Parigi-Roubaix, l'impresa di Spartacus Cancellara. Magrini "E' uno dei più grandi"
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Parigi-Roubaix, l'impresa di Spartacus Cancellara. Magrini "E' uno dei più grandi"

Lo svizzero conquista la seconda doppietta Fiandre-Roubaix e cade stremato al traguardo. Mai così male gli italiani dal 1964

Lo chiamano Spartacus come colui che da solo osò sfidare l'Impero Romano. Fabian Cancellara aveva contro tutti i 190 corridori alla partenza di Parigi e in tanti hanno provato ad impedirgli di portare a termine la sua secondo doppietta Fiandre-Roubaix, impresa riuscita in precedenza solo al suo grande rivale Tom Boonen. Ci hanno provato quelli della Omega Stybar e Vandenbergh, entrambi vittime di uno scontro con uno spettatore che li ha messi fuorigioco. Per difendersi dagli attacchi Spartacus ha usato prima i suoi soldati, quelli della Radioshack, e poi è andato all'attacco rimanendo da solo con l'outsider Valmarche che sembrava averne persino più di lui.

Alla fine però davanti a tutti allo sprint nel leggendario Velodromo ci è arrivato ancora una volta lo svizzero, come nel 2006 e nel 2010. Dopo il traguardo si è sdraiato stremato nel prato e ha pensato (lo avrebbe rivelato più tardi) che questa volta non aveva superato solo i suoi avversari ma anche i suoi stessi limiti. Cosa che possono fare solo i grandissimi. Come ci spiega la voce di Eurosport Riccardo Magrini...

Allora Magrini, dopo la seconda doppietta Fiandre-Roubaix possiamo dire che Cancellara è uno dei più forti se non il più forte di tutti i tempi nelle classiche?

"E' tra i più grandi ma "il più forte" non lo posso dire. Sarebbe un'offesa troppo grande nei confronti dei Moser e dei De Vlaeminck (che ha vinto la Parigi-Roubaix quattro volte ndr). Di sicuro però tra i corridori di oggi è il più continuo. D'altra parte forse molti lo vedono solo in TV ma dal vivo fisicamente a paura. E’ una forza della natura. Non per niente lo chiamano Spartacus...".

Come lo desciverebbe se dovesse confrontarlo agli altri grandissimi?

"Direi che Cancellara è uno ti fa godere perché attacca sempre. Nel corso della sua carriera però ha saputo maturare molto a livello di tattico e lo ha dimostrato ieri quando rimasto senza squadra e con quelli della Omega che gli facevano gruppo intorno è stato capace di aspettare il momento giusto per partire".

Dopo il traguardo lo svizzero si è sdraiato sul prato stremato. E' stata una vera e propria impresa la sua?

"Di sicuro lo è stata. Anche perchè la sua gamba non girava come nelle Fiandre e vincere una Roubaix quando non sei al top è davvero una grande impresa. Per il resto la corsa è stata piuttosto piatta. Mi ha stupito molto che la foresta di Arenberg non abbia fatto la selezione degli anni scorsi. In tanti, forse tutti, hanno cercato di dare fastidio a Cancellara ma la caduta di Vandenbergh (caduto dopo l'urto con uno spettatore ndr) e lo svarione di Stybar (stesso tipo di incidente ma senza caduta ndr) lo hanno agevolato. Rimasto da solo con Vanmarche a quel punto ha usato tutta la sua esperienza. Forse senza questi imprevisti avremmo avuto un finale più movimentato...".

E poi mancava un certo Tom Boonen che lo scorso anno mise a segno la stessa doppietta (Fiandre e Parigi Roubaix) di Cancellara...

"Guardando come si sono comportanti compagni di squadra di Boonen, Stugar e Vandeneberh su tutti, di sicuro a livello di squadra avrebbe avuto un supporto maggiore. Probabilmente si sarebbe visto un bel duello ma questo non toglie nulla al valore della vittoria dello svizzero".

Cosa ne pensa della sopresa Valmarche? Oggi secondo, terzultimo lo scorso anno...

"Non possiamo etichettarlo come sorpresa perché per caratteristiche sembra nato per questa corsa. Valmarche ha dimostrato sopratutto di avere l'atteggiamento giusto: non è stato passivo e non ha fatto ostracismo. Si è messo al pari con cancellara e ha lottato fino in fondo. E’ giovane ma è un ragazzo che rivedremo in futuro".

Cosa serve per vincere questo tipo di corse?

"Le classiche sono corse particolari. Chi va forte di solito è uno che va bene a cronometro e che si porta dietro una certa mole di muscoli. Tanto per intenderci, chi pesa 50 chili sul pavé più che pedalare ci rimbalza. Forse l'unica eccezione è Hinault ma stiamo parlando di un super fuoriclasse...".

Male gli italiani, nel loro peggior inizio dal 1964. Cosa succede all'Italia delle due ruote?

"E' inutile girarci intorno: putroppo in questo momento non abbiamo corridori per questo tipo di corse. In generale noi italiani siamo sempre stati più portati, con la sola eccezione di Moser padre, per le classiche delle Ardenne (Amstel Gold Race, Freccia Vallone, Liegi-Baston-Liegi ndr). Se devo fare una valutazione oggettiva a oggi i risultati degli azzurri dicono che Pozzato ha fallito completamente e se dobbiamo contare su Paolini, ottimo 21esimo nonostante due forature, che ha 36 anni vuol dire che c'è qualcosa che non va..".

Chi l’ha delusa?

"Mi aspettavo qualcosina in più da Daniel Oss che con il talento che possiede in queste corse dovrebbe farsi vedere di più. Guarnieri ha provato a buttarsi in una fuga ma poi è rimasto tagliato fuori. Ci sono Moser e Ulissi per i quali però dobbiamo aspettare un altro genere di corse... Sono tutti ragazzi ancora molto giovani e bisogna lasciarli il tempo di crescere. In questo momento però devo ammettere che faccio il tifo anche per un altro giovane slovacco che visto dove si allena e la squadra per cui corre (la Cannondale Pro Cycling ndr) considero uno dei nostri. D'altronde noi italiani nella fornitura dei materiali e dei percorsi siamo fenomenali. Certo che se si fosse chiamato "Pietro Sagani" sarebbe stato meglio! (ride ndr)".

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Teobaldo Semoli