Calcioscommesse: arresti in tutta Europa
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Calcioscommesse: arresti in tutta Europa

Centinaia le gare truccate, i giocatori corrotti, le migliaia di euro che giravano negli spogliatoi - Il nostro speciale -

Ancora la Finalnadia. Ancora l’Ungheria. Ancora una (nuova?) banda di intermediari slavi intenti a girare l’Europa per corrompere, blandire, comprare e, quando necessario, intimidire calciatori e dirigenti di squadre grandi e piccole. Ancora bonifici che si muovono rapidi fra l’Europa centrale, l’Asia e i Paesi dell’ex Jugoslavia.

Anche se nel pentolone dell’ennesimo scandalo calcioscommesse scoperchiato oggi dall’Interpol pare esserci un solo incontro del campionato italiano – un incontro di serie A, peraltro – i punti di contatto tra il nostro pallone malato e l’operazione che questa mattina ha portato allo smantellamento di una rete  criminale che ha truccato 380 partite tra il 2008 e il 2011.

Nell'elenco sarebbero comprese gare di qualificazione a Mondiali ed Europei e due incontri di Champions League (di cui uno in Gran Bretagna), con il coinvolgimento di 425 tra arbitri, calciatori e dirigenti. L'indagine, condotta in coordinamento con le polizie di cinque Stati (Germania, Finlandia, Ungheria, Slovena, Austria) riguarda anche match giocati in Africa, Asia, America Centrale e America Latina. La rete criminale operava dall'Asia, dove coordinava le operazioni ed era connessa attraverso varie cellule in tutta Europa, con match truccati in 15 Paesi.

Dal’Europol, insomma, arriva la conferma di quanto anticipato da Panorama nello scorso agosto: la gang mondiale del match-fixing, della quale numerose inchieste giudiziarie e sportive hanno ricostruito organigramma e modalità di azione, non è mai stata disarticolata. Lo prova il fatto che gli accertamenti, iniziati 18 mesi fa, sono successivi all’inizio delle indagini orchestrate dalla procura di Cremona, e che nel mirino sono finiti numerosi incontri disputati fuori Europa, là dove il gruppo aveva progressivamente spostato i suoi interessi dopo i primi arresti.

Altra conferma: il cervello dell’organizzazione, secondo il numero uno di Europol Rob Wainwright, si troverebbe ancora una volta a Singapore. Probabilmente si tratta ancora di Tan Seet Eng, alias Dan Tan. E sicuramente non è un caso se due settimane fa, in occasione di un vertice fra gli uomini della sezione sportiva di Interpol e quelli della polizia italiana, si era tornato a parlare della necessità di arrestarlo.

Non è possibile al momento conoscere con esattezza l’identità delle oltre 50 persone finite fin qui in manette, ma è difficile che tra loro si nasconda il grande capo: Singapore è sempre stata restia a concederne l’estradizione di fronte alla sola ipotesi di reato di frode sportiva. È probabile però che tra gli arrestati, anche se manca una conferma ufficiale, ci sia un altro esponente di spicco dell’organizzazione: viveva in Malesia, dove il business criminale di Tan si è riorganizzato pochi mesi fa su base federativa (non senza qualche frizione tra i membri della prima linea) e continuava a combinare incontri di calcio. La sua imminente estradizione, concessa formalmente per motivi fiscali, secondo quanto ha potuto ricostruire Panorama era infatti stata anticipata prima di Natale dagli uomini dell’Interpol a quelli del nostro Sco, il servizio centrale operativo della Polizia di Stato.

Dall’inchiesta Europol, l’Italia sembra ufficialmente un mercato marginale nonostante le indagini degli ultimi mesi nel nostro Paese, con squalifiche e penalizzazioni già decise e ancora da decidere. Secondo quanto emerge dal lavoro svolto dal filone ungherese dell’indagine Europol, riferisce da L’Aia l’agenzia Agipronews, ci sarebbe solo una partita sospetta nel nostro campionato, un match di serie A a proposito del quale gli inquirenti si sono limitati a specificare che si è disputato «nell’arco di tempo oggetto dell’indagine»: dunque fra i 2 e i 5 anni fa. Elemento che mette tra l’altro a rischio l’ipotesi di poterlo perseguire, a meno che non facesse già parte di un fascicolo penale in lavorazione. Cosa giudicata possibile.

Riserbo assoluto da parte degli investigatori europei anche per quanto riguarda le altre partite sospette: la maggior parte riguardano tornei disputati in Ungheria (11 del campionato magiaro, 2 di Coppa d’Ungheria, 2 amichevoli, 5 di Coppa di Lega, un match di serie B, 4 partite under 19 e una di prima divisione regionale). Ma nel mirino ci sono anche due incontri della fase preliminare di Champions’ League, uno di qualificazione mondiale e uno delle serie minori inglesi. Su questi ultimi due, in particolare, circolano già diverse ipotesi: gli indizi puntano su Liechtenstein-Finlandia del settembre 2009 e Accrington Stanley contro Bury, match di Third division del gennaio 2008.

Dei legami tra l’inchiesta italiana e quelle analoghe condotte in Ungheria e Germania, altro epicentro del nuovo scandalo, avevamo già scritto (Ungheria e Germania ). Ma c’è un altro elemento di novità che potrebbe interessare da vicino i nostri investigatori, ancora alla ricerca della maggior parte del bottino accumulato dagli scommettitori che gravitavano intorno al nostro Paese. Per la prima volta in un’indagine di questo tipo, infatti, le forze di polizia sono riuscite a sequestrare una somma ingente di denaro: 8,9 milioni di euro su un budget stimato di 10,9. Gli altri due milioni, attraverso un percorso tortuoso fra conti cifrati e valigette di contanti, avrebbero costituito le somme necessarie a corrompere calciatori e dirigenti.

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Gianluca Ferraris

Giornalista, ha iniziato a scrivere di calcio e scommesse per lenire la frustrazione accumulata su entrambi i fronti. Non ha più smesso

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