Miley, sweet Miley
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Miley, sweet Miley

Ne ha fatta un'altra delle sue. Anzi due... E noi la amiamo sempre di più

Miley, oh Miley, dolce Miley. Ne ha fatta un’altra delle sue. Durante un’esibizione (indosso una maglietta che ritrae se stessa con la lingua di fuori) una fan le lancia il suo tanga sul palco. E Miley lo prende in mano senza esitare, lo annusa ispirata, e se lo mette in bocca.

Sublime. Semplicemente sublime.

Se non fosse lei, a fare tutte queste porcate sul palco, e a rilanciare costantemente il livello delle provocazioni, scriverei un pezzo indignato. Che posso farci, di norma sono un bacchettone. E se Miley fosse mia figlia, sfidando i tempi cupi in cui, come un genitore dice “bah” rischia di finire sulla graticola mediatica, accusato di assurde violenze da una società che pensa che educare i figli sia fargli fare quello che vogliono, se fossi suo padre, dicevo, un bel paio di ceffoni non glieli leverebbe nessuno.

Ma, per fortuna, sia mia che sua, Miley non è mia figlia. E quindi, se si infila in bocca, dopo averlo annusato, il tanga di una fan, o se finge una fellatio a un sosia di Bill Clinton, invece di farmi rabbrividire, mi fa solamente pensare “è un genio”.

Così è iniziato il suo Bangerz Tour, a Vancouver, in Canada, lo scorso San Valentino: cavalcando un enorme hot dog, strusciandosi su pupazzi di peluche e improvvisandosi Monica Lewinsky.

E così continua di conseguenza, flirtando con un tanga, regalando un’immagine che è come una scheggia piantata in profondità nel cervello di ogni maschio eterosessuale che si rispetti.

E più la gente si indigna, e non sa che fare, “perché parlarne tocca parlarne, mica si può ignorare, eppure, ma è possibile, che una così, che invece di puntare sul talento vocale punta tutto sulla provocazione, deve avere un tale successo?” più io mi innamoro perdutamente.

Sì, miei cari, fatevene una ragione. Perché l’abbagasciamento generale, che riguarda tutto lo showbiz, in ogni Paese, ad ogni livello, è quasi sempre triste e degradante. Ma quando è portato a simili eccessi diventa spettacolare.

Basta guardarla nel video di Wrecking Ball. Quando lecca un martello per la regia di Terry Richardson e cavalca nuda un’enorme palla demolitrice, Miley, inconsapevolmente, sta dicendo di più del nostro tempo che uno stuolo di inebetiti sociologi con malinconie nichiliste e la patente di opinion leader cucita direttamente sulla pelle.

Miley è il sogno erotico del nuovo millennio che fonde manga giapponesi e conigliette di playboy. È il cattivo gusto che diventa paradigma, è l’esaltazione e assieme la critica del sistema. Miley s’immola per noi e lo fa nel modo migliore in cui potrebbe farlo un moderno Messia: vincendo. Miley è Las Vegas, dove il banco vince sempre. Solo un pazzo può dire che Las Vegas è pacchiana. Rimini è pacchiana. Non Las Vegas. Las Vegas è oltre. Tiene insieme la torre Eiffel, le rovine romane, una nave pirata, la statua della libertà, un circo, un ottovolante, Celin Dion, etc., etc.

Miley è lì, sfrontata, eccessiva, vincente. Chi le cura la comunicazione è un genio. E se avessi abbastanza soldi per farlo lo assumerei per qualsiasi cifra. Si brucerà in fretta? Non potrà andare avanti così per molto?
Scusate, ma chissene.

In pochi mesi è diventata la nuova erede naturale di Madonna. Prima di lei, solo Britney, prima deliziosamente Disney, poi collegiale hot, infine in versione psycho rasata a zero, oggi ancora regina del pop.

Quando Miley scomparirà (e io spero lo faccia con uno schianto grottesco e memorabile) noi la piangeremo. E la ricorderemo per sempre. E non avrà nessuna importanza l’irrilevanza della sua musica. Quel che conterà, è che in un tempo bruciante, si sarà fatta icona, pronta a essere assunta nel cielo di illusioni e sogni che ci sovrasta, e che spetta a questo tempo caracollante e magnifico che è il nostro millennio, apertosi con lo schianto delle due torri.

Miley, che arriverà a Milano l’8 giugno 2014 (e io ci sarò, per Dio) ci invita a levare i calici a questo millennio sovraccarico di contraddizioni. Incerto, terribile e allo stesso tempo bellissimo. Brindiamo a lei, e a uno scintillante futuro.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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