Vuelta: l'ombra del doping sulla vittoria di Horner
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Vuelta: l'ombra del doping sulla vittoria di Horner

Vecchietto terribile o finto campione? Sandro Donati, consulente della Wada, non ha dubbi: "A 42 anni non puoi andare così forte"

Nulla hanno potuto i ripetuti attacchi di Vincenzo Nibali sulla massacrante salita dell'Alto de L'Angliru contro i 42 anni di Chris Horner. A Vuelta conclusa, con l'americano definitivamente in maglia rossa, tanti a scrivere e parlare di "nonnetto terribile" del ciclismo. Terribile, certo, ma in che accezione? La fuga di Horner dall'hotel di Madrid dove pensavano di trovarlo all'indomani della vittoria quelli dell'Aea (l'Agenzia anti-doping spagnola) è infatti solo la ciliegina sulla torta dei sospetti...

Sandro Donati, dal 1977 al 1987 tecnico della nazionale italiana di atletica leggera e oggi consulente della Wada (l'Agenzia mondiale antidoping), è come sempre il più determinato nel dar voce ai tanti dubbi di chi pensa all'ennesima revoca della vittoria a posteriori per doping, come già accaduto per altri al Giro e al Tour: "C'è una corrente di addetti ai lavori in campo sportivo che cerca di accreditare la tesi della possibilità di prolungare il periodo di efficienza fisica e di capacità di risultati grazie a nuove tecniche di allenamento", commenta infatti Donati, "ma la verità è che non c'è stata alcuna evoluzione. Anzi, le metodologie di allenamento si sono paradossalmente involute proprio perché messe in secondo piano dal doping".

Dal suo punto di vista, difficile dunque credere all'atleta, nello specifico Chris Horner, che si scopre campione a 42 anni? 

"Non è tanto il mio punto di vista, quanto quello della scienza: il livello nel sangue del testosterone, l'ormone maschile per eccellenza e quello che condiziona in maniera determinante le performance in termini di forza e potenza muscolare, tende inesorabilmente a scendere dopo i 30 anni. In alcuni soggetti scende lentamente, in altri più velocemente, ma in ogni caso è certo che a 42 anni non si possono avere i livelli di testosterone che si avevano da giovane... Mi spingo anche più in là. Ammettiamo pure che Horner sia un fenomeno assoluto, un atleta dai livelli di testosterone rimasti inalterati nei decenni: perché allora a 25-30 anni non vinceva le grandi corse a tappe e nemmeno le classiche? Il quadro è davvero così semplice che non si può non aprire gli occhi per comprenderlo a dovere".

Non lascia davvero alcun beneficio del dubbio a favore del ciclista americano?

"Non posso proprio, a meno che non vengano esibite documentazioni certificate in cui si dimostra che i livelli di testosterone di questo atleta sono sempre stati tali. In assenza di ciò, tutte le spiegazioni risultano insufficienti, men che meno quelle legate alla preparazione atletica. Il lato più assurdo, anzi, sta proprio nel fatto che il doping finisce poi per accreditare certe metodologie di preparazione, che in realtà non sarebbero così determinanti senza il ricorso a sostanze proibite...".

Ma il ciclismo non uscirà mai più da questi problemi d'immagine? Tanti successi saranno ormai sempre destinati a essere visti con sospetto?

"È indubitabile che all'interno del ciclismo si sia cominciato ad applicare metodiche di indagine più assidue ed efficaci che in altri sport, ma nell'ambiente c'è ancora una tale spinta interna verso il doping da annullare tale sforzo. Lo dico senza tema di smentita per tutte le migliaia di pagine di intercettazioni telefoniche tra direttori sportivi, allenatori e atleti, che conosco per la mia attività di consulente in tantissime indagini giudiziarie. Ci sono ancora troppi protagonisti 'traviati' dal doping, che conoscono troppi sistemi per aggirare i controlli. E poi va anche detto che il ciclismo è sempre stato un mondo con una forte dipendenza culturale da altri sport, in particolare dall'atletica, che è la grande corruttrice. Ecco dunque che il problema di immagine diventa allora generale, di uno sport che è in mano a se stesso per la latitanza della politica e che gioca ormai sempre più spesso con regole truccate".

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Paolo Corio