultimi anni la Champions League ha livellato la caratura di molte squadre, soprattutto dell'est (l'esempio lampante è il Bate Borisov capace di battere 3-1 il Bayern Monaco), e la prova è la formazione di Mircea Lucescu, un 4-2-3-1 che attacca come in Italia non fa ormai più nessuno.

I 29 mila paganti non hanno avvolto la squadra con la solita spinta, un fattore che si è andato a unire alla contestazione delle frange più calde dei tifosi. Striscioni al contrario per protestare contro la direttiva del club di eliminare i bandieroni, colpevoli di impedire la visuale ad altri spettatori. Visuale che nella gara con lo Shakhtar non è stata irresistibile. 52% di possesso palla ucraino, superiorità nei passaggi riusciti e nei contrasti vinti per un pareggio che è sicuramente un punto guadagnato.

Con la contemporanea vittoria del Chelsea in Danimarca contro il Nordsjaelland la classifica del gruppo E vede ora ucraini e inglesi a 4 punti precedere la Juventus a 2. Un percorso difficile per i bianconeri che nel prossimo turno si giocheranno molto sul non facile campo dei danesi, novità assoluta per la competizione ma capaci di giocare a testa alta contro il Chelsea per gran parte dell'incontro crollando solo negli ultimi dieci minuti per il 4-0 finale. La Juventus deve affrettarsi ad entrare nell'ottica Champions League: da qui al 20 novembre si giocherà la qualificazione e il futuro della stagione europea. Dopo la trasferta in Danimarca il Nordsjaelland verrà a Torino, partita che precederà la sfida al Chelesa del 20 novembre.

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Matteo Politanò